Ucraina, finto delitto, falso reporter
Riappare il reporter russo ucciso per finta. La storia del giornalista ‘risorto’. L’«anti-putiniano» Arkady Babcenko ha inscenato tutto con i servizi segreti ucraini. Il governo di Kiev aveva accusato Mosca. Laconico il Cremlino: «Stanno delirando».
Il ‘dissidente’ di comodo ucciso per finta trama patacca per servizi segreti da ridere
Ucraina, Kiev, finto delitto, finto reporter, trama giallistico spionistica che non appare scritta dal genio di Fleming con 007.
Martedì sera. Il giornalista russo dissidente Arkadij Babčenko rifugiato nella ospitale capitale ucraina rientra a casa dal supermercato. Ad attenderlo un killer che lo uccide all’ingresso dell’appartamento. La moglie, in bagno, lo soccorre, ma Babčenko muore pochi attimi dopo.
Ieri ore 16, mentre il nuovo caso Skripal, spionaggio killer di mano russa, ma prima che da qualche cancelleria arrivi qualche solidarietà azzardata, arriva il dietrofront: Arkadij Babčenko è vivo e vegeto. Ed è lui stesso ad annunciarlo in conferenza stampa a Kiev.
Il ministero degli interni ucraino, dopo aver accusato i servizi segreti russi dell’omicidio convoca una conferenza stampa per sostenere che si era trattato solo di una operazione di intelligence. Poco più uno scherzo, ironizza Yurii Colombo su Il Manifesto (lui e noi pronti ad una accusa di ‘fakeNews’ da parte dei tifosi di chi aveva montato la comica mal riuscita).
Služba Bezpeky Ukrayiny – Servizio di Sicurezza dell’Ucraina. «Abbiamo impedito l’omicidio di Babčenko da parte dei servizi segreti russi conducendo un’operazione speciale», ha sostenuto Vasily Gritsak, il capo dei servizi segreti ucraini davanti ai giornalisti.
Valutazioni Usa, oltre ogni sospetto
Versione americana dalla prestigiosa Vanity Fair. «Se qualche sceneggiatore ci avesse presentato questa scena in un film o in una serie tv di sicuro lo avremmo ricoperto di fischi». Il riassunto di quanto raccontato dal capo dei servizi segreti ucraini, un killer arruolato dai servizi russi per uccidere il dissidente, per 30mila dollari, poi arrestato.
Dubbio filmico di Vanity Fair: «Arkadij Babčenko indossava un giubbotto antiproiettile e delle sacche di sangue finto? Un falso sicario inviato dalla polizia ucraina ha sorpreso il (presunto) killer vero? E con quante persone bisogna mettersi d’accordo, infermieri dell’ambulanza a parte, per fingere la tua morte e sperare che la verità non venga a galla per il tempo necessario a catturare chi progettava di ucciderti?».
«Dopotutto anche Sherlock Holmes aveva adottato la strategia di fingere la sua morte per indagare su chi voleva ucciderlo, non importa quanto dolore potesse aver causato alla sua famiglia e agli amici come il Dottor John Watson», ha scritto come se fosse la cosa più normale del mondo il viceministro degli Interni ucraino Anton Geraschenko in un post su Facebook.
Agente provocatore addestrato
«Siamo lieti di scoprire che Babčenko sia vivo – ha detto la combattiva portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova – ma è evidente che l’Ucraina ha organizzato questa messinscena per motivi propagandistici». Sputtanamento suicida senza necessità di infierire. A farsi male ci pensa lo stesso Babčenko per primo.
«Questa operazione è stata preparata per due mesi, mi è stato dato un mese di corso di formazione, e questo mese ho visto come lavoravano i ragazzi dei servizi… Il risultato è stata questa operazione speciale» ha dichiarato l’agente provocatore. E per rendere la fiction ancora più appassionante ha perfino affermato che «per quello che ne so il mio omicidio era stato programmato durante Real Madrid-Liverpool», la finale di Champions League, tenutasi proprio a Kiev scorso sabato.
Il mondo che ha abboccato
Il ministero degli interni ucraino, aveva anche fatto circolare un identikit del presunto assassino, ammettendo sia mai esistito. Poi l’accusa diretta contro il Cremlino: «Per metodo e stile è evidente che si tratta di una azione del Fsb russo» affermava il governo di Kiev. Abbocca per prima la Commissione Europea che si dichiara «sconcertata per l’omicidio di un coraggioso giornalista». Certo a Bruxelles la biografia di Arkadij non l’avevano letta con attenzione, ma di questo parleremo dopo.
Amnesty International chiede che «venga assicurato alla giustizia l’autore del crimine».
Reporters sans frontières invita l’Ucraina e la Russia a collaborare all’inchiesta sull’omicidio del giornalista russo dissidente.
Davanti all’ambasciata russa a Kiev fiori, lacrime e qualche manifesto di protesta.
Da contractor a giornalista, la strana carriera di Arkadij Babčenko
La biografia del protagonista non letta a Bruxelles.
Nato a Mosca 41 anni, Babčenko nel 1999 partecipa alla seconda guerra cecena come «contractor». Dal 2000 inizia l’attività di giornalista seguendo in particolare il conflitto in Ossezia. In questo periodo scrive per «Moskovsky Konsomolez» quotidiano moscovita vicino alle posizioni governative, per riviste militari specializzate ed è inviato dei canali televisivi Ntv e Tv6.
Nel 2011 partecipa ai movimenti anti-brogli seguiti alle elezioni presidenziali del 2011, inizia a scrivere per «Novaya Gazeta» distinguendosi per una violenta polemica contro Putin. Si schiera a fianco dell’Ucraina nel conflitto del Donbass. Successivamente lavora principalmente come scrittore e blogger, assumendo posizioni sempre più radicali e bizzarre.
Quando nel dicembre 2016, a causa di una catastrofe aerea trova la morte l’intero coro dell’Ensemble Alexandrov, l’ex Coro dell’Armata Rossa, scrive su Facebook: «Non ho né compassione né pietà. Non esprimo condoglianze alle famiglie e ai loro amici…Ho un solo sentimento verso costoro: l’indifferenza».
Provocazioni pesanti non solo contro Putin, ma sostanzialmente anti russe, subisce minacce e decide l’auto esilio. Prima in Repubblica Ceca, poi in Israele e infine a Kiev, ospite apprezzato. Scrive nel 2017: «Se tornerò a Mosca? Certo ho una faccenda da regolare lì. Sarò sul primo carrarmato Abrams a sventolante la bandiera della Nato che sfilerà per la Via Tverskaya».
Bel personaggio vero?
Trackback dal tuo sito.