Un “Fiore” per Paolo
L’ultima volta che ci siamo sentiti telefonicamente con Paolo Cereda è stato nel cuore dello scorso agosto: quattro chiacchiere per raccontarci come stava procedendo l’estate, quattro chiacchiere come quelle che facevamo sempre, anche solo per aggiornarci e ci siamo salutati dandoci appuntamento a settembre, per definire insieme un pacchetto di proposte formative che lui, in qualità di referente di Libera Lecco, avrebbe offerto come contributo culturale alle realtà che gestiscono la pizzeria “Fiore”.
Prima che potesse concretizzarsi questo nostro nuovo incontro, però, è arrivata ieri la terribile notizia che i polmoni e il cuore di Paolo avevano ceduto improvvisamente, lasciando tutti noi senza fiato…
E ora, con questo “buco nero” in fondo all’anima, con tanta fatica ma convintamente e doverosamente, siamo qui a ricordarne la straordinaria figura, il valore umano davvero singolare, l’instancabile capacità di costruire legami di giustizia e di saldare con coerenza e determinazione impegno personale e scelte collettive.
L’avventura di Paolo Cereda dentro Libera è iniziata tra il 2010 e il 2011, quando in rappresentanza dell’Agesci ha partecipato al percorso di costituzione del coordinamento di Lecco, al termine del quale le associazioni lo hanno votato come referente provinciale.
Le esperienze più significative di Paolo, fino a quel momento, erano state con il CeLIM dal 1987 al 1994 (Centro Laici Italiani per le Missioni) prima in Zambia e Costa D’Avorio e poi dal 1995 al 1999 con Caritas Italiana, come responsabile del progetto “Grandi Laghi” in Rwanda, Burundi, Congo, Tanzania, Kenya; con JRS (Il Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati) per curare diversi progetti d’accoglienza dei profughi; infine con il consorzio “Farsi Prossimo” di Caritas Ambrosiana. Dal 2009 aveva preso servizio presso il Comune di Valmadrera come funzionario apicale dei servizi sociali.
Insomma, un bagaglio unico nel mondo della cooperazione e del pubblico che facevano di Paolo la guida migliore in un cammino sui temi dell’antimafia e della legalità da fare tutto in salita, in un territorio, quello lecchese, ritenuto colpevolmente immune da infiltrazioni mafiose per troppo tempo, nonostante il clamore dell’operazione “Wall Street” agli inizi degli anni Novanta, coordinata dall’allora sostituto procuratore della Repubblica di Milano, Armando Spataro, oggi procuratore in quel di Torino.
Dal momento della sua investitura, Paolo è stato davvero instancabile, togliendo spazio alla sua bella famiglia e facendo i salti mortali, per far coincidere lavoro e volontariato in Libera: basti solo ricordare le moltissime iniziative nelle scuole del lecchese; le tante iniziative pubbliche su tutto il territorio provinciale e le diverse edizioni dei campi estivi di formazione destinati ai giovani volontari provenienti da tutta Italia, realizzate insieme a Legambiente, Arci, Agesci e altri.
Accanto a questo impegno ordinario ma faticoso, svolto valorizzando al meglio le competenze delle diverse realtà associative di Lecco, Paolo si era gettato poi anima e corpo nel progetto “Wall Street” condividendo quel sogno che in pochi allora avevamo e facendolo diventare orizzonte di prospettiva e di impegno per tanti altri.
Un progetto partito più di quindici anni fa e che ho avuto personalmente l’onore/onere di seguire nel periodo in cui sono stato referente di Libera in Lombardia, dovendo fare i conti con sei prefetti e tre sindaci, numerose e fantasiose ipotesi di riutilizzo mai realizzate, ma soprattutto tante, tante resistenze e non poche invidie per un “sogno” – riaprire quel luogo un tempo di proprietà degli ‘ndranghetisti temuti e osannati in riva al lago fino al loro arresto, per farne invece un luogo di convivialità, cultura e cittadinanza al servizio della collettività – che è oggi diventato “segno” di speranza e di cambiamento.
Fin da subito, ci eravamo rimboccati le maniche e con Paolo eravamo tornati alla carica con la Prefettura di Lecco nel 2011, rilanciando la proposta dei “Sapori e saperi della legalità”, base strategica di un possibile riutilizzo della ex Wall Street. Ricordo ancora un pomeriggio torrido del 2012, durante la formazione estiva di Libera a Senigallia, passato insieme a riscrivere e limare il testo di partecipazione ad un bando per un finanziamento necessario all’avvio dei lavori.
Solo uno dei tanti ricordi che ho di lui, visto che abbiamo vissuto insieme più di sei anni, trascorsi tra riunioni con le associazioni e iniziative pubbliche, tavoli istituzionali in Comune o Prefettura. Insomma, abbiamo fatto tanti passi in avanti ma anche non pochi passi falsi, quando anche la stessa Libera ha vacillato in qualche frangente, visti i due cambi di referente regionale in pochi anni, l’attivazione di nuove progettualità in Lombardia e le altre urgenze emerse a livello nazionale che, di fatto, in alcuni momenti hanno rallentato le risposte che Libera doveva ad un percorso ormai avviato e non più procrastinabile.
Anche superando queste difficoltà interne – fisiologiche in una grande realtà come Libera, inutile nasconderselo – Paolo Cereda è stato il perno attorno alla quale è ruotata tutta la storia recente del riavvio della ex Wall Street. Insieme abbiamo continuato a sognare che l’ex fortino dei Coco Trovato potesse riaprire i battenti alla legalità. Quando smisi di essere referente regionale, ricordo che Paolo mi prese di lato e mi disse ridendo “non pensare di chiamarti fuori dal progetto Wall Street!”. Ecco perché, al di là delle etichette formali, abbiamo continuato a camminare insieme, reggendoci a vicenda lungo la strada di una sana follia, quella di voler riaprire un luogo che, in molti a Lecco, volevano restasse sempre a monumento imperituro di un potere criminale, quello dei Coco Trovato, forse mai del tutto domato dalle inchieste.
Gli ultimi anni, con l’ingresso in campo di Aler, di Regione Lombardia e di altri partner pubblici e privati, la meta sembrava vicina, ma il fallimento del primo bando per l’assegnazione della struttura, causato dall’implosione interna dell’ATS risultata vincitrice, fatta naufragare per volere di quanti pensavano di essere i depositari della verità assoluta, fu solo l’ultimo degli incentivi che ci convinse a dare la spallata finale.
E in questo frangente, difficilissimo, Paolo ha rivelato tutto il suo valore, non arrendendosi ma anzi lanciando il cuore oltre l’ostacolo. Quel cuore che ieri gli ha giocato un brutto scherzo.
Grazie al suo entusiasmo mai domo, il Comune di Lecco riattivava un secondo bando e finalmente si arrivava all’assegnazione definitiva, al termine di una lunga sfida che possiamo dire è stata vinta.
“Fiore”, così si chiama oggi la pizzeria confiscata al clan Coco Trovato più di vent’anni fa e tornata ad aprire i battenti, finalmente, il 31 marzo di quest’anno, grazie all’associazione temporanea di scopo costituita da “La Fabbrica di Olinda – Cooperativa sociale Onlus”, l’Arci Lecco e Auser Filo d’Argento Lecco, ma grazie soprattutto a Paolo che, come referente di Libera in quel territorio, è stato il motore instancabile del progetto, spendendosi con ogni mezzo a disposizione.
Anche ieri mattina, nonostante dovesse starsene a riposo, fino ad un istante prima di essere ricoverato al pronto soccorso per il malore che lo ha stroncato, Paolo stava lavorando al computer, scrivendo progetti per Libera, per Fiore.
Se ne è andato così, di corsa, come di corsa era solito prendere al volo il treno per Lecco, al termine di una riunione regionale di Libera.
In fondo, se ci pensiamo, la sua vita è stata proprio come una lunga corsa, ma più che dalla strada che faceva, Paolo era attirato dalle persone che incontrava lungo il suo andare. Aveva una capacità unica di calarsi nei problemi (dalla cooperazione internazionale ai servizi alla persona, per finire con l’antimafia sociale), ma soprattutto era in grado di cogliere il cuore delle persone e di legarle a sé.
La sua dimensione sociale si sposava benissimo con quella privata, dove aveva dato vita ad una famiglia piacevolmente e volutamente allargata. A partire da quella dei suoi genitori, Piero e Luisa, ancora vivi e che per la seconda volta sono costretti ad accompagnare all’ultimo saluto uno dei loro figli. Il primo era stato Luca, scomparso a 22 anni, e ora Paolo. Con loro a piangere resta l’ultimo fratello Michele. Per finire a quella che ha costruito con la moglie Antonia e che ha in Luca e Silvia i figli nati da un matrimonio felice e ricco di condivisione e in Mattia e Omar i figli avuti in affido dal tribunale per un periodo temporaneo.
Sugli annunci funebri che danno notizia della scomparsa del marito, Antonia ha fatto stampare un versetto tratto dal Salmo 119, che insieme erano soliti pregare sulla tomba di Carlo Maria Martini, loro punto di riferimento: “Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino”.
Oggi, possiamo dire che su queste parole l’amico Paolo Cereda ha fondato l’impegno di una vita.
Per i tanti che hanno avuto la fortuna di conoscerlo, resteranno cari ricordi che potranno scaldare il cuore al solo rievocarli. Per quanti hanno avuto il privilegio di camminare con lui, resta invece la consapevolezza unica di aver fatto un pezzo di strada insieme ad un grande uomo e di aver goduto del suo amore, della sua amicizia, della sua attenzione, fatta di piccoli gesti.
Grazie Paolo, grazie davvero di tutto e non preoccuparti: continueremo in tanti a coltivare il “Fiore” che ci hai regalato…
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