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I paradossi nella lotta alle mafie

Davide Mattiello* il . L'analisi

rosario-di-salvo-e-pio-la-torreLa lotta alle mafie e alla corruzione ha bisogno di credibilità, invece viviamo ancora troppi paradossi.

Per esempio: la commemorazione dell’assassinio di Pio La Torre e di Rosario Di Salvo, uccisi 35 anni fa, soprattutto a causa dell’impegno di La Torre sul fronte innovativo e fondamentale dell’aggressione ai patrimoni mafiosi. Ma come onorare questa memoria, visto che la riforma del Codice Antimafia, che serve proprio a potenziare il sistema delle confische, dopo essere stata approvata dalla Camera a Novembre del 2015 è ferma in Senato? Non basta: sappiamo che in Senato qualcuno prepara emendamenti per stravolgere il testo licenziato dalla Camera, con il probabile esito di lasciare tutto come è, dal momento che ormai incombe il termine della Legislatura. E’ bene che sia  chiaro a tutti che ogni provvedimento legislativo che non abbia concluso il suo iter parlamentare, viene totalmente azzerato nella Legislazione successiva. Se consideriamo che il lavoro per questa riforma parte nel 2012 con la Campagna Io riattivo il lavoro, promossa da CGIL Libera Avviso Pubblico ACLI, soprattutto per denunciare lo scandalo degli innumerevoli fallimenti delle aziende sequestrate, ecco che avremmo sprecato sei (6) anni di impegno. Eppure allo scoppio del “caso Saguto” tutti a chiedere, giustamente, norme più rigorose nella gestione dei beni sequestrati e confiscati: ecco, quelle norme sono nel testo della Camera e ora rischiamo di buttare via tutto.

Altro esempio: i 70 anni dalla strage di Portella della Ginestra, Primo Maggio 1947, che segna simbolicamente l’inizio in epoca repubblicana della ininterrotta convivenza tra pezzi di Stato e mafia. Come commemorare quell’eccidio se ad oggi, pur sapendo quanti pericolosi latitanti italiani fuggono alla giustizia rifugiandosi a Dubai, non siamo ancora riusciti ad approvare il Trattato di cooperazione giudiziaria e di estradizione con gli Emirati Arabi Uniti? Ciò nonostante che nel Settembre del 2015 il Ministro Orlando avesse firmato con il suo omologo emiratino l’accordo di cooperazione, accordo che raggiunse il tavolo del Consiglio dei Ministri il 3 Marzo del 2016, salvo poi essere rinviato sine die (e soprattutto senza una valida ragione). Dal momento che il più noto tra i latitanti italiani che sverna dall’Agosto del 2013 a Dubai è il già deputato Forzista Amedeo Matacena, non rischia questa situazione vergognosa di suonare come una conferma della attualità e della resilienza di rapporti altolocati tra mafie e pezzi di Istituzioni? Fatti come questi allontanano dalla cultura della legalità, perché alimentano la malsana convinzione che l’Italia sia il Paese di furbi e delle “cricche” e che il rispetto delle regole valga soltanto per i fessi.

Ultimo esempio: le parole del procuratore di Catania Zuccaro sulle ONG. Se la preoccupazione del procuratore è quella di segnalare il pericolo di una possibile convergenza criminale tra gli interessi degli scafisti e gli interessi di certa cooperazione non governativa, vorrei tranquillizzare il Procuratore: la sveglia è suonata per tutti, anche per i più pigri, il 2 dicembre del 2014 con gli arresti di Mafia Capitale. Siamo tutti consapevoli che purtroppo in un modo o in un altro c’è chi fa speculazione sulla pelle di chi soffre, anche dei migranti che arrivano nel nostro Paese. Ma da allora in tanti abbiamo fatto quello che abbiamo potuto per alzare le difese, ognuno usando gli strumenti propri: noi con l’approvazione in Parlamento di norme più stringenti sul sistema di accoglienza. Piuttosto vorrei segnalare al procuratore Zuccaro, che ha una grande esperienza sul fronte dell’antimafia, che frasi del genere posso servire a coloro che intendono distruggere un intero sistema, esattamente come accadde con i collaboratori di giustizia. E’ questo che si vuole?

Orlando: Contro mafie e terrorismo serve la Procura Europea

Pio La Torre

*deputato PD, Commissione Antimafia

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