Un Paese allo sballo con gli stupefacenti
La tentazione di non scrivere più sul traffico-spaccio di stupefacenti e su tutto quanto si ricollega, direttamente o indirettamente, a questo dannatissimo fenomeno criminale, è diventata molto alta in questi ultimi tempi. Da molti anni si sostiene che la guerra contro le droghe sia persa, nonostante l’impegno quotidiano delle forze dell’ordine e le molte battaglie vinte. Il disinteresse generale che si rileva sul punto sembra quasi dar ragione a chi pensa che la legalizzazione potrebbe essere la strada da imboccare per cercare una via d’uscita da una situazione generale sempre più seria.
Anche gli ultimi dieci giorni di marzo sono stati caratterizzati da tantissimi episodi di commercio di stupefacenti praticato sì da esperti del settore, ma anche da insospettabili, giovani e meno giovani, in gran parte delle nostre città. Episodi questi che talvolta hanno richiesto un impegno straordinario di forze di polizia, come è accaduto a Torino con la maxi retata (senza risultati particolarmente significativi) del 20 marzo nei quartieri di San Salvario e Valentino “assediati” dai pusher, in maggioranza stranieri.
Più interessante, invece, il sequestro di circa mezza tonnellata di cocaina bloccata a Marsiglia a bordo della nave Carolina Sta, battente bandiera liberiana, che avrebbe dovuto fare scalo a Genova, dove sembrerebbe che lo stupefacente fosse destinato. Che il porto di Genova sia diventato un punto importante di approdo per la cocaina proveniente dal Sud America è evidenziato anche dai ripetuti sequestri avvenuti nel 2017 e, per ultimo, dai tre quintali rinvenuti a febbraio scorso in una intercapedine della portacontainer Dimitris C, fermata al largo del porto ligure.
In tutti i casi le evidenze investigative conducono a spedizioni organizzate dalla mafia calabrese.
Alle grandi spedizioni di carichi di cocaina si aggiungono i minitrasporti che avvengono utilizzando corrieri, anche in questi casi stranieri, che ingeriscono la sostanza opportunamente confezionata in ovuli. Metodica questa che espone i cosiddetti “ovulatori” a gravi rischi personali, come è successo, sempre il 20 marzo, a san Giuliano (Milano) dove un peruviano di 46 anni è stato ricoverato in gravi condizioni dopo la rottura di uno dei 38 ovuli di cocaina che aveva ingerito e che sono stati estratti con un intervento chirurgico.
Anche in carcere non mancano le sorprese, come hanno accertato i carabinieri di Venezia che, il 22 marzo al termine di indagini avviate nel 2016, hanno scoperto un traffico di droga gestito da due detenuti che controllavano una rete di spacciatori avvalendosi anche della complicità delle mogli.
Accennavamo agli “insospettabili” ed è emblematico il caso del sessantaquattrenne, incensurato, che a Pomezia si era dato alla coltivazione in grande di piante di marijuana (500 quelle sequestrate) nel giardino della casa di campagna.
Prosegue, intanto, l’ignobile vendita ai minori di droghe per ampliare il mercato. Così, a Savona, la polizia ha arrestato un giovane, già sottoposto alla misura della libertà vigilata, dopo che aveva venduto per 20 euro alcuni grammi di hashish ad un sedicenne.
Più redditizia l’attività dello spacciatore, italiano, denunciato dalla squadra mobile di Mantova, il 22 marzo, nella cui abitazione oltre alle attrezzature per confezionare le dosi son stati sequestrati ben 65 mila euro in banconote di piccolo taglio nascoste nella cappa della cucina.
E la cronaca dei dieci giorni finali del terzo mese dell’anno, ha continuato ad annotare altri interventi di poliziotti e carabinieri: il 23 marzo, nel “bosco dello spaccio” tra Milano e Varese, con quattro arresti e sette denunciati; a Bologna con uno spacciatore filippino arrestato con un etto di shaboo; a Taranto dove in un circolo ricreativo del rione Tamburi si poteva tranquillamente comprare hashish. E ancora, nel parco delle Groane (Milano), con altri pusher bloccati. Anche le scuole continuano ad essere luoghi di particolare vigilanza, considerata la diffusione che si è andata rilevando nel coso degli anni. L’ultimo episodio è del 24 marzo, a Latina, con un giovane pusher scoperto in classe, dai cani antidroga, con venti dosi di hashish.
Il bollettino potrebbe continuare ma ci fermiamo qui, aspettando, ancora, che la politica affronti questo problema con la forza necessaria, dando priorità alla prevenzione e alla informazione, da rendere obbligatorie in tutte le scuole.
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