La censura del preside
Le tre scimmiette non vedo, non sento e non parlo, sono sempre in agguato. Agiscono quando meno te lo aspetti e nei luoghi più impensati. Quando, però, il luogo in cui l’omertosa mafiosita’ si manifesta è una scuola dove si ha il dovere di educare, istruire e fomare i giovani, ha dell’incredibile e rappresenta una vergognosa codardia. Ci si aspetterebbe che ciò avvenga in Sicilia, Calabria, Campania, ovvero regioni in cui l’omerta è storicamente più diffusa. Invece no! Il fatto increscioso è accaduto nella produttiva Lombardia e nella civilissima Milano, precisamente a Baranzate.
Come è solito fare, Salvatore Borsellino fratello del Giudice Paolo ucciso il 19 luglio 1992 nella strage di Via d’Amelio insieme agli agenti Emanuela Loi, Claudio Traina, Eddie Walter Cosina, Vincenzo Li Muli ed Agostino Catalano, si reca nelle scuole a portare la sua testimonianza. Parla, ricorda, espone ai giovani quanto è successo con quel dolore mai sopito di chi ha perso un fratello abbandonato dallo Stato e con la delusione di chi, dopo 26 anni, non ha ancora ottenuto verità e giustizia. Risponde alle domande dei ragazzi Salvatore Borsellino, come capita a tutti coloro che si recano nelle scuole a portare una testimonianza o a divulgare la cultura della legalità.
È impossibile non toccare l’argomento dei rapporti tra mafia e politica ed è doveroso affrontarlo soprattutto quando si è in un luogo in cui bisogna formare le nuove generazioni, dove gli stessi ragazzi dimostrano attenzione e una sentita partecipazione agli argomenti trattati. Invece il Preside, non appena un ragazzo ha posto la doverosa domanda, ha interrotto Salvatore Borsellino mentre parlava di Marcello Dell’Utri e Giulio Andreotti. È lo stesso Salvatore Borsellino a riportare l’increscioso episodio scrivendo sulla sua pagina Facebook: “Oggi (12 aprile, ndr), durante un incontro in una Scuola Media di Baranzate, mentre stavo rispondendo alla domanda di un ragazzo che mi aveva chiesto se ci fossero dei politici collusi con la mafia, sono stato bruscamente interrotto dal Preside della stessa scuola con la motivazione che in una scuola non si deve parlare di politica.
Nella mia risposta stavo facendo, per rispondere alla domanda, i nomi di Marcello Dell’Utri e Giulio Andreotti. Il primo sta attualmente scontando una pena detentiva per il reato in concorso esterno in associazione mafiosa. Il secondo, secondo una sentenza della Corte di Appello, poi confermata in Cassazione, “con la sua condotta, non senza personale tornaconto”, avrebbe “consapevolmente e deliberatamente coltivato una stabile relazione con il sodalizio criminale ed arrecato, comunque, allo stesso un contributo rafforzativo manifestando la sua disponibilità a favorire i mafiosi”.
“Per questo reato “commesso fino alla primavera del 1980” i giudici avevano decretato la prescrizione, per il periodo successivo Giulio Andreotti era stato assolto per insufficienza di prove. A questo punto non ho potuto fare altro che interrompere il mio intervento e, dopo avere salutato i ragazzi, lasciare la scuola. Non stavo parlando di politica, ma di sentenze della Magistratura e non lo avevo fatto di mia iniziativa, ma per rispondere ad una domanda di un ragazzo. Ho lasciato l’aula dell’incontro mentre il Preside diceva ai ragazzi che non poteva permettere che nella sua scuola si parlasse in tali termini di persone che avevano dato lustro al nostro Paese. Voglio sperare che si riferisse soltanto al secondo e non ad entrambi i personaggi, ma, visto che ha usato il plurale, non posso esserne del tutto sicuro”.
Bene ha fatto Salvatore Borsellino ad abbandonare l’incontro, a non prestarsi al gioco della mafiosita’ e dell’omertà di un Preside che nega la possibilità ai suoi studenti di conoscere la verità. La mafiosita è un atteggiamento mentale insito in ognuno di noi, si manifesta anche nelle piccole cose: chiedere una raccomandazione, una scorciatoia per ottenere un beneficio.
La mafiosita’ è il silenzio con il quale si nutre la mafia. È vergognoso che ciò avvenga in una scuola pubblica e sia proprio il dirigente scolastico a dare un pessimo esempio ai ragazzi, censurando una risposta doverosa ad una domanda lecita. Cosa avrà pensato il ragazzo che ha rivolto quella domanda? Non si può parlare di politica e mafia! Il Preside ha insegnato l’omerta’ e la censura. Bell’esempio!
Si attende una replica da parte del dirigente scolastico in questione oppure un intervento dei suoi diretti superiori e viceversa passa il messaggio che le tre scimmiette non vedo, non sento e non parla siedono sulla poltrona della dirigenza scolastica della scuola di Baranzate, presso l’ufficio scolastico provinciale e anche in quello della civilissima Regione Lombardia.
Saranno tutti colpiti dal virus della mafiosita’?
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