Dall’omertà ai social
Un libro sulla mafia che mancava, scritto da uno dei maggiori storici del fenomeno: perché per capire le mafie bisogna saper ascoltare i silenzi. Enzo Ciconte analizza pregiudizi e luoghi comuni spiegando che si sta passando dall’omertà delle prime generazioni alla comunicazione social delle più recenti, fuori e dentro le carceri, con un’attenzione particolare all’espansione della ’ndrangheta al nord e all’estero. L’analisi si apre agli aspetti di economia, politica e società con i nuovi ruoli delle donne e dei social network.
“Dall’omertà ai social” arriva in libreria a inizio dicembre mentre televisioni e giornali raccontano la vicenda dei commenti di cordoglio per la morte di Totò Riina postati su Facebook, e le polemiche per l’immagine pubblicata dalla figlia del “capo dei capi” (una ragazza che mima il gesto del silenzio con scritto sul dito davanti alla bocca ”shhh”). Solo pochi giorni prima, a Ostia, un post Facebook aveva portato all’aggressione di un inviato del programma Nemo da parte di un esponente del clan Spada, che sempre su Facebook ha poi giustificato l’aggressione.
«Gli uomini della mafia», scrive Enzo Ciconte, «hanno scoperto Facebook, WhatsApp, i social network per comunicare. Perché lo fanno? Perché i pilastri culturali sui quali hanno costruito la loro fortuna non reggono più. E allora hanno bisogno di mandare i loro messaggi, vecchi o nuovi che siano, con modalità moderne, che le nuove generazioni sanno padroneggiare. Gli strumenti usati sono nuovi, i messaggi un po’ meno».
Il video della presentazione, Roma 6 dicembre 2017
Dall’omertà ai social. Come cambia la comunicazione della mafia
di Enzo Ciconte
Edizioni Santa Caterina, Pavia 2017
pp. 184, euro 18
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