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(In)sicurezza nelle città e alcune proposte per migliorarla

Piero Innocenti il . L'analisi

sicurezza cittàDi (in)sicurezza nelle città si è tornati a parlare insistentemente soltanto dopo i tragici episodi di Macerata e quelli, a sfondo politico, degli ultimissimi giorni di Palermo e di Perugia, dove ci sono stati ignobili pestaggi e accoltellamenti.

Nei programmi elettorali dei vari partiti e movimenti poco o nessuno spazio al tema della sicurezza pubblica e alle proposte per migliorarla. Qualcuno (la Lega) è tornato a parlare di ripristinare il servizio di poliziotto di quartiere (abolito da anni per insufficienza di personale); altri (Forza Italia) di aumenti stipendiali per le forze di polizia e militari – aspetto secondario rispetto a quello fondamentale che, per garantire un livello adeguato di sicurezza collettiva, occorre ripianare in tempi rapidi gli organici di polizia di stato e carabinieri, prevedendo un loro sostanziale aumento, destinato esclusivamente a servizi di controllo del territorio. Senza di questo la precaria situazione di insicurezza in molte città non potrà che peggiorare.

A poco servono, lo ripetiamo, i protocolli sulla sicurezza che di tanto in tanto vengono firmati in sede periferica e i patti, a livello centrale, per integrare forze di polizia e corpi e servizi delle polizie municipali (l’ultimo patto per la cosiddetta sicurezza integrata con il Friuli Venezia Giulia, firmato a Roma nei giorni scorsi alla presenza del ministro Minniti), per il semplice motivo delle profonde diversità nella formazione e nell’aggiornamento professionale, che non possono essere colmate dalle buone intenzioni consacrate in documenti. Inutile ai fini preventivi, e l’esperienza di ogni giorno lo evidenzia, l’istallazione nelle vie e nelle piazze di centinaia, migliaia di telecamere di sorveglianza, che sono utili soltanto nella fase successiva ad eventi delittuosi.

La sicurezza si garantisce con adeguati, visibili, coordinati servizi su strada fatti da poliziotti e carabinieri. Punto. La sicurezza si garantisce con una legislazione adeguata ai tempi, non sospendendo, per esempio, la pena a chi è stato condannato e continua a beneficiare di una incensuratezza formale per continuare a delinquere impunemente fino a sentenza definitiva (che in genere arriva dopo molti anni).

Sicurezza vuol dire procedere ad espulsioni reali di cittadini stranieri, anche se titolari di permessi di soggiorno, che vanno revocati dopo la condanna in primo grado. Sicurezza significa anche poter procedere all’allontanamento concreto dei cittadini comunitari che commettono determinati delitti, con l’obbligo reciproco dei vari Stati membri dell’UE di adottare le misure di polizia idonee per impedire il ritorno nello Stato in cui è stato commesso un reato specificato. Un miglioramento della Sicurezza può derivare anche dall’obbligo reciproco, per tutti gli Stati UE, di far scontare la pena della reclusione dei rispettivi cittadini nel paese di appartenenza.

Sicurezza vuol dire anche costruire nuove carceri per evitare tutti i problemi che si creano con una popolazione carceraria in costante aumento e, nell’attesa, stabilire una maggiore diffusione del braccialetto elettronico, che consentirebbe di ridurre tra l’altro l’impegno notevole – in alcune realtà – da parte di polizia e carabinieri, di fare i controlli quotidiani alle persone sottoposte ai domiciliari e dedicare, così, maggiore vigilanza nelle città e nelle periferie.

È qui che continuano, quasi sempre indisturbate, le incursioni di ladri e rapinatori con una violenza che lascia spesso sgomenti. Come è capitato, il 21 febbraio scorso, a Pietragalla, nel potentino, dove alcuni ladri sorpresi a rubare nelle case, per agevolare la loro fuga, non hanno esitato a sparare alcuni colpi di pistola ad altezza d’uomo. Ed ancora a Pontedera, dove un ottantaquattrenne è stato derubato e minacciato con il coltello in casa, a Carrara, dove alcuni rapinatori incappucciati hanno assaltato la villa di un imprenditore, legando la moglie e picchiando l’uomo, sparando alcuni colpi di arma a scopo intimidatorio, dopo aver preso gioielli e denaro contante. Stessa sorte toccata, il 15 febbraio, ad una giovane madre e alla figlia di tre anni, sequestrate in una villa da due rapinatori. E non si tratta di casi isolati. A Sanremo, l’8 febbraio, era toccato a moglie e marito, nella loro casa, di essere legati e minacciati da un commando di tre uomini armati di pistola , allontanatisi solo dopo aver rapinato gioielli e denaro. Identici momenti di terrore vissuti, quello stesso giorno, a Pescara,  dove un anziano è stato picchiato e derubato in una villa alla periferia del capoluogo abruzzese, a Scandicci (Firenze), dove il 6 febbraio, un ottantenne invalido è stato malmenato e rapinato in casa, a Genzano (Roma), dove una donna do 82 anni è stata legata al letto e rapinata da due uomini con il passamontagna.

“La paura non deve vincere” ha detto il Ministro dell’Interno Marco Minniti alcuni giorni fa a Pesaro, in occasione dell’incontro su “Sicurezza e libertà”. Difficile non essere d’accordo sul punto, ma la “tranquillità” della gente può derivare solo da una presenza rassicurante e preventiva di polizia e carabinieri. Altrimenti si rischia che siano soltanto affermazioni retoriche e vuote.

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