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La criminalità organizzata transnazionale

Piero Innocenti il . Senza categoria

mosca_incontro_ministri_internoDovrebbe essere ormai ben chiaro che quando si parla di criminalità organizzata transnazionale non ci si riferisce ad un semplice problema di ordine pubblico e di sicurezza sociale  ma ad una realtà che sta mettendo in pericolo la sopravvivenza della democrazia, delle istituzioni e delle strutture della società civile di molti paesi del mondo. Nessuna delle molteplici facce del fenomeno può essere sottovalutata o trascurata: le prospettive sono molto preoccupanti e lo sono ancor di più in tutti quei paesi dove non c’è un livello soddisfacente di democrazia. Basti pensare ai paesi dell’Africa, dell’Asia, del Medio Oriente, dell’America Latina, che presentano una instabilità endemica che ha favorito enormemente i giochi e gli interessi delle multinazionali del crimine le cui potenzialità economiche e finanziarie sono divenute enormi. Così come sono diventati enormi i problemi indotti dal riciclaggio dei profitti illeciti che continuano ad inquinare l’economia e la finanza mondiale punteggiata da paradisi fiscali e bancari e da governi “resistenti” ad applicare misure repressive per il timore che le restrizioni comportino, a livello economico e sociale, ripercussioni negative ( fuga di capitali, caduta della domanda interna, aumento della disoccupazione, turbolenze sociali). Il crimine organizzato è diventato la prima industria mondiale con fatturati iperbolici che l’internazionalizzazione delle imprese criminali, ormai sistemica, fa sempre di più lievitare. Se veramente si vuole contrastare la mondializzazione delle mafie il terreno è quello della solidarietà, della cooperazione seria, della lotta agli squilibri nei livelli di sviluppo, di ricchezza tra gli Stati del mondo. E’ il tema globale, complesso e grandioso, dei rapporti di collaborazione a livello internazionale. E’ il retaggio delle future generazioni, il loro compito storico. E’ la “madre di tutte le questioni” di grande portata storica dell’epoca che stiamo vivendo: lo sviluppo del terzo mondo, il rapporto nord-sud, le discriminazioni razziali ed economiche a livello di popoli, di nazioni, di continenti; il tema della pace e della guerra sempre più drammatico in questo periodo storico. Di fronte a questa visione certamente non entusiasmante può sembrare improprio ( perché inadeguato) qualsiasi sforzo, qualsiasi operare. Ma non è così. Le menti criminali sono anch’esse umane e imperfette e il loro mondo è altrettanto diviso e conflittuale. Anche i piccoli successi quotidiani delle magistrature e delle polizie nel mondo sono fatti importanti in un quadro di un processo reale di sviluppo delle politiche globali che vengono elaborate sui tavoli comunitari. C’è, tuttavia, un pessimismo diffuso perché, da troppi anni ormai, la situazione non si è evoluta se non in senso negativo e, oggi, in particolare, il contesto politico internazionale non lascia intravedere possibilità di cambiamento della tendenza. Non si va da nessuna parte erigendo muri, minacciando o alimentando guerre, pensando alle sovranità nazionali. E con i populismi e le ventate di autoritarismo che si stanno manifestando in alcuni paesi dell’UE ma anche altrove,  c’è il serio pericolo che le frontiere nazionali tornino ad essere un ostacolo più invalicabile che mai per poliziotti e magistrati a dispetto di una sempre più accentuata internazionalizzazione e globalizzazione del crimine.  E’ assolutamente necessario, allora, poter contare su una strategia globale di contrasto, armonizzata a livello internazionale. Lavorare per una seria integrazione internazionale nella lotta al crimine organizzato, è premessa indispensabile per rompere la ragnatela dei confini nazionali e ridurre i tanti interstizi e zone grigie della modernità in cui le mafie sanno bene come incunearsi. Tra gli Stati occorrono dialogo e intesa non essendo più sostenibile l’autarchia nelle scelte di politica criminale. Nei rapporti di assistenza tra gli Stati è il principio di affidamento e non quello di indifferenza e tantomeno di ostilità a dover prevalere. Deve anche crescere la consapevolezza che la sola risposta repressiva , per quanto necessaria, non basta. Non basta contrastare le manifestazioni del fenomeno criminale. Occorre aggredire anche le sue radici che, in molti casi, vuol dire cercare di sradicare le ingiustizie che possono essere elemento scatenante. Le imprese criminali globali ” ingrassano” ovunque ci siano guerre e conflitti. E se non ci sono guerre e conflitti spesso li provocano per poter “ingrassare” lasciandosi dietro miseria e disperazione. Il futuro di intere generazioni viene così rubato.

La “mafia nera” ancora sottovalutata

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