La cannabis? Sin dai tempi di Hammurabi
Forse tra qualche decennio, o probabilmente molto più in avanti nel tempo, resteranno sbalorditi coloro che leggendo sulle droghe apprenderanno del lungo periodo di proibizionismo che contraddistinse la storia dell’uomo tra il XX e il XXI secolo.
Lo saranno sicuramente per quanto riguarda l’uso della cannabis. Un uso che lo ritroviamo, insieme a quello dell’alloro, della mirra, del mirto, della belladonna, del papavero, già ai tempi dei Babilonesi, con il re Hammurabi che aveva imposto un Codice di regole tra cui alcune relative alla medicina e alla chirurgia, indicando rimedi a base di sostanze vegetali da utilizzare come decotti, infusi, fumigazioni (oggi diremmo come aerosol). L’uso ella canapa risalirebbe addirittura al 3000 a.C., mentre in un trattato di medicina cinese del primo secolo d.C. si affermava che “la canapa adoperata in eccesso fa vedere mostri, ma se la si usa a lungo può far comunicare con gli spiriti e alleggerire il corpo”. In India, poi, anticamente i sacerdoti presentavano la pianta come divina, proveniente nientemeno che dalla trasformazione di un pelo di Visnù e, quindi, fonte di vita, di gioia, di felicità.
La ricerca di questi stati di benessere e di effetti euforizzanti, non è solo prerogativa dell’Homo Sapiens. Anche gli animali ricercano sostanze inebrianti come ci ricorda Henri Marangon nel suo interessante libro “Le stagioni degli dei” (Ed. Raffaello Cortina, 2001), citando gli elefanti barcollanti nella foresta tropicale dopo aver ingerito frutta fermentata per ottenere un po’ di sollievo dallo stress cui sono sottoposti per i pericoli che li minacciano continuamente.
Ma, tornando al mondo di oggi, la realtà è ben diversa dai tempi antichi e nella guerra (persa) alla droga, iniziata oltre mezzo secolo fa: la marijuana è infatti tra le sostanze proibite quella più richiesta in Italia e in molti altri paesi del mondo. Lo si deduce, in maniera netta, anche dalle grandi quantità sequestrate ogni anno in Italia dalle forze di polizia (nel 2017, oltre 90tonnellate sul totale di poco più di 114 ton di stupefacenti). Lo confermano i sequestri di oltre 12ton di “maria” (sul totale nazionale di oltre 33ton complessive di stupefacenti) già fatti nei primi sei mesi del 2018 (dati, provvisori, elaborati l’11 luglio scorso dalla DCSA) di cui oltre 3ton solo nel mese di giugno.
Marijuana che continua ad arrivare dall’Albania se si pensa alle 2,6 ton sequestrate lo scorso mese nelle acque internazionali che ci separano da quel paese. È in questo tratto di mare che anche nel 2017 vennero bloccati 8.857,72kg di marijuana (il 31,4% del totale nazionale) oltre ai 3.302kg sequestrati nel porto e nelle acque antistanti Bari, ai 4.139kg di Foggia, ai 231kg di Otranto, ai 3.483kg nelle acque di Brindisi, ai 5.397kg di Lecce, per finire ai modesti quantitativi, 21kg, di San Benedetto sul Tronto (AP), di Ortona (CH) con 25kg, di Potenza Picena e Porto Recanati (MC)con 126kg. Questi ultimi approdi, oltretutto, sono stati tentativi per creare nuovi punti di sbarco sulle coste adriatiche. I trafficanti albanesi, in questo settore, sono particolarmente abili e, naturalmente, quelli che risultano maggiormente denunciati (41 sul totale di 91 persone) in frontiera per traffico, ma con una presenza, non indifferente, 38, anche di cittadini dell’UE tra cui 7 francesi, 6 svizzeri, 6 spagnoli.
Una domanda di marijuana che aumenta sempre di più, collegata anche ad un recente fenomeno di consumo di miscele vegetali composte da infiorescenze essiccate della canapa, a basso contenuto di THC. Un fenomeno particolarmente pericoloso secondo le osservazioni del Consiglio Superiore di Sanità e richiamato nella prefazione della ultima relazione annuale della DCSA sul contrasto al narcotraffico nel 2017 (presentata ai primi di luglio) che auspica un pronunciamento sul punto ” delle Autorità Sanitarie competenti” mentre Autorità giudiziaria e forze di polizia procedono ai controlli per verificare se “tanto il consumo quanto la cessione a terzi possano trovare regolamentazione nella disciplina del Testo Unico in materia di sostanze stupefacenti”. Aumentano, nel frattempo, le coltivazioni di cannabis, concentrate, in prevalenza, nelle regioni del sud Italia (nel 2018, alla data del 16 luglio scorso, già sequestrate quasi 200mila piante) dove, anche negli ultimi giorni , ne sono state scoperte tre, tutte in provincia di Reggio Calabria.
Insomma, tira la marijuana di “casa nostra” sotto la vigilanza della mafia calabrese.
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