Palermo, furto al Museo Falcone – Borsellino
Una confezione azzurra e grigia della Olivetti con all’interno diversi floppy disk, la relazione a firma del giudice Rocco Chinnici e la scheda comandi del wordstar che si trovava nell’ufficio del giudice Giovanni Falcone. Sono questi i documenti sottratti giorni fa proprio dalle stanze del Tribunale di Palermo in cui il giudice lavorava.
Stanze che divideva con l’amico e collega Paolo Borsellino, quelle del cosiddetto bunkerino, e che dal 23 maggio del 2016 sono diventate un museo, un luogo di memoria permanente dedicato non solo agli addetti ai lavori, ma all’intera collettività ed in particolare alle giovani generazioni.
A denunciare il furto è stato Giovanni Paparcuri, il custode speciale di questo museo. Speciale perché Paparcuri è sopravvissuto alla strage di via Pipitone Federico, quella in cui persero la vita il Consigliere istruttore Chinnici, di cui era l’autista, il maresciallo Trapassi, l’appuntato Bartolotta e il portiere dello stabile Li Sacchi. E speciale perché è l’uomo che Falcone volle accanto a sé nel 1985 per l’informatizzazione del maxiprocesso.
Entrando nelle stanze del bunkerino, ricostruite con gli arredi e gli oggetti appartenuti a Falcone e Borsellino, sembra di che il tempo – come sospeso – stia aspettando il ritorno da un momento all’altro dei due giudici.
Paparcuri accompagna i visitatori con emozione ed è per questo, forse, che stigmatizza duramente l’accaduto. “Io non ne faccio giri di parole – dice Paparcuri – per cui non dirò se qualcuno per errore ha preso questi oggetti dall’interno del bunkerino è pregato di riportarli, dico soltanto che il pezzo o i pezzi di m… devono riportare i documenti”.
Cose prese e portate via come fossero souvenir: un atto che riporta alla mente gli atti vandalici dello Zen che hanno preceduto l’anniversario del 19 luglio.
Paparcuri precisa che “il comunicato non è rivolto ai visitatori onestissimi e che non c’entrano nulla e con cui mi scuso, ma a quei disonesti che hanno approfittato della mia fiducia”. Poi aggiunge mostrando le foto degli oggetti rubati: “Il periodo non ve lo dico, ma è facilmente desumibile dal giorno in cui sono state scattate queste foto. Sperate soltanto che dalle video registrazioni non si veda nulla. E comunque verrà presentata formale denuncia”
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