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“La difesa avanzata”, in mare, contro i trafficanti di stupefacenti

Piero Innocenti il . Droga

sequestro droga portiNella illusione che una maggiore e diffusa informazione sulle nefandezze del narcotraffico italiano e internazionale possa contribuire a far crescere gli “anticorpi sociali” per arginare una fenomeno criminale che appare inarrestabile, proviamo a dare uno sguardo su quanto sta bollendo in pentola sulla repressione. Una cosa è certa: l’azione di contrasto al narcotraffico deve comportare, se si vogliono conseguire davvero risultati soddisfacenti, un più accentuato controllo alle frontiere nazionali dove transitano gran parte dei carichi di stupefacenti.

“I dati riguardanti le partite di droga intercettate nelle aree di frontiera nazionali, circa il 30% del volume complessivo, continuano ad evidenziare una tendenza consolidata: la maggior parte (circa il 95%) dello stupefacente sequestrato in tale ambito, viene intercettato negli specchi d’acqua prospicienti alle coste, in acque internazionali o all’interno del mare territoriale, e lungo la frontiera marittima”. È la Direzione Centrale per i Servizi Antidroga (DCSA) a ricordarlo nella ultima relazione annuale riferita al 2017 e divulgata ai primi di luglio scorso.

Queste osservazioni “tecniche” dovrebbero indurre ad una seria riflessione i vertici politici e istituzionali ai quali spetta il compito di tracciare le linee strategiche per contrastare adeguatamente i trafficanti di stupefacenti. Sempre che lo si voglia realmente e non ci si senta particolarmente “attratti” da quella visione profondamente immorale che vede il Pil dei paesi UE incrementato anche con i profitti (stimati) del narcotraffico, della prostituzione e del contrabbando di sigarette. Aspetto, questo, sul quale la stessa Commissione parlamentare Antimafia, nella passata legislatura, nella relazione conclusiva presentata al Parlamento  (febbraio 2018), aveva già espresso valutazioni molto critiche.

Lo stesso direttore della DCSA, nella sua prefazione alla citata relazione ricorda l’esigenza di una  “aggressione” dei vettori che trasportano droghe “in una fase antecedente all’ingresso dei carichi nel territorio degli Stati” quando ormai, a causa “della parcellizzazione delle piazze di spaccio” diventa tutto più difficile e complicato per le forze di polizia. È quella che viene indicata come “una sorta di difesa avanzata degli ambiti nazionali e dell’intera Unione Europea” per raggiungere la quale sono necessari “strumenti operativi e giuridici che consentano di intensificare la cooperazione internazionale di polizia, coinvolgendo i Paesi produttori e di transito, in particolare quelli che si affacciano sul Mediterraneo, e gli altri partner europei interessati dalle rotte di importazione”.

Certo non è affatto semplice, oggi, proceder ai controlli antidroga, in particolare in alcuni porti dove arrivano centinaia di navi che trasportano migliaia di container in regime doganale. E anche su questo punto non può non essere sottolineata l’interessante iniziativa della DCSA che ha “suscitato iniziali consensi” anche se ” ci vorrà del tempo per capire  se potrà superare resistenze e difficoltà operative”. Si tratta, in sintesi, di apporre un sigillo elettronico ai container utilizzati per il trasporto di merci lecite, in sostituzione di quelli utilizzati correntemente e che vengono agevolmente manomessi (sistema cosiddetto rip-on rip-off) sostituendo i sigilli doganali, per caricare lo stupefacente nei porti di transito. Il congegno elettronico  sarebbe in grado di segnalare, via web, eventuali effrazioni ai sigilli per consentire tempestivi controlli.

Continuano, nel frattempo, le attività antidroga delle nostre forze di polizia che si estendono, con le unità navali della Guardia di Finanza, anche in acque internazionali dove, solo nel mese di giugno scorso, son stati intercettati ben 10.336kg di hashish e 2.611,650kg di marijuana diretti verso le nostre coste a bordo di gommoni. I porti, naturalmente, continuano ad essere approdi privilegiati. Così, in quello di Palermo, nel 2018, a maggio, sono state già sequestrate 1,5ton di hashish, a Brindisi oltre 1,3ton di marijuana, a Lecce quasi 2ton di marijuana, a Genova 295kg di cocaina, a Livorno 438kg di cocaina.

E siamo soltanto a metà anno.

Lo spaccio di stupefacenti ferragostano

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