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Anticrimine: la strategia del Capo della Polizia

Piero Innocenti il . SIcurezza

polizia-10-3Tra gli obiettivi della strategia operativa indicata dal Capo della Polizia-Direttore Generale della Pubblica Sicurezza, vi è quello di migliorare l’ambito della polizia di prevenzione e per far ciò il prefetto Gabrielli ha istituito il 19 giugno 2017 anche un apposito ufficio a livello centrale, il Servizio Anticrimine, nel contesto della Direzione Centrale Anticrimine. Il compito prioritario è quello di monitorare (eventualmente stimolare) la complessa attività fatta in periferia dalle Divisioni Anticrimine, articolazioni dirigenziali interne delle varie Questure nel cui ambito operano, tra l’altro, le squadre mobili e le Digos, la cui funzione prioritaria è l’analisi criminale sul territorio provinciale e lo svolgimento delle procedure che portano alla adozione delle misure di prevenzione da parte del questore.

Si tratta di provvedimenti previsti fondamentalmente dalla legge 27 dicembre 1956, n.1423 (“Misure di prevenzione nei confronti delle persone pericolose per la sicurezza e per la pubblica moralità”) e dalla legge 31 maggio 1965, n.375 (“Disposizioni contro la mafia”) riordinati e disciplinati in modo organico con il decreto legislativo n. 159 del 6 settembre 2011 (“Codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, nonché nuove disposizioni in materia di documentazione antimafia”) e successive modifiche (in particolare con la legge 17 ottobre 2017,n.161 e, da ultimo, con la legge 27 dicembre 2017, n.205). Misure di prevenzione personali che il questore può adottare o proporre nei confronti di persone pericolose per la sicurezza pubblica. Tra queste il foglio di via obbligatorio (fvo) alle persone appartenenti a tale categoria di persone e che si trovino fuori dei luoghi di residenza. Un provvedimento motivato che inibisce loro di ritornare nel Comune da dove sono state allontanate senza preventiva autorizzazione e per un periodo non superiore a tre anni. Si tratta, tuttavia, di una semplice contravvenzione sanzionata con l’arresto da uno a sei mesi; una norma sostanzialmente di scarsa efficacia come dimostra l’esperienza.

Ciò nonostante nel corso del 2017 la norma ha trovato applicazione in ben 10.746 casi, mentre nei primi tre mesi del 2018, sulla scorta delle segnalazioni fatte anche dalle altre forze di polizia, i questori hanno emesso ben  2.325 fogli di via. Quello che colpisce maggiormente è il notevole ricorso a tale misura che si è riscontrato in alcune province di ridotte dimensioni territoriali (segno di particolare attenzione e controllo del territorio) rispetto ad alcune città metropolitane e di media grandezza. Così, per esempio,la Questura di Caserta, nel corso del 2017, ha emesso ben 544 fvo ( primato nazionale), seguita da Frosinone (542), Milano (506), Napoli (441) e Salerno (312). A Roma soltanto 167 fvo in un anno e la cosa non può che stupire.

L’altra misura di prevenzione personale adottabile è l’avviso orale, un invito, verbalizzato, con cui il questore sollecita una persona a tenere una condotta conforme alla legge specificando i motivi che giustificano tale provvedimento. Oltre 8mila quelli fatti nel 2017 (poco più di 2.500 gli “avvisi” dei primi tre mesi del corrente anno ) , con Roma che occupa il primo posto con 980 avvisi orali ( pochi, considerando i fenomeni di devianza e di delittuosità che si rilevano nella capitale), seguita da Napoli con 512, Torino con 399,  Palermo con 336,Milano con 331, Bari con 221. Anche a questa misura preventiva realtà provinciali “minori” hanno riservato maggiore attenzione. E’ il caso di Frosinone con 206 persone “avvisate”. Non può non destare stupore Firenze con il modesto dato di 15 avvisi in un anno.

L’avviso orale è “preparatorio” alla proposta di un’altra misura, la sorveglianza speciale della pubblica sicurezza, decisamente più limitativa delle altre due menzionate, che viene fatta dal questore al presidente del Tribunale del capoluogo se la persona, nonostante l’avviso orale, non ha cambiato condotta e continua così ad essere considerata pericolosa per la sicurezza. La durata della sorveglianza – che comporta tra l’altro limitazioni della libertà di movimento della persona, in generale deve trovarsi nella propria abitazione nelle ore serali-notturne dove può essere controllato da personale delle forze di polizia – non può essere inferiore a un anno né superiore a cinque anni. Nel corso dei primi tre mesi de 2018 sono state avanzate 230 proposte (furono oltre 900 nel 2017) di cui 34 a Roma, 28 a Bari, 26 a Foggia, 13 a Verona, 12 a Milano.

Di rilievo anche l’ambito delle misure di prevenzione patrimoniali, finalizzate al sequestro di beni che si ritiene siano frutto di attività illecite, proposte dai questori che hanno portato nel 2017 al sequestro di beni per oltre 44milioni di euro. Un’azione di prevenzione che si preannuncia ancora più incisiva rispetto al passato grazie anche ad una maggiore sensibilizzazione esercitata dal Dipartimento della Pubblica Sicurezza con il Servizio Centrale Anticrimine.

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