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Ricordando Monsignor Antonio Riboldi

Lorenzo Frigerio il . Chiesa, Cultura, Diritti, Giovani, Giustizia, Lombardia, Memoria

ACLI_Riboldi #3In occasione della scomparsa di Monsignor Antonio Riboldi, pubblichiamo un pezzo scritto diciasette anni fa nel quale si da conto di una pubblica iniziativa a Vimodrone (MI), alla quale partecipò il sacerdote.

Ci sembra il giusto modo per onorarne la memoria, a testimonianza di un impegno durato decenni nell’annunciare il Vangelo e denunciare le storture del mondo e le violenza di ogni matrice, compresa quella camorristica e mafiosa.

Quest’anno davvero speciale per il circolo ACLI di Vimodrone si era aperto con l’incontro nello scorso febbraio con Monsignor Luigi Bettazzi, invitato a Vimodrone per parlare di pace, Giubileo e nuovo millennio. Da allora il lungo percorso di formazione, voluto per vivere meglio l’appuntamento giubilare, si è arricchito di presenze e storie davvero significative (Carlo Maria Martini, Giancarlo Caselli, Giuseppe Soffiantini, Don Gino Rigoldi, Giovanni Trapattoni e Monsignor Carlo Mazza, solo per ricordare i personaggi più noti, protagonisti di testimonianze indimenticabili per chi ha voluto vivere questi momenti).

A tirare in qualche modo un primo, seppure sommario, bilancio del cammino fatto, i circoli ACLI di Vimodrone e Cologno Monzese, insieme alla Caritas decanale, hanno chiamato a Vimodrone Monsignor Antonio Riboldi, già vescovo di Acerra, bellissima terra in provincia di Napoli, purtroppo soffocata dalla stretta mortale della camorra, e prima ancora protagonista di decenni memorabili a fianco delle popolazioni sofferenti del Belice, vittime del terribile terremoto.

Il prestigioso intervento, tenutosi lo scorso 20 dicembre presso l’Oratorio Paolo VI di Vimodrone, si è aperto, e non casualmente, proprio dal ricordo della sua esperienza con la realtà carceraria. Richiamando l’insegnamento evangelico, Monsignor Riboldi ha ricordato come Gesù non abbia mai confuso il peccato con il peccatore, che è e rimane una creatura di Dio, qualunque sia il male che ha commesso. Dio non vuole la morte del peccatore, ma la conversione di chi ha sbagliato. Occorre quindi lavorare perché la dimensione principale delle carceri sia la rieducazione, il recupero alla vita sociale e non la semplice punizione, così come del resto è stato sancito anche dalla nostra Costituzione repubblicana.

ACLI_Riboldi #1Passando al tema della serata – “Il cammino del mondo a partire dal Giubileo” – il prelato ha chiesto provocatoriamente ai presenti se ci fosse stato veramente il Giubileo: la violenza continua e a contare ancora oggi sono essenzialmente forza e apparenza, sancite in una feticistica cultura dell’immagine da un lato e in un mercato senza anima, senza etica dall’altro. La società dei consumi e dei rifiuti non tiene conto di chi soffre, di chi è povero ed emarginato. Anzi, secondo il combattivo presule, è lo stesso consumismo ad educare alla violenza; basti pensare a quanti miliardi sono stati spesi per cose inutili, anche durante queste ultime feste di Natale, a fronte di interi continenti ridotti alla fame: “se è vero che il materialismo nega Dio, allora è vero che il consumismo ruba Dio”.

“Dobbiamo riportare l’uomo al suo posto e Dio al suo posto – ha continuato l’ex vescovo di Acerra –  vale a dire nel cuore dell’uomo e per far questo dobbiamo riconciliare l’uomo con Dio; per far questi occorre essere poveri in spirito, sentire che quello che si ha è un dono da dare all’altro, al nostro fratello”.

L’altra missione della Chiesa, accanto a quella della riconciliazione tra l’uomo e Dio, è la carità: “la carità è disporre del proprio essere per potere dare, la carità è farsi vicino, fare propri i bisogni dell’altro, sporcandosi, se occorre, anche le mani”.

Da ultimo, non si deve mai smettere di annunciare il Vangelo: “così come è una gioia amare il fratello, allo stesso tempo deve essere una gioia parlare di Cristo”. Una Chiesa che non annuncia, viene meno al suo compito, ma l’annuncio deve poi cercare incarnazioni concrete, a fianco dell’uomo nelle diverse realtà di tutti i giorni: “se dovessi indicare le traiettorie lungo le quali dobbiamo muoverci, direi ancora, senza tema d’essere smentito, soprattutto fede, speranza e carità”

In conclusione Monsignor Riboldi ha messo in guardia dal considerare l’ormai concluso Giubileo come la panacea dei mali del mondo: “se non c’è il cambiamento radicale, allora non può esserci la remissione dei peccati, occorre la conversione autentica del cuore”.

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Monsignor Riboldi

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