Le stragi in Messico alla vigilia delle elezioni
Il Messico si prepara alle elezioni di luglio prossimo in un clima di violenza diffusa inarrestabile collegata, in gran parte, alle organizzazioni che trafficano con gli stupefacenti, in perenne lotta tra di loro per il controllo dei mercati e delle rotte di esportazione. Tutto in un contesto di diffusa corruzione, con forze di polizia spesso coinvolte in fatti gravissimi (ma anche con molti poliziotti uccisi perché ligi al dovere) come è successo, negli ultimi giorni, con l’arresto, di ben 119 poliziotti di San Martin Texmelucam (Puebla) indagati per diversi delitti e messi a disposizione della Fiscalia Generale dello Stato. Senza contare gli altri due agenti di polizia in servizio a Cajete e Alejauca, arrestati per la detenzione di pistole risultate rubate.
Un mese, quello in corso, iniziato, come al solito, con molteplici omicidi. A San Mateo Atenco la polizia recupera alcuni borsoni di plastica abbandonati lungo la strada e contenenti pezzi di cadavere di un uomo. A Chilpancingo, sempre con le stesse modalità, vengono recuperati i cadaveri del direttore operativo della polizia di Chilapa e del suo autista. Sempre il primo maggio, a Celaya, viene assassinato in strada un agente della polizia municipale. Il giorno seguente, il bollettino della polizia di Oaxaca annota gli omicidi di nove persone in diversi municipi.
Aprile era stato ancora drammatico per gli attentati compiuti verso le diverse polizie. Dopo la morte, il 2 aprile, in una sparatoria con malviventi, di un agente ed il ferimento di altri tre, alcuni giorni dopo, il 6, un commando uccide il segretario della sicurezza pubblica di Chilapa mentre viaggiava a bordo di un’auto della polizia municipale. La stessa sorte tocca al comandante della polizia municipale di Salvatierra, assassinato mentre stava rincasando al termine del servizio. Ed ancora, un commando, il 7 aprile, attacca una pattuglia di polizia (tre agenti feriti) in servizio nei pressi di un circolo del golf dove si trova il governatore di Chihuahua mentre tre giorni dopo, a Colima, vengono ammazzati due agenti della polizia federale ed altri due vengono uccisi a Chihuahua.
Ulteriori episodi si registreranno nelle giornate seguenti con la morte, a Chihuahua, il 15 del mese, di tre poliziotti al termine di un violento conflitto a fuoco con un gruppo di malviventi ed il 17 a Zihuatanejo (Guerrero), con altri sei agenti uccisi. Non mancano gli omicidi di sindaci “scomodi” come è capitato con quello di Jilotlan de los Dolores (Jalisco), assassinato il 15 aprile mentre viaggiava a bordo della sua auto e quello di Palaneplanta (Puebla) ucciso con le stesse modalità.
Fatti di violenza che non hanno risparmiato gran parte degli Stati messicani dove, in molti casi, si sono avuti veri attacchi armati anche in locali pubblici come è accaduto nella capitale dove il 20 aprile un commando ha fatto irruzione in un ristorante uccidendo tre persone e ferendone altre cinque tra cui due donne o a Cuernavaca dove il 29 aprile, in una zona particolarmente frequentata dalla gente, un gruppo armato ha fatto fuoco su alcune persone ferendone dodici. Si tratta di un bollettino di guerra che ha annotato negli ultimi dieci anni oltre centomila omicidi (senza contare alcune migliaia di persone “scomparse”) e che, temo, sarà tragico anche nei prossimi mesi.
Il Messico ed il processo di “atomizzazione” dei cartelli del narcotraffico
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