Bcc Terra d’Otranto: l’ombra dei clan – 3
Trenta conti correnti, intestati a esponenti di quattro diversi clan della sacra corona unita: Tornese, Cerfeda, Briganti, De Matteis. Le infiltrazioni della ‘ndrangheta in alcune aziende che movimentano denari sui conti della Banca di credito cooperativo di Terra d’Otranto. I controlli incrociati di Ros e Bankitalia e il filone sul riciclaggio della sacra corona porta lontano. In Lombardia e in Calabria.
Fiumi di denaro sporco, passati attraverso gli sportelli della banca, ripuliti sotto gli occhi silenti di una governance che pare bloccata, talvolta dalla vista difettosa.
Colletti bianchi a garanzia – di facciata –, della legalità di ogni operazione, e personaggi della criminalità organizzata dietro le quinte, a fare il resto del lavoro.
Quello che viene fuori è una pioggia anomala di nomi e società, in qualche modo tutti noti, e danaro. Tantissimo danaro.
Da dove è arrivato quel denaro fin nel Salento, è una domanda cui gli inquirenti stanno cercando risposta certa.
Una pericolosa metastasi a danno della salute della società civile in un angolo di Salento in cui si conferma, ancora una volta, la presenza della mafia. Che ha cambiato pelle, allargato e diversificato gli affari, ma resiste. Come confermano le relazioni della DIA.
Il caso Bcc di Terra d’Otranto, al di là degli aspetti legati specificamente al territorio in cui hanno sede le filiali (nel Salento, in provincia di Lecce, da Carmiano a Melendugno passando per Lecce, Monteroni e Borgagne), conferma la vitalità, la forza, la ramificazione e penetrazione dei gangli della Scu, nel mondo politico, finanziario, imprenditoriale.
Cambia sì, ma restano i marchi di fabbrica più consolidati: ricatti, estorsioni, diffusione di un clima di paura che attecchisce dove più è forte il bisogno.
Del denaro si diceva, filone a parte dell’inchiesta della Procura di Lecce sull’affaire Bcc.
Anche qui corposa la documentazione prodotta dai carabinieri del Ros di Lecce e della Compagnia di Campi Salentina, in parallelo all’attività tecnica di Bankitalia e agli accertamenti patrimoniali ed altre attività d’indagine dei finanziari del GiCo di Lecce.
Già parlare di Raggruppamento Operativo Speciale e Gruppo d’Investigazione sulla Criminalità Organizzata, non lascia margini d‘immaginazione e dice molto, anzi tutto sulla vicenda. Seria, complessa, pesante, preoccupante.
La sussistenza di una “ormai certa attività di riciclaggio di ingenti somme di denaro, di provenienza illecita”, documentata dagli investigatori porterà nuovi risvolti, scuotendo altri equilibri parzialmente rasserenati, nei giorni scorsi, dall’avviso di conclusione delle indagini sul primo filone, quello sulle attività poste in essere da più soggetti per acquisire il controllo del cda della Banca di Credito Cooperativo Terra d’Otranto.
Tutti attorno allo stesso tavolo per incrociare dati e ipotesi, e documenti.
Collegio sindacale, direzione generale e figure apicali di Bcc, esercitarono come dovuto l’attività di controllo cui erano preposti per scongiurare quella permeabilità al riciclaggio poi riscontrata in sede d’indagine?
Intanto la richiesta ufficiale di documentazione, all’allora direttore generale di Bcc, Leonardo Mansueto, da parte degli investigatori: carte, files, moduli di verifica e pratica di fido, titoli emessi e transitati, estratti conto, documenti sui titolari di posizioni segnalate come a rischio e di eventuali persone autorizzate e delegate ad operare, verifica di segnalazioni eventuali all’Unità d’Informazione Finanziaria. Da gennaio 2013 a fine maggio 2014 (mese delle elezioni del cda contestate e oggetto d’indagine, ndr), oltre a verbali assembleari, verbali dei cda, compensi dei componenti del cda.
Tanto per le forze dell’ordine quanto per i tecnici, sono da studiare gli stessi conti con movimentazioni per oltre 12milioni di euro. Sospette, va da sé. I conti sono una trentina.
A-Tredici i conti riconducibili a soggetti della criminalità organizzata, tutti aperti presso la filiale Bcc di Monteroni:
-Quattro conti intestati a componenti di una stessa famiglia di Carmiano, ritenuti vicini in base agli elementi raccolti dai carabinieri, al clan Tornese della sacra corona unita di Monteroni;
-Tre conti correnti intestati ai familiari di Giovanni Mazzotta (noto come Gianni Conad), elemento di spicco del clan Tornese, raggiunto da avviso di conclusione delle indagini;
-Due conti correnti riconducibili ad un personaggio ritenuto contiguo alla consorteria malavitosa di cui sopra (clan Tornese, scu);
–Un conto corrente intestato a un familiare (ritenuto vicino allo stesso clan Tornese) di Lucio Vetrugno, detto “Lucio della tigre”, ucciso in un agguato di mala il 22 dicembre del 2010;
-Un altro conto intestato a un esponente della sacra corona unita, già condannato per associazione di tipo mafioso poiché appartenente al gruppo Cerfeda, poi decapitato dalle forze dell’ordine;
-Un conto intestato a un personaggio per gli inquirenti operativo nell’ambito del gruppo Briganti della scu, e vicino ad alcune frange del clan Tornese;
–Un conto intestato a un soggetto, tratto in arresto nell’estate 2014 nell’ambito dell’Operazione Baia Verde per “estorsione aggravata da metodo e finalità mafiosi”, e ritenuto attivo nel gruppo Briganti della scu;
E va da sé che chiunque abbia diritto ad aprire un conto corrente, a prescindere dal suo curriculum vitae, ma il lavoro degli investigatori è volto a verificare non questo bensì le ramificazioni e la penetrazione della criminalità nel sistema bancario e i collegamenti con chi, in questo caso specifico, lo rappresentava.
B-Poi ci sono operazioni e conti sospetti per la velocità dell’apertura/chiusura e/o, per il denaro che vi transitò, per la presenza di teste di ponte. Molti di quei conti sono riconducibili ad imprenditori molto noti a Lecce e provincia -Carlo Quarta, Bruno e Simone Acquaviva- indagati dalla primavera del 2015, la cui posizione è ancora al vaglio dell’autorità inquirente.
-Due conti correnti aperti presso la filiale Bcc di Lecce, intestati a R.A. Costruzioni Srl di Brindisi, azienda che opera in un’area fuori dalla competenza territoriale di BCC Terra d’Otranto (e questo rappresenterebbe un’anomalia) oggetto, insieme a tre aziende che costituivano un’ATI, di un’interdittiva antimafia della Prefettura di Milano per infiltrazione di esponenti della ‘ndrangheta calabrese, e coinvolta in procedimenti attinenti traffici illeciti di rifiuti. Sul primo conto transitarono oltre 3 milioni di euro, sul secondo 540mila euro;
-Alla storia di R.A. si collega quella di un giovanissimo studente, e del suo conto aperto in Bcc a Lecce nello stesso giorno in cui fu aperto quello dell’azienda. Il ragazzo risultava infatti procuratore di due donne ultranovantenni, da cui R.A. Costruzioni avrebbe acquistato beni immobili dopo aver ottenuto da Bcc un mutuo da 480mila euro.
Stando alle verifiche, gli accordi “propedeutici alla stipula del mutuo sono intercorsi tra la banca, il signor Bruno Acquaviva (richiamato sopra, ndr) , in assenza di qualsiasi legame formalizzato tra tale ultimo nominativo, la citata R.A. e il procuratore”. Il netto ricavo del mutuo, bonificato sul conto del giovane procuratore, era poi risultato in parte restituito, tempo dopo, alla R.A. Costruzioni;
-Un conto corrente aperto a Lecce e intestato a una S.r.l. che “potrebbe essere riconducibile a soggetti contigui al clan “De Matteis” della Scu;
-Due conti correnti aperti a Carmiano e intestati a una società collegata ad un’altra più nota, il cui rappresentante legale è finito nei guai per riciclaggio e associazione mafiosa;
-Uno acceso a dicembre 2013 ed estinto a settembre 2014, a nome di G.B.S., all’epoca amministrata da Bruno Acquaviva, società di pubblicità “con capitale sociale di 10mila euro” ma con “movimentazioni complessive per 1,26 milioni di euro”, risultate “incoerenti con il profilo soggettivo le complesse transazioni”;
-due aperti a Carmiano e intestati a una società collegata ad un’altra, più nota, il cui titolare era già finito nei guai per associazione mafiosa e riciclaggio;
-uno intestato a Ecosal – Ecologia Salentina – srl, società con sede a Lecce attiva nello smaltimento di rifiuti, di cui risultano all’epoca soci i fratelli Acquaviva. Gli investigatori, coadiuvati dai tecnici di Palazzo Koch, hanno rilevato una singolare movimentazione di 6milioni di euro, nonostante dalle visure camerali la società risultasse avere fatturato nullo e perdite di bilancio. La provvista era originata da giri di fondi da altri intermediari, e da 2 operazioni (bonifico e versamento di assegni circolari) per oltre 3 milioni di euro, poi defluiti verso soci e terzi, tra cui la società R.A. Costruzioni;
-altri quattro conti aperti a Lecce dagli Acquaviva;
–il nome dell’imprenditore Quarta, spunta invece quando i carabinieri scoprono anticipi di fatture spiccate a nome di una società agricola, con seguente deflusso dei fondi, attraverso operazioni di traenza di assegni bancari di importo contenuto (trattati in check-truncation), o a favore dello stesso;
A supporto dell’attività documentale, anche le dichiarazioni rese da alcune persone sentite dai carabinieri.
Qualcuno sentì parlare di “destinazione di somme suddivise in piccoli bonifici, per eludere i controlli anti riciclaggio”, si sta verificando la circostanza secondo cui molte alcune di quelle somme provenissero da Cosenza.
Inoltre, la BCC Terra d’Otranto nel 2013 , in controtendenza su nazionale, segnò un aumento della raccolta diretta di capitali intorno al 20%, 18 punti in più.
Dettagli, ipotesi, elementi, che si sono incastrati con le altre tessere del mosaico di prove, documenti e controlli affastellati in mesi e mesi di indagini.
Le analisi della movimentazione di danari e le conseguenti Segnalazioni Operazioni Sospette sono poi state inoltrate all’Unità di Informazione Finanziaria, ma è emerso un dato inquietante: fino all’avvio dell’inchiesta non erano mai state segnalate, in palese violazione di legge, dalla BCC Terra d’Otranto. Perché?
Anche su questo l’autorità inquirente sta cercando risposte.
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