UE: la (reale) “invasione” degli stupefacenti e quella (gonfiata) dei migranti
Il ministro dell’Interno (o dell’immigrazione?) Salvini è sempre più preoccupato degli arrivi di migranti (circa 15mila dall’inizio dell’anno, provenienti dalle coste africane) e della “difesa” della frontiera esterna dell’UE (quella sud del nostro paese) e questa sua ansia sta diventando, in relazione ai suoi ripetuti, quotidiani, interventi televisivi, anche quella di molti cittadini.
A poco serve ricordare che le persone soccorse-sbarcate, in questi primi sei mesi del 2018, sono fortemente diminuite (circa il 70%) rispetto allo stesso periodo del 2017 (già in diminuzione rispetto al 2016). Salvini insiste sul fatto che molti stranieri soccorsi in mare non hanno, poi, ottenuto il riconoscimento dello status di rifugiato dalle varie Commissioni territoriali e, quindi, nessuna delle protezioni previste dalla legislazione nazionale e internazionale, mentre molti rientrerebbero nella categoria dei cosiddetti “migranti economici” cioè persone alla ricerca di un lavoro. Vengono ignorati tutti quelli, e non sono pochi, che sono fuggiti dalla fame, dalla povertà, dalle carestie, dai drammatici cambiamenti climatici, dallo sfruttamento nei loro paesi. Così, per tentare di arrestare queste partenze si torna a parlare di blocchi navali, di respingimenti in mare e di hot spot sulle coste libiche, tunisine, forse egiziane, per “filtrare” gli stranieri e dare il lasciapassare solo a quelli che hanno “diritto di asilo”. “Mala suadet fames”, ammoniva più di cento anni fa il beato Scalabrini, vescovo di Piacenza, considerato il padre dei migranti, ricordando già a quei tempi come fosse inutile mettere dei “tappi” ai confini per cercare di arrestare i flussi migratori (che allora riguardavano decine di migliaia di migranti italiani) perché sarebbero stati inevitabili i “rigurgiti” verso altri lidi.
Più comprensibile, tuttavia, e già da un po’ di tempo sollecitata, la revisione del regolamento di Dublino III per fare in modo che non sia soltanto il paese di primo approdo ad affrontare tutti i problemi delle immigrazioni africane, che non termineranno di certo con le misure interdittive annunciate.
Il ministro Salvini, che sta contribuendo in modo determinante alla costruzione della paura tra i cittadini, dovrebbe più preoccuparsi della “invasione” (questa reale) degli stupefacenti, che va avanti da anni in Italia e in tutto il Vecchio Continente, e della criminalità organizzata italiana e straniera, che gestisce tale commercio. In questo senso Salvini farebbe bene a leggere e a studiare la relazione conclusiva della Commissione parlamentare Antimafia del febbraio 2018, presentata ad un Parlamento già sciolto per la fine della legislatura. Visto, poi, il ripetuto richiamo al suo ruolo di genitore, di cittadino italiano e di alto rappresentante istituzionale (è anche vice presidente del Consiglio dei Ministri), Salvini dovrebbe leggere (o farsi fare un “appunto” riepilogativo dal suo staff ministeriale) le ultime due relazioni europee sulla droga dell’Osservatorio europeo sulle droghe e le tossicodipendenze (acronimo in inglese EMCDDA, che ha sede a Lisbona), del 2017 l’una e l’altra resa pubblica il 7 giugno scorso.
Anche se i dati forniti dai singoli Stati si riferiscono al 2015 e al 2016, lo scenario europeo è inquietante. Intanto per le morti indotte dagli stupefacenti che, nei due anni suddetti, sono state complessivamente 14.552 (una media di quasi 20 decessi al giorno), con il Regno Unito in cima alla classifica non invidiabile di 5.470 morti, seguita dalla Germania con 2.459, dalla Spagna con 845, dalla Francia con 585 e dall’Italia con 567. Relativamente agli stupefacenti, i quantitativi sequestrati dalle varie forze di polizia, sono significativi di uno straordinario traffico, di ingentissimi profitti e di una criminalità collegata sempre più invasiva. Così, sempre nel suddetto arco temporale, sono stati intercettati circa 8,8 ton di eroina, 140ton di cocaina (molte sequestrate nei porti del Belgio e dell’Olanda, a bordo di container partiti dai porti sudamericani), quasi 1.000 ton di resina di cannabis, 11,3ton di amfetamine, oltre 9milioni di pasticche di ecstasy (mdma), circa 15milioni di piante di cannabis coltivate tra le mura domestiche o nei campi.
Di questo farebbe bene Salvini ad occuparsi, vista la preponderante presenza delle mafie italiane, soprattutto di quella calabrese,che si continua a registrare in Italia e in UE dove lo stesso Salvini è stato pure parlamentare per diversi anni.
Quelle “ossessioni” sull’immigrazione clandestina e sui “rimpatri”
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