L’indisturbato traffico di eroina nei Balcani
Gran parte dell’eroina di produzione afghana e buona parte della marijuana albanese transitano nella regione balcanica senza eccessivi problemi per i narcotrafficanti. Il termine “indisturbate” è quello attribuito a queste organizzazioni criminali dagli esperti europei presenti nell’area a sottolineare il disimpegno generalizzato, con qualche eccezione, degli apparati di sicurezza nella repressione di tale criminalità che genera “in economie in via di sviluppo” introiti economici di tutto rilievo.
La situazione è tale per cui, ad esempio, in Macedonia eventuali singole iniziative investigative vengono sistematicamente monitorate e possono essere interrotte (o boicottate) dai “Servizi di sicurezza” che esercitano un penetrante controllo su tutte le istituzioni, incluse le forze di polizia e la magistratura. Controllo che i Servizi hanno svolto grazie anche alla parentela del loro capo con l’ex premier Gruesvki, entrambi accusati di aver utilizzato, per fini personali, le intercettazioni telefoniche durante indagini di polizia. In realtà questo abuso di potere riguarda anche altri paesi balcanici dove i “Servizi” valutano, se, come e quando dare informazioni agli organismi di polizia per lo svolgimento di eventuali attività investigative. Questo spiega perché da queste parti, in tutto il 2016, la polizia antidroga macedone ha sequestrato soltanto 814grammi di eroina e le dogane 4,622kg. Eroina che vede la mafia albanese come la grande protagonista del traffico (cfr.il rapporto Europol 2016) gestendo dalle 4 alle 6 tonnellate al mese di questa droga per un giro stimato di circa due miliardi di dollari.
È anche vero che negli ultimi anni il transito dell’eroina sta interessando la parte settentrionale della cosiddetta rotta balcanica a causa dei controlli alle frontiere, divenuti più stringenti, in molti paesi per il controllo dell’immigrazione clandestina, interessando la zona del Mar Nero (in particolare i porti di Burgas e di Varna) per arrivare, poi, nelle piazze europee dalla Romania e dalla Bulgaria. Non solo eroina ma anche cocaina come ha scoperto la polizia romena, nel luglio 2016, nel porto di Varna sequestrandone circa 2,5tonnellate in un container a bordo di una nave proveniente dal Sud America.
Nella regione balcanica restano sempre potenti i clan mafiosi albanesi che fanno capo alle famiglie Kula, Abazi, Borici e Brokaj, alle cui dipendenze operano diverse cellule di kosovari che a loro volta controllano altri settori illegali in gran parte della regione balcanica. D’altronde, l’Albania è diventata il maggior produttore di cannabis in Europa e le entrate provenienti dal traffico e dalla produzione incidono del 2,6% sul Pil del paese secondo il rapporto della Commissione europea sul progresso in Albania del novembre 2016. Né sono servite a molto le distruzioni delle piantagioni di cannabis operate negli ultimi tre anni nel villaggio di Lazarat, al confine con la Grecia, luogo simbolo della produzione di marijuana. Da quelle parti, ancora oggi, si producono circa 900 tonnellate di marijuana (un aumento della produzione di ben cinque volte rispetto agli ultimi anni) per una valore di almeno 4,5 miliardi euro. In tutto il 2016 sono state 2.082 le coltivazioni di cannabis segnalate alla polizia albanese dalla nostra Guardia di Finanza che, in base ad accordi di cooperazione, compie il monitoraggio delle piantagioni con propri velivoli. Collaborazione che si sviluppa anche nel settore delle indagini, nello scambio informativo e che ha portato, anche in questo scorcio di anno, alla identificazione e all’arresto in Italia di centinaia di narcotrafficanti albanesi (l’ultimo del 22 maggio scorso con un corriere albanese fermato dai carabinieri al casello autostradale di Milano est con 32kg di cocaina a bordo dell’auto).
Si tratta, lo ripetiamo, di piccoli successi nel contrasto ad un fenomeno criminale che richiederebbe, in molti paesi del mondo,soluzioni strategiche di altro tipo, soprattutto di carattere politico, che non si prendono per gli interessi, le complicità, le ambiguità e le collusioni che stanno dietro alla produzione e al traffico internazionale degli stupefacenti.
Il via vai lungo la costa adriatica dei trafficanti albanesi
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