Un sistema comune di asilo in un’Europa sempre più lacerata
Mentre l’Europa si sta inesorabilmente sfaldando a causa di una pressione migratoria che continua ad investire i suoi confini ed aumenta la xenofobia ed il razzismo accompagnati da chiusure ed esasperati nazionalismi, un passo importante si è registrato poco meno di un mese fa quando la Commissione libertà civili del Parlamento europeo, dopo un negoziato lungo e complesso, ha dato il via libera alla modifica del regolamento di Dublino.
Si tratta del primo passo verso l’abolizione del principio secondo cui è competente all’esame della domanda di asilo il Paese in cui lo straniero ha fatto il proprio ingresso nell’UE con l’introduzione di un sistema di ricollocamento automatico e permanente, secondo quote programmate, in tutti i paesi dell’UE. L’Italia e la Grecia, in particolare, se tale modifica verrà approvata dal Consiglio europeo (che sul punto non ha un orientamento comune), potranno tirare un sospiro di sollievo considerato che, nel corso degli ultimi anni, sono stati i due paesi che di più hanno dovuto affrontare la pressione migratoria proveniente dall’Africa e dalla Turchia.
Migrazioni che – sia chiaro – dopo alcuni mesi di rallentamento nel mar Mediterraneo, sono riprese, sia pure non con l’intensità del 2016, in queste ultime settimane e, alla data del 7 novembre, si registrano circa 112mila stranieri soccorsi/sbarcati nel 2017. Molti gli stranieri – 247mila – che hanno richiesto asilo e protezione internazionale nel nostro Paese ossia lo 0,4% della popolazione contro lo 0,6% della media europea, l’1,5% della Germania (1,2milioni di richiedenti asilo) e il 3,2% della Svezia ( 347mila). Un clima di allarmismo sostanzialmente ingiustificato o almeno esagerato che è anche il risultato di una visione mistificante messa in atto da alcuni mezzi di informazione.
L’asilo, lo ricordiamo, è concesso a quanti fuggono da persecuzioni o da danni gravi. È un diritto fondamentale e la sua concessione un obbligo internazionale ai sensi della Convenzione di Ginevra del 1951. Dare protezione e solidarietà alle persone più vulnerabili in tutta l’UE è l’obiettivo fondamentale per il quale il Parlamento europeo sta lavorando per disciplinare, con un “regolamento”, il sistema europeo comune di asilo (CEAS nell’acronimo inglese).L’adozione di un regolamento è sicuramente un passo importante per le migrazioni ed i processi di integrazione (avviati o da avviare) in quanto, contrariamente alla direttiva, è un atto giuridico di portata generale e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri. Le procedure di asilo, poi, non sono così semplici e le domande debbono essere esaminate rigorosamente, come lo impone la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU),per far emergere il motivi reali di temere un rischio effettivo di tortura o di trattamenti inumani o degradanti in caso di rimpatrio. L’iter di una domanda di asilo è indicato nella direttiva sulle procedure di asilo (2013/32/UE) che ha sostituito la 2005/85/CE (abrogata dal 21 luglio 2015).
Disposizioni poco chiare, non vincolanti e con possibilità di deroghe, hanno indotto il Parlamento europeo ad iniziare il lavoro per una norma giuridica più stringente per tutti paesi, com’è, appunto, il regolamento che andrà a sostituire la direttiva 2013/32/UE innanzi citata. L’obiettivo, meglio tardi che mai, è quello di migliorare il quadro legislativo vigente per assicurare ai richiedenti asilo, ovunque presentino domanda, parità di trattamento in un sistema equo che ha già subito alcuni aggiustamenti con la direttiva sulle condizioni di accoglienza 2013/33/UE, quella relativa alle qualifiche di rifugiato 2011/95/UE, il regolamento Eurodac UE 603/2013 che ha istituito una banca dati perle impronte digitali dei richiedenti asilo.
L’auspicio è che l’Europa riesca a mettere da parte autonomismi e nazionalismi che si vanno rilevando in diversi Stati e riesca a rispondere in modo più razionale al movimento migratorio senza arroccarsi dentro le proprie mura per regredire verso un passato di immani macerie che pochi, fino a ieri, potevano ipotizzare.
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