A Madrid il ristorante La mafia
Mi è capitato di passare in auto a Madrid con alcuni amici, dopo aver partecipato ad un convegno su don Lorenzo Milani all’Università Pontificia di Salamanca sulla “Carta a una maestra” nel 50° della pubblicazione.
Arriviamo nella zona più moderna della capitale spagnola, dove svettano una decina di grattacieli. Alla base di uno di questi intravvedo la scritta di un ristorante: quasi non credo ai miei occhi. Il “restaurante” si chiama “La Mafia” ed è scritto a caratteri cubitali. Faccio fermare l’auto e scattiamo la foto. Mi guardo in giro: non siamo in una periferia degradata, ma nella zona degli affari e delle banche. Dallo stupore cerco di passare al ragionamento e di conseguenza quel ristorante non mi sembra poi così fuori luogo.
Tutti dicono che la mafia va dove ci sono i soldi e dove si fanno gli affari. Le ricerche dimostrano che i ristoranti sono attività interessanti per il riciclaggio del denaro. E forse allora tutto torna. Se questo è il contesto, la conseguenza logica è quel nome antico scritto alla base di un grattacielo moderno. Chissà chi sono i ristoratori e chissà che uffici sono presenti in quel parallelepipedo. Magari è tutto regolare e legale, ma la cultura in cui sono immersi è forse questa.
Così tutto si rovescia: già che ci siamo, mi chiedo perché non scrivere “La mafia” in verticale, in alto lungo il fianco del grattacielo, così la scritta sarebbe visibile da tutta la città e persino dagli aerei. In questo modo sarebbe un nome che obbliga tutti a riflettere. Lo vedresti ogni giorno e ci dovresti pensare. Ci hanno raccontato che la mafia di oggi è invisibile: e se allora cominciassimo a scriverne il nome per ricordarci di non dimenticare?
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