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‘Ndrangheta: centro di accoglienza bancomat delle cosche

Donatella D'Acapito il . Calabria

caraAncora affari fatti sulla pelle dei migranti. Affari che, Mafia Capitale docet, fruttano più di quelli che si fanno con la droga. Un business che va avanti da oltre dieci anni e che ha fatto incassare alla criminalità organizzata molti, molti soldi. Perché su 103 milioni di euro che il Ministero dell’Interno ha girato dal 2006 al 2015 per gestire il centro dei richiedenti asilo “Sant’Anna” di Isola Capo Rizzuto, in provincia di Crotone, 36mln sono finiti direttamente nelle tasche della potente cosca con a capo la famiglia Arena.

È questo il dato più importante che emerge dalla maxi operazione “Jonny” che ha portato all’arresto questa mattina di 68 persone e altre 16 persone indagate a piede libero.

I provvedimenti sono stati disposti dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, guidata dal Procuratore Nicola Gratteri, a seguito di indagini coordinate dal procuratore aggiunto Vincenzo Luberto. Le accuse vanno dall’associazione di tipo mafioso all’estorsione, dal porto e detenzione illegale di armi all’intestazione fittizia di beni, alla malversazione ai danni dello Stato, fino alla truffa aggravata, la frode in pubbliche forniture e altri reati di natura fiscale, tutti aggravati dalla modalità mafiose.

Per l’operazione sono scesi in campo oltre 500 uomini, tra carabinieri del Ros e del Reparto Operativo – Nucleo Investigativo di Catanzaro, agenti della Polizia di Stato appartenenti alle Squadre Mobile delle Questure di Catanzaro e Crotone e finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria e della Compagnia di Crotone con il concorso dei rispetti Uffici e Comandi centrali.

Fra i nomi eccellenti degli arrestati, spiccano quello di Leonardo Sacco, governatore della “Fraternità della Misericordia”, e di don Edoardo Scordio, parroco della chiesa di Maria Assunta di Isola.

Secondo gli investigatori, sarebbe proprio Sacco il tramite della cosca. Attraverso la Misericordia, infatti, gli Arena sarebbero riusciti ad aggiudicarsi gli appalti indetti dalla Prefettura di Crotone per le forniture dei servizi di ristorazione sia per il sant’Anna che per il centro d’accoglienza di Lampedusa. Appalti che venivano affidati poi a imprese costituite ad hoc dagli Arena e dalle altre ‘ndrine con lo scopo di dividersi i fondi per i migranti. E la torta da dividere era grande, visto che è lo stesso Gratteri a parlare della scarsa quantità e qualità dei pasti serviti – “cibo per maiali”, li ha definiti – e ad aggiungere che appare evidente come “chi doveva controllare non ha controllato”.

Oltre a Sacco, è finito in carcere anche il suo mentore don Edoardo Scordio, indagato per associazione a delinquere di stampo mafioso e riciclaggio. Il sacerdote avrebbe ricevuto 132.000 euro nel solo anno 2017 a titolo di prestito-contributo e pagamento di note di debito “per servizi di assistenza spirituale” che avrebbe reso ai profughi ospiti della struttura. Denaro che don Scordio ha poi prontamente spedito in Svizzera.

“Il centro di accoglienza e la Misericordia erano il bancomat della mafia”, ha detto oggi il comandante del Ros dei Carabinieri Giuseppe Governale che ha poi ricordato come fosse la stessa cosca a scegliere i propri uomini fra cui Sacco e Scordio. Una scelta che si è trasformata in una macchina da soldi anche per i due prescelti. “Leonardo Sacco – continua ancora Governale – nel 2002 dichiara al fisco circa 800 euro. Le perquisizioni di stamattina hanno portato a rilevare somme contanti per circa 200mila euro”.

Ma questo business diventa anche l’occasione per stipulare una importante pax mafiosa. L’elevato flusso di finanziamenti pubblici riservati all’emergenza migranti, infatti, sarebbe alla base degli accordi fra le cosche Arena e Dragone contrapposte ai Nicoscia e Grande Aracri che, nel primo decennio del 2000, si erano rese protagoniste di un cruento conflitto degenerato in numerosi omicidi e scontri a fuoco. La faida, infatti, cessava proprio quando, una volta andato a regime il sistema di drenaggio di denaro pubblico proveniente dagli appalti per la gestione del centro accoglienza, le risorse venivano  spartite fra le ‘ndrine.

Migranti e non solo. Stando alle carte, la famiglia Arena avrebbe avuto una capacità di penetrazione criminale che toccava molti ambiti: dal traffico di opere d’arte, al business delle estorsioni ai danni di esercizi commerciali ed imprese anche impegnate nella realizzazione di opere pubbliche sull´area ionica della provincia di Catanzaro, fino alla raccolta delle scommesse on line e del noleggio degli apparecchi da intrattenimento, nella città di Crotone e nel suo hinterland, ottenendo enormi profitti dall’alterazione degli equilibri concorrenziali che ha determinato la concentrazione della raccolta del gioco nelle mani del crimine organizzato, precludendo così l´accesso ad altri operatori commerciali.

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