Dissequestrati gli articoli de “Il Tacco d’Italia”
Il tribunale del riesame di Lecce ha accolto il ricorso degli avvocati Francesco Paolo e Roberto Eustachio Sisto sostenuto da Federazione nazionale della Stampa e sindacato regionale. «Il diritto all’informazione non si tocca: questo il messaggio dei giudici», commentano i legali.
Il tribunale del riesame di Lecce ha accolto il ricorso degli avvocati Francesco Paolo e Roberto Eustachio Sisto e ha ordinato il dissequestro degli articoli pubblicati sulla testata online ‘Il Tacco d’Italia’, a firma della collega Marilù Mastrogiovanni. Il sequestro era stato disposto su richiesta del pm che aveva ravvisato un potenziale contenuto diffamatorio negli articoli redatti dalla collega nell’ambito di un’inchiesta sullo smaltimento dei rifiuti nel Salento.
«Il diritto all’informazione non si tocca: è questo il segnale chiaro e forte che i giudici di Lecce hanno dato a chi aveva pensato di poter riesumare una sostanziale censura alla libertà di stampa», commentano gli avvocati Francesco Paolo e Roberto Eustachio Sisto.
«Il provvedimento – ha spiegato Roberto Eustachio Sisto in una intervista rilasciata a Gaetano Pecoraro, inviato de “le Iene”, trasmissione di Italia Uno – non rientrava in nessuno dei casi, specificamente elencati dalla legge, in cui l’autorità giudiziaria può procedere al sequestro di un articolo giornalistico o di un giornale». Importante, inoltre, «che il Tribunale abbia riconosciuto la pari dignità di pubblicazioni online e pubblicazioni cartacee quando entrambe sono testate registrate», ha ribadito il legale.
«Colpisce che le stesse inchieste che il presidente del Senato ha premiato consegnando il premio Giustolisi alla collega Mastrogiovanni siano poi state sequestrate», ha osservato il giornalista delle Iene. Pecoraro è poi tornato sulle difficoltà che troppo spesso i cronisti che non hanno alle spalle un editore importante sono costretti ad affrontare. E su quanto sia invece importante l’attività di inchiesta svolta da questi giornalisti.
Soddisfatte la FNSI e l’Associazione della Stampa di Puglia, che hanno sostenuto il ricorso al tribunale del riesame. «È stato ribadito il principio sancito dall’articolo 21 della Costituzione, ossia che non si può procedere al sequestro della stampa se non nei casi espressamente previsti dalla legge. Una presunta diffamazione, che va eventualmente perseguita nei modi e nelle forme previste dal codice di procedura penale, non può giustificare il sequestro di un articolo, altrimenti si cadrebbe nella censura», dicono Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, segretario generale e presidente della FNSI, e Bepi Martellotta, presidente dell’Associazione della Stampa di Puglia.
«È altresì rilevante – concludono – che il tribunale del riesame abbia ribadito che anche un sito online, se registrato, è una testata giornalistica a tutti gli effetti».
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