La Nuova Sardegna nella bufera per un’inchiesta
Un articolo del codice penale che sanziona il “pubblico ufficiale” sorpreso a rivelare o a utilizzare un segreto d’ufficio. È questa, dopo gli episodi di Torino alla Stampa e di Milano al Sole 24Ore, l’inedita e ultima frontiera abbattuta dalla magistratura per minare alle fondamenta il segreto professionale dei giornalisti e la libertà di stampa. La violazione dell’articolo 326 del codice penale è stata infatti contestata dal procuratore della Repubblica di Tempio, Andrea Garau, alla cronista di giudiziaria della Nuova Sardegna Tiziana Simula. Martedì pomeriggio i carabinieri della compagnia di Olbia hanno perquisito la redazione gallurese del giornale sardo, l’abitazione, l’automobile e gli effetti personali della giornalista che è stata sottoposta anche a perquisizione personale.
È successo dopo la pubblicazione nel giornale sardo dell’ultimo capitolo di una scottante inchiesta sui veleni che da mesi ammorbano il clima nel Tribunale di Tempio. Al centro delle indagini ci sono i presunti reati commessi da magistrati e avvocati nell’ambito di aste giudiziarie. L’inchiesta della Procura di Roma, competente in quanto sede di corte d’appello più vicina al distretto di Cagliari dove rientra anche il tribunale di Tempio Pausania, ha portato all’arresto di un giudice, alla iscrizione nel registro degli indagati di altri magistrati, alcuni dei quali sono stati sospesi dall’incarico.
La cronista Tiziana Simula, che sta seguendo la vicenda per la Nuova Sardegna, ha pubblicato l’esposto dell’ex presidente del Tribunale, Francesco Mazzaroppi, indagato e figura centrale nella inchiesta. In 28 pagine il magistrato attacca l’ex procuratore della Repubblica tempiese, Domenico Fiordalisi, accusandolo di gravi omissioni commesse quando era alla guida della Procura di Tempio.
L’articolo è stato pubblicato il 24 marzo e il 27 i carabinieri hanno notificato alla giornalista un decreto di perquisizione e sequestro firmato dal procuratore facente funzioni. Andrea Garau è arrivato un mese fa a Tempio per un breve periodo di applicazione, essendo già stato assegnato alla Procura di Ferrara dove prenderà l’incarico a giugno. La contestazione della violazione dell’articolo 326, punito con la reclusione fino a due anni, è una novità assoluta nel trincea della difesa del diritto di cronaca e della libertà della informazione. Le giornaliste e i giornalisti italiani, infatti, non sono pubblici ufficiali e neppure incaricati di un pubblico servizio, come invece recita l’articolo del codice penale citato nel provvedimento. A questi soggetti – forze dell’ordine e funzionari dello Stato – è rivolta la norma che il procuratore tempiese ha contestato alla cronista prima di sequestrarle il computer e il telefono, le agende e tutto il materiale di lavoro. Intorno a Tiziana Simula si sono stretti tutti i colleghi della Nuova Sardegna che hanno lanciato una campagna #indagatecitutti.
Fortissima la reazione della Federazione Nazionale della Stampa, dell’Associazione della Stampa sarda, dell’Ordine nazionale e regionale dei Giornalisti, dell’Unione cronisti. Al fianco di Tiziana Simula e dei giornalisti della Nuova Sardegna si sono schierati il segretario generale e il presidente della Fnsi, Raffaele Lorusso e Beppe Giulietti; il presidente nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Verna; il presidente della Associazione della Stampa Sarda, Celestino Tabasso; il presidente dell’Ordine della Sardegna Francesco Birocchi.
L’ultimo grave episodio riaccende la luce sui rischi che i giornalisti, impegnati quotidianamente a esercitare il loro diritto dovere di informare i lettori, incontrano nel cammino accidentato della professione. Una strada costellata di querele temerarie e, come in questo caso, di provvedimenti della magistratura che hanno il sapore amaro della limitazione della libertà professionale da parte di rappresentanti delle istituzioni dello Stato.
Basta attacchi alla libertà di informazione
MULTIMEDIA
Di seguito il video del presidente Verna che legge il testo della lettera (allegata in calce) inviata al presidente Mattarella, al ministro Orlando e alla Procura di Cagliari.
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