Lo spaccio (fuori controllo) di stupefacenti in Italia
L’intollerabile situazione che si è venuta determinando negli ultimi cinque anni nello spaccio di stupefacenti in molte città italiane, ha toccato la punta massima con i volantini pubblicitari con cui una famiglia di spacciatori di origine marocchina reclamizzava, a Padova, la vantaggiosa vendita di “droghe per tutti”. A prezzi stracciati.
È quanto accertato dai carabinieri che, alcuni giorni fa, hanno arrestato i coniugi e il fratello dell’uomo intenti a vendere cocaina ed hashish a giovani, alcuni dei quali attratti anche da “un eventuale omaggio” corrisposto dai venditori al “cliente” che avesse portato anche un amico.
Questa situazione di spaccio diffusissimo e sostanzialmente incontrollabile, nonostante i continui servizi antidroga svolti dalle forze di polizia, già drammatica per la violenza che la caratterizza, per i gravi danni alla salute umana e per gli ingenti costi sociali che determina, è destinata ad aggravarsi grazie ad una vergognosa produzione legislativa che ha reso sempre più difficile arrestare e tenere in carcere delinquenti e spacciatori. Anche il recentissimo decreto attuativo della riforma dell’ordinamento penitenziario da un Governo alla fine del suo mandato, va in questa direzione suscitando la condivisibile indignazione di molti cittadini che nella recente tornata elettorale hanno espresso con il loro voto sostegno per chi ha promesso maggiore sicurezza.
Se le carceri sono diventate centri di diseducazione, allora si poteva costruirne di altre per assicurare condizioni dignitose ai reclusi, anche per consentire loro di studiare e lavorare. Anche per questa esasperante negligenza ed esagerata “tolleranza” siamo diventati “il paese più appetibile per i criminali”, come ha sottolineato la Commissione parlamentare antimafia nella sua ultima relazione del febbraio scorso. Siamo ormai una sorta di paese europeo “pull factor” per molti predatori e spacciatori ben consapevoli di come i rischi siano davvero minimi se si è arrestati dalla polizia (ed alcune conversazioni tra delinquenti stranieri intercettate nel corso di indagini confermano questa diffusa consapevolezza nell’ambiente delinquenziale).
Mortificato e vanificato il lavoro, pericoloso e costoso, svolto da poliziotti e carabinieri che ancora a metà marzo hanno fatto blitz antidroga (a Perugia) togliendo dalle strade migliaia di dosi di eroina e cocaina, a Dalmine (Bergamo) dove hanno arrestato un giovane che aveva mimetizzato in aperta campagna un centinaio di grammi di cocaina già pronta in dosi, a Torino dove hanno ammanettato (solo per poche ore!) sei persone che nascondevano droghe persino dietro gli sportelli delle centraline dell’Enel. Quante delle 2.090 persone arrestate a febbraio di quest’anno (sul totale di 3.068 denunciate,il valore mensile più alto mai registrato) per i delitti di traffico/spaccio è andato in carcere e vi è rimasto? Credo non più del 10% e, nei casi in cui il giudice ha disposto gli arresti domiciliari, spesso il “detenuto” ha continuato a commerciare con gli stupefacenti.
E analogo discorso si può fare nei riguardi di coloro che destinatari di altre blande misure cautelari (presentazione saltuaria in uffici e comandi di polizia, obbligo di firma ecc..). Così immalinconiscono non poco i dati statistici mensili che la Direzione Centrale per i Servizi Antidroga (DCSA) redige con meticolosità sulle attività di repressione in ambito nazionale. Un grande impegno di uomini e donne delle forze di polizia per fronteggiare un fenomeno criminale i cui proventi vanno paradossalmente ad incrementare, come ho avuto occasione di scrivere in altre occasioni, la nostra ricchezza nazionale: il Pil. Anche su questo punto è stato severo il giudizio della Commissione antimafia. Sono, purtroppo, notevoli gli interessi, criminali e non, che ruotano intorno al grande business del narcotraffico. Che non subisce arresti né temporanee flessioni come attestano i dati della DCSA che, elaborati alla data dell’8 marzo, indicano in 8.416,218 i chilogrammi di stupefacenti già sequestrati nei primi due mesi del 2018. Come sempre hashish e marijuana rappresentano la porzione maggiore con oltre 7,5ton, seguite dalla cocaina con oltre 600kg e dall’eroina con circa 104kg. Molte ancora le persone che si coltivano in casa o in giardino le piante di marijuana (4.023 quelle sequestrare nel bimestre, di cui 2.000 a Torino) mentre a Milano si è registrato il più consistente sequestro (5,311kg) di amfetamine in polvere.
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