Roma FNSI, Inquietudine, incompletezza, immaginazione
La Federazione della Stampa ospita una discussione sull’informazione che parte da papa Francesco e riguarda tutti i giornalisti. Appuntamento a partire dalle 9.45, in sala Tobagi, con autorevoli esponenti dei mondi teologico, storico, filosofico e con direttori di reti e testate.
Il 14 giugno la Federazione nazionale della stampa italiana ospiterà una discussione sull’informazione che parte da papa Francesco e riguarda tutti i giornalisti. Sarà una discussione importantissima sulle tre grandi priorità giornalistiche indicate da Bergoglio: «Inquietudine, incompletezza del pensiero e immaginazione».
Quando nel febbraio scorso è uscito il numero 4000 del quindicinale La Civiltà Cattolica – periodico redatto da un collegio di giornalisti tutti gesuiti il cui speciale vincolo al papa è stato sempre riconosciuto da tutti i papi dall’anno di fondazione, il 1850 – papa Francesco ha rivolto ai colleghi de La Civiltà Cattolica un discorso che ci riguarda tutti. Il papa in particolare in quel discorso ha infatti indicato ai “suoi giornalisti” tre parole: «La prima parola è inquietudine. Vi pongo una domanda: il vostro cuore ha conservato l’inquietudine della ricerca? Solo l’inquietudine dà pace al cuore di un gesuita. Senza inquietudine siamo sterili. Se volete abitare ponti e frontiere dovete avere una mente e un cuore inquieti. […] La vostra rivista prenda consapevolezza delle ferite di questo mondo, e individui terapie. Sia una scrittura che tende a comprendere il male, ma anche a versare olio sulle ferite aperte, a guarire […]».
La seconda parola è incompletezza. «La crisi è globale, e quindi è necessario rivolgere il nostro sguardo alle convinzioni culturali dominanti e ai criteri tramite i quali le persone ritengono che qualcosa sia buono o cattivo, desiderabile o no. Solo un pensiero davvero aperto può affrontare la crisi e la comprensione di dove sta andando il mondo, di come si affrontano le crisi più complesse e urgenti, la geopolitica, le sfide dell’economia e la grave crisi umanitaria legata al dramma delle migrazioni, che è il vero nodo politico globale dei nostri giorni. Vi do dunque come figura di riferimento il servo di Dio padre Matteo Ricci (1522-1610). Egli compose un grande Mappamondo cinese raffigurando i continenti e le isole fino ad allora conosciuti. Così l’amato popolo cinese poteva vedere raffigurate in forma nuova molte terre lontane che venivano nominate e descritte brevemente. Tra queste pure l’Europa e il luogo dove viveva il Papa. Il Mappamondo servì anche a introdurre ancora meglio il popolo cinese alle altre civiltà. Ecco, con i vostri articoli anche voi siete chiamati a comporre un “mappamondo”: mostrate le scoperte recenti, date un nome ai luoghi, fate conoscere qual è il significato della “civiltà” cattolica, ma pure fate conoscere ai cattolici che Dio è al lavoro anche fuori dai confini della Chiesa, in ogni vera “civiltà”, col soffio dello Spirito», ha detto il papa.
La terza parola è immaginazione. «Questo nella Chiesa e nel mondo è il tempo del discernimento. Il discernimento si realizza sempre alla presenza del Signore, guardando i segni, ascoltando le cose che accadono, il sentire della gente che conosce la via umile della cocciutaggine quotidiana, e specialmente dei poveri. La sapienza del discernimento riscatta la necessaria ambiguità della vita. Ma bisogna penetrare l’ambiguità, bisogna entrarci, come ha fatto il Signore Gesù assumendo la nostra carne. Il pensiero rigido non è divino perché Gesù ha assunto la nostra carne che non è rigida se non nel momento della morte. Per questo mi piace tanto la poesia e, quando mi è possibile, continuo a leggerla. La poesia è piena di metafore. Comprendere le metafore aiuta a rendere il pensiero agile, intuitivo, flessibile, acuto. Chi ha immaginazione non si irrigidisce, ha il senso dell’umorismo, gode sempre della dolcezza della misericordia e della libertà interiore. È in grado di spalancare visioni ampie anche in spazi ristretti come fece nelle sue opere pittoriche il fratel Andrea Pozzo (1642-1709), aprendo con l’immaginazione spazi aperti, cupole e corridoi, lì dove ci sono solo tetti e muri», ha concluso il pontefice.
Queste tre indicazioni contengono elementi molto importanti per tutti, credenti e non credenti. In questo nostro tempo e davanti alle sfide con le quali il giornalismo e i singoli giornalisti si confrontano quotidianamente costituiscono la base di una riflessione essenziale per tutta la nostra categoria.
Per questo abbiamo deciso, insieme all’Ordine dei giornalisti del Lazio, di promuovere una mattinata di confronto, il 14 giugno in Fnsi, con autorevoli esponenti dei mondi teologico, storico, filosofico, con testimoni della vita, delle sue nuove sfide e con direttori di reti e testate di informazione, decani del giornalismo.
Ecco il programma dell’incontro:
09.45 Apertura
Perché questo convegno
Raffaele Luise
10.00
Giuseppe Giulietti, Sharzad Houshmand, Marco Impagliazzo, Giacomo Marramao, Daniele Menozzi, p. Camillo Ripamonti sj, p. Antonio Spadaro sj, Andrea Tornielli.
Coordina Riccardo Cristiano
ore 12.15
pausa
12.30
Raniero La Valle, Sergio Lepri, Raffaele Lorusso, Paolo Ruffini, Marino Sinibaldi, Paola Spadari.
Coordina Vania De Luca.
*Riccardo Cristiano è presidente Associazione Giornalisti Amici Dall’Oglio
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