La violenza dilagante in Messico
Non si arresta la violenza che sta sconvolgendo il Messico. Alla fine di luglio scorso, l’INEGI (Istituto Nazionale di Statistica e Geografia) aveva resi pubblici i dati degli omicidi commessi nel 2017 in tutto il Paese: 31.174, il valore più alto degli ultimi dieci anni.
Una violenza che non fa sconti a nessuno. A cominciare dai poliziotti: 186 quelli assassinati nei primi sei mesi del 2018; 561 quelli eliminati nel 2017 (dati della Commissione Nazionale di Sicurezza). Per non parlare di quei giornalisti che con la “schiena dritta” cercano di fare informazione corretta, senza guardare in faccia nessuno e senza lasciarsi intimidire. Come è successo nelle ultime ore al giornalista Mario Gomez dell’Heraldo di Chiapas assassinato in strada da due uomini in sella ad una motocicletta. È il tredicesimo giornalista ucciso dall’inizio dell’anno.
Nelle statistiche sugli omicidi non vengono conteggiate le centinaia di persone “scomparse”, in molti casi neanche è stata fatta la denuncia. Così non ci si stupisce se si incontrano mille difficoltà nella identificazione dei resti di cadaveri, 174, localizzati, ai primi di settembre scorso, in alcune fosse clandestine nel municipio di Alvarado (Veracruz). Un mese che era iniziato con l’omicidio, da parte di un commando, del vice comandante della polizia di Guadalajara e dei suoi tre agenti di scorta. Alcuni giorni dopo, il 16 settembre, alla periferia di Irapuato, all’interno di un fuoristrada, vengono trovati i cadaveri di due uomini e di una donna assassinati a colpi di arma da fuoco. Sul sedile posteriore dell’auto, sotto una coperta, viene trovato, vivo, un bambino di pochi mesi. Tra il 20 e il 21 settembre, in tutto lo Stato di Guanajuato, si contano 21 persone assassinate, otto delle quali, messe in fila indiana e uccise nella pubblica via dopo un sommario interrogatorio da parte di alcuni uomini travisati.
Una violenza, quasi sempre collegata a scontri tra bande e gruppi della criminalità organizzata che lottano per il controllo del narcotraffico ma anche per altre attività criminali. Così, ai primi di agosto, in una casa alla periferia di Ciudad Juarez, erano stati recuperati i cadaveri di undici uomini assassinati per una vendetta collegata all’omicidio di un capo banda locale avvenuto alcune ore prima nella capitale dello Stato. Anche agosto è stato un mese terrificante per il Messico. Il 4 agosto, in una fossa alla periferia di Guadalajara, vengono rinvenuti i cadaveri di dieci persone tra cui una donna. Due giorni dopo la cronaca annota 18 omicidi, tra cui quello di un bambino di sette anni, nei municipi di Tijuana, Tecate e Ensenada (Stato della Bassa California).
In una fattoria, nel territorio del municipio di Tlajomulco, interrati in una fossa, spuntano i cadaveri di sette persone tra cui una donna. Nella stessa zona, il 19 luglio, erano stati recuperati i cadaveri di altri cinque uomini. Nella giornata dell’11 agosto, in alcun municipi di Sonora ed Oaxaca, si contano otto omicidi, tre sequestri di persona, cinque feriti in sparatorie tra malviventi e tre cadaveri bruciati. Il giorno dopo, a Leon, in una imboscata, viene assassinato il comandante della polizia municipale mentre a San Juan Lalana, la polizia recupera i cadaveri smembrati di tre uomini con evidenti segni di torture subite. Il 13 agosto, a Ciudad Juarez, in due conflitti a fuoco tra membri del cartello di Juarez e di Sinaloa, si contano sei morti. A ferragosto, a San Julian (Jalisco), un commando attacca un contingente di militari in servizio di pattugliamento con il bilancio di due malviventi uccisi ed un soldato ferito. Il giorno dopo viene ucciso a pistolettate l’ex sindaco di Zapotilan. È la quindicesima vittima della giornata che si annota in alcuni municipi dello Stato di Guerrero. Altri episodi di violenza si rilevano nella parte finale del mese a Oaxaca de Juarez il 21 agosto (sei omicidi nel giro di poche ore), in alcuni municipi della capitale messicana (otto uomini uccisi in strada) a Tlaquepaque (i corpi smembrati di quattro uomini contenuti in alcuni borsoni di plastica).
Una escalation di violenza che, continuando con questo ritmo, porterà, a fine anno, a superare il triste record di morti ammazzati del 2017. Ma la cosa, alla fine, non sembra interessare granché.
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