Sicurezza, assistenza e sollecitazione all’UE
Il ministro dell’Interno Marco Minniti e, in generale, il suo dicastero, di fronte alla insopportabile inerzia, alle bugie e alle ipocrisie pluriennali dell’UE sul tema della immigrazione clandestina – inclusa la cosiddetta lotta ai trafficanti di esseri umani, mai realmente intrapresa – stanno facendo un lavoro difficilissimo che non è soltanto quello di contenimento dei flussi (quanto mai necessario stando alle informazioni dell’intelligence italiana ed europea presenti nell’area africana, secondo cui sono in movimento milioni di migranti diretti verso il nostro Continente), ma anche di assistenza in terra libica e di sollecitazione (ripetuta) nei confronti delle istituzioni europee e dell’ONU a fare la loro parte per questa massa di disperati in fuga dai loro paesi. Uno spostamento forzoso di gente che non ha precedenti nella storia. Certo le condizioni nei centri libici, già particolarmente pessime ai tempi di Gheddafi, non sono migliorate significativamente, neanche con gli aiuti forniti dal nostro paese negli ultimi anni. Quindi, una presenza significativa di esponenti dell’UNCHR, unitamente alla promessa del governo di Tripoli, dovrebbe servire a garantire una maggiore tutela di chi è stato “bloccato” in Libia.
Quanto al dispositivo aeronavale di Frontex che, negli ultimi anni, dopo la fine della operazione Mare Nostrum, in un’area operativa più a ridosso delle acque libiche, condotta egregiamente dalla nostra Marina Militare (anche in quel caso molte le polemiche per i costi sostenuti per l’operazione e perché le nostre navi erano considerate pull factor per i trafficanti), vorrei ricordare che il pattugliamento in mare, sia pure prioritariamente rivolto al controllo delle frontiere esterne dell’UE, era anche di ricerca e soccorso, attività che sono state (vengono ancora) svolte soccorrendo decine di migliaia di persone (operazioni Triton, Aeneas, Poseidon ecc..). La dimensione giornaliera dei flussi di migranti provenienti dalla Libia, nei primi sei mesi del 2017, era tale che faceva legittimamente prevedere arrivi sempre più consistenti sulle nostre coste, poi fortemente rallentati dopo la nota vicenda che ha riguardato gli interventi in mare delle navi Ong ( anche queste considerate pull factor) e le forniture di alcune motovedette ed altre tecnologie alla guardia costiera libica.
Condivido il punto di Livio Pepino in tema di concessione di permessi di soggiorno per motivi umanitari ex art.20 del testo unico sull’immigrazione, provvedimento che, debbo pensare, il nostro Governo non ha voluto adottare per non scontrarsi con i partner europei, con le prevedibili conseguenze. Condivido, peraltro, la sua visione di una società in cui la sicurezza sia determinata, soprattutto, da condizioni sociali e politiche ottimali ma anche se si riuscisse a realizzarla avrebbe sempre bisogno di una adeguata attività di controllo/repressione.
Quanto al punto della “Sicurezza” (con la S maiuscola), penso che la “sfiducia” della gente sia andata aumentando sempre più negli ultimi anni e la diminuzione, sicuramente notevole, degli omicidi consumati, incida poco sul “senso di insicurezza” dei cittadini le cui ansie e paure sono cresciute, di pari passo, con le aumentate razzie nelle loro abitazioni (l’intimità domestica spesso violentata) e nelle strade (rapine, borseggi). In questo senso le statistiche sulla delittuosità elaborate negli ultimi cinque anni dal Servizio Analisi Criminale del Dipartimento della Pubblica Sicurezza. Anche il “sommerso” sui delitti che c’era ieri, oggi è cresciuto. E le risposte date sino ad oggi, dai Governi (anche quello attuale, per esempio con il c.d decreto Minniti-Orlando, sulla sicurezza urbana e su alcuni provvedimenti che possono adottare i sindaci), non hanno contenuto quella insicurezza che si è andata diffondendo in molte città italiane (quelle città che vedono, quotidianamente, decine di spacciatori di droghe, in gran parte stranieri, spesso “richiedenti asilo”, arruolati da trafficanti, neutralizzati solo per poco tempo dalle forze di polizia grazie ad una legislazione inadeguata alla gravità del fenomeno).
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