“Non archiviate il caso Alpi”: 252 parlamentari firmano l’appello
Le firme consegnate alla madre di Ilaria e a Fnsi e Usigrai. Verini: «Grazie all’informazione che continua a illuminare la vicenda». Giulietti: «Questa non è una commemorazione». Lorusso: «Se l’Italia deciderà per l’archiviazione siamo pronti a rivolgerci agli organismi internazionali».
252 tra deputati e senatori di diversi partiti hanno firmato un appello che chiede verità e giustizia per Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. A raccogliere le adesioni l’onorevole Walter Verini, che ha illustrato l’iniziativa oggi alla Camera insieme con il presidente e il segretario generale della Fnsi, Giuseppe Giulietti e Raffaele Lorusso, e con la mamma di Ilaria, la signora Luciana Alpi.
«Noi non archiviamo – ha detto il deputato Pd – e chiediamo al gip, nel pieno rispetto per il lavoro della magistratura, di non accogliere la richiesta della procura di Roma di archiviare l’inchiesta sulla morte della giornalista del Tg3 e del suo operatore. Per ora è solo una richiesta, vedremo cosa deciderà il giudice. Intanto grazie alla Rai e all’informazione italiana che ha continuato, e auspichiamo che continuerà, a tenere accesi i riflettori su questa vicenda».
Le firme raccolte sono state consegnate simbolicamente alla signora Luciana e a Fnsi e Usigrai. «Il gip che si oppose alla prima richiesta di archiviazione, 10 anni fa, scrisse chiaramente che si è trattato di un duplice omicidio su commissione. Che la causa più plausibile della morte di Ilaria e Miran fu il tentativo di nascondere quello che avevano scoperto. La corte d’Appello di Perugia che ha scagionato l’unico “colpevole” ha parlato di depistaggi. È alla luce dei documenti della magistratura che faccio appello al gip affinché respinga la nuova richiesta di archiviazione», ha ripetuto Luciana Alpi.
«Dopo 23 anni e 3 mesi noi non cerchiamo “un” colpevole ma “il” colpevole. Anche se il commando era composto da 7 persone. Anche se Ilaria è sopravvissuta quasi un’ora dopo l’agguato e nessuno l’ha soccorsa. Voglio la verità, solo la verità. A tutti i costi», ha ribadito.
«Questa non è una commemorazione», ci ha tenuto a precisare Giuseppe Giulietti. «La Federazione della Stampa, l’Usigrai, la Rai e tutta l’informazione italiana continueranno a farsi carico di questa vicenda. Tutti gli italiani devono farsene carico. Al momento c’è solo la richiesta di archiviazione. Noi chiediamo di non accogliere questa richiesta, non perché lo chiedono la famiglia o i giornalisti, ma perché la sentenza del tribunale di Perugia parla chiaramente di depistaggio», ha spiegato ancora il presidente della Fnsi.
«”Mi interessa più la verità che la giustizia”. Sono parole che sento dalla signora Alpi, dai genitori di Giulio Regeni, dalla famiglia di Andrea Rocchelli, dai parenti di Maria Grazia Cutuli: chiedono verità, vogliono sapere cosa è accaduto. La giustizia si ponga questo obiettivo, non interessa a noi come non interessa ai familiari delle vittime chi è che andrà in galera», ha concluso Giulietti.
E se la giustizia italiana dovesse decidere per l’archiviazione «andremo oltre, andremo in Europa, ovunque purché questa vicenda non cada nel silenzio e nell’oblio», ha incalzato il segretario generale Raffaele Lorusso.
«Ilaria e Miran avevano scoperto un traffico di rifiuti tossici alle spalle delle operazioni di cooperazione internazionale. Questo è scritto nero su bianco nel libro della signora Alpi. Bisogna seguire questa pista per scoprire la verità, pur con tutte le difficoltà che questo comporta. È l’unica via. Ci auguriamo che non sarà necessario, ma se in Italia non si avrà la verità siamo pronti a ricorrere agli organismi internazionali», ha ripetuto il segretario della Fnsi prima di chiudere la conferenza stampa.
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