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La criminalità organizzata campana nella relazione della DIA (parte quinta)

Piero Innocenti il . Mafie

mappa-camorra-600x437In Campania lo scenario criminale è decisamente il più drammatico in ambito nazionale, perché divenuto “mutevole ed eterogeneo” dopo la disarticolazione di alcuni poderosi clan camorristici e perché caratterizzato da “dinamiche operative violente ed incontrollate” di tanti “piccoli eserciti” formati da giovani e giovanissimi sotto il comando di “altrettanto giovani, animati da ambizioni di potere”. Sono alcune notazioni fatte dagli analisti della Direzione Investigativa Antimafia (DIA) nell’ultima relazione presentata al Parlamento ai primi di febbraio scorso. Una criminalità sempre più sfrontata e contraddistinta da “atti di inaudita ferocia, anche dovuta ad una percezione di impunità” per la conquista del territorio, spesso di sue piccole porzioni, addirittura di singole piazze e vie.

Sopravvivono alcuni storici clan (i Mallardo, i Polverino, i Nuvoletta, i Moccia) della passata pluriennale tradizione criminale che mantengono il controllo territoriale in alcune aree dell’hinterland napoletano con la strategia della mimetizzazione e senza ricorrere a forme di ostentata violenza. Ciò consente di continuare ad esercitare una straordinaria forza di intimidazione e assoggettamento sul territorio nonostante siano in carcere alcuni degli storici reggenti.

Se Napoli e Caserta sono le due province della Campania ” a maggiore densità mafiosa” con i Casalesi, che nel casertano sono un vero e proprio “cartello” criminale (composto dalle famiglie Schiavone, Zagaria, Iovine e Bidognetti), anche nelle restanti province di Avellino (4 gruppi), Benevento (8 gruppi) e Salerno (16 gruppi) i vari sodalizi hanno i “caratteri tipicamente mafiosi”. Le mappe delineate dalla DIA sulle presenze nelle città e nelle province campane dei vari clan, indicano ancora una situazione di intollerabile condizionamento per lo sviluppo di comunità che aspirano ad una vita libera e dignitosa.

Così tutti i quartieri di Napoli sono ancora “soffocati” dalla presenza di ben 42 clan tra cui quello dei Mazzarella, dei Contini, dei Ricci, dei Masiello-Mazzanti, dei Ferrigno, dei Vastarella e Sequino, dei Lo Russo, dei Grimaldi, dei Zazo, dei Pesce-Marfella, solo per citarne alcuni. Una situazione a dir poco terrificante dove per accaparrarsi il controllo dei mercati della droga, per le estorsioni e per le tante altre attività criminali, incluse quelle di pertinenza della criminalità comune (reati predatori, furti e rapine in abitazioni), gli scontri tra i vari gruppi sono spesso caratterizzati “da ripetute sparatorie e scorribande armate” (come accaduto anche in questo scorcio di anno). Gli ambiti affaristici continuano ad essere, in primis, il traffico/spaccio di stupefacenti, quindi il contrabbando di sigarette, la gestione e smaltimento dei rifiuti, il gioco d’azzardo, le truffe in danno dello Stato, le scommesse illegali, l’usura.

Al di fuori della regione, la criminalità campana, più che a creare cellule locali, sembra maggiormente interessata ad una “sorta di delocalizzazione delle attività criminose gestite da singoli associati” per attività finalizzate al riciclaggio,alle estorsioni, al traffico di stupefacenti. In questa direzione le evidenze investigative emerse in indagini condotte in Lombardia che hanno portato all’arresto di affiliati ai Casalesi e al clan Amato-Pagano ed al sequestro di beni e aziende riconducibili alla famiglia Potenza, contigua al clan Lo Russo. Analoghe presenze sono state individuate in Liguria e precisamente in provincia di Imperia, di La Spezia e nelle zone vicine della Costa Azzurra. Maggiormente diffusa la presenza di “personaggi legati a clan campani” a Bologna e, più in generale,  a Modena con i Casalesi che hanno propri rappresentanti a Ferrara, Ravenna,Reggio Emilia, Rimini e Parma. Lo stesso dicasi per Forlì-Cesena dove sono stati localizzate persone legate ai Nuvoletta di Marano di Napoli e Acerra di Pomigliano d’Arco. Roma e altri comuni vicini (Mentana, Guidonia, Montecelio, Monterotondo, Capena e Fonte Nuova) presentano un alto tasso di inquinamento camorristico (ad opera dei clan Di Lauro, Giuliano, Licciardi, Contini, Mariano, Senese, Gallo, Gionta ed altri) nei settori della “gestione di esercizi commerciali, nel mercato immobiliare, nei servizi finanziari e di intermediazione, nella gestione di sale da gioco, negli appalti pubblici e nell’edilizia,nonché ultimo nello smaltimento dei rifiuti”. Inquinamento che, temo, proseguirà non solo nella capitale ma anche in tutti quei territori dove la camorra si manifesta “attraverso una miriade di micro aggregati in perenne conflittualità per assicurarsi il monopolio delle piazze di spaccio (..) ma anche “..in altre aree attraverso organizzazioni dedite, in maniera prevalente, alla penetrazione del sistema economico”. Tutto questo, talvolta, in coordinamento con le altre mafie e gruppi criminali che stanno divorando il paese.

Presenze camorristiche sono segnalate anche in Germania,territorio utilizzato “anche per la copertura di latitanti”, mentre in Spagna le attività della criminalità campana sono concentrate soprattutto a Barcellona Tarragona, Valencia, Tenerife e Ibiza.

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