La storia di Claudia
Come sempre si tratta di storie minori. Minori e sconosciute. Ma non per questo meno gravi.
Claudia Patricia Gómez Gonzales, aveva 20 anni e voleva studiare legge. Ma la famiglia del piccolo villaggio di San Juan Ostuncalco, in Guatemala, non ne poteva sostenere la spesa e così a Claudia non è restata altra alternativa che tentare il terno al lotto dell’emigrazione clandestina veso gli USA, dove poter trovare lavoro e mantenersi all’università. Sta di fatto che, qualche giorno fa, le temibili guardie di confine del Customs and border protection (Cbp) l’hanno intercettata a Rio Bravo (Texas) e hanno aperto il fuoco.
Claudia è stata ritrovata senza vita e con una pallottola nella testa. É finito così il suo sogno, ma nascono per noi tanti interrogativi, non solo sulle politiche disumane dell’attuale presidente statunitense, ma anche sull’umanità in cui crediamo, sul diritto ad avere le stesse condizioni di partenza alla nascita, sul rispetto della vita. E, allora, mi chiedo quanta ipocrisia vi sia nella decisione del presidente, questa volta francese, che adotta politiche di respingimento dei migranti e concede cittadinanza e lavoro a un immigrato “clandestino” del Mali che ha messo a rischio la propria vita per salvare quella di un bambino francese.
Noi continuiamo a credere che il valore della vita non dipende dalla nazionalità indicata sui documenti.
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