Festival dei Diritti Umani, un ponte tra Milano e Foggia
Abbiamo bisogno di magistrati seri, di poliziotti motivati, di preti coraggiosi, di giovani volenterosi, di imprese oneste, di sindacati combattivi…ma abbiamo soprattutto bisogno di gente che davanti al cartello “pomodori in offerta a 50 centesimi” si domandi: ma com’è possibile? Per arrivare a scoprire che un prezzo così basso è innaturale, non può che essere l’effetto di una catena di soprusi, di terra violentata, di diritti violati. Non occorrono premi Nobel per l’economia o professori emeriti in agraria per capire che c’è un nesso tra ciò che l’ultimo secolo di produzione ha creato all’equilibrio ambientale e l’esercito di lavoratori sfruttati nelle terre pugliesi. Sono lì, chini sulle piantine di pomodoro, perché cacciati dalle loro terre in preda a carestie e violenze. Sono lì, sfruttati, per permetterci di pagare quattro soldi il nostro cibo.
Tra Libera e Festival dei Diritti Umani corre un flusso di simpatia e condivisione. Ci siamo trovati assieme, il primo giorno della prima edizione, con don Luigi Ciotti circondato da ragazzi curiosi di sapere come combattere le mafie. Ci troviamo due anni dopo insieme in occasione della manifestazione del 21 marzo. Voi nelle strade di Foggia, noi alla Triennale di Milano: insieme – attraverso un collegamento a distanza – per rimarcare che non può esserci soluzione ai problemi se deleghiamo a “qualcun altro”, perché dobbiamo essere “noi” ad agire. Così come il no alle mafie deve avvenire con le manette ai boss e con posti di lavoro al Sud, il cambiamento climatico che rischia di portare l’intera umanità all’estinzione è provocato dalle grandi produzioni (comprese quelle agroalimentari) ma ciascuno di noi può cominciare a modificare, senza detrimento, il proprio stile di vita. Proviamoci.
#TuttiXTerra #ioalzolosguardo
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