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L’Uzbekistan, il narcotraffico, il terrorismo

Piero Innocenti il . Senza categoria

uzbekistanL’Uzbekistan sta vivendo una fase di attesa dopo la elezione, settembre 2016, del nuovo presidente Savkat Mirzieev che, fin dal suo insediamento, ha inviato chiari segnali di rottura con la gestione del suo predecessore Karimov, alimentando, così, le speranze di un futuro migliore per la classe medio bassa della popolazione metà della quale vive in contesti rurali densamente popolati.
C’è ancora il serio problema dell’estremismo politico e religioso che ha investito il paese sin dai primi tempi della sua indipendenza dall’Unione Sovietica (1991) e che ha originato negli anni seguenti il Movimento Islamico dell’Uzbekistan (IMU) autore di diversi attentati nel 1999. Dopo una dura repressione da parte del Governo che aveva costretto il gruppo terroristico a trovare rifugio in Afghanistan e, soprattutto, dopo gli omicidi dei due leader, Juma Namangani e Tahir Yuldoshev, avvenuti nel 2001 e 2009, il Movimento si è fuso con altri gruppi in Afghanistan dedicandosi, in particolare, al reclutamento di nuovi combattenti, alla raccolta di informazioni (gli stessi talebani fanno particolare affidamento a questa rete informativa), alla fabbricazione di ordigni esplosivi.
Il più consistente canale di finanziamento per l’IMU deriva dal traffico di oppio ed eroina ma fonti locali parlano anche di un coinvolgimento nel narcotraffico di settori dei Servizi di Sicurezza Nazionale (SNB) ubzeki punto che spiegherebbe la modesta azione antidroga nel paese. Infatti, stando ai dati statistici forniti dalle autorità locali, nel secondo semestre del 2016 (sono gli ultimi dati disponibili) sono stati sequestrati complessivamente 2.656kg di stupefacenti di cui 1.046 di oppiacei, 88,9kg di eroina, 565kg di oppio grezzo, 196kg di hashish e 282kg di marijuana ed arrestate 2.046 persone per delitti collegati alle droghe.
Tornando al punto del terrorismo, non poche apprensioni ha suscitato l’adesione dell’IMU all’ISIS, annunciata l’anno passato, anche se la cattura, da parte dei talebani, del leader dell’IMU, Usman Ghazi, avrebbe ridimensionato tale pericolo. Il condizionale è d’obbligo se si da uno sguardo ai diversi episodi verificatisi nell’ultimo anno in diverse città della Russia e della Turchia in cui sono stati arrestati cittadini ubzeki coinvolti nella progettazione o nella preparazione di attentati terroristici.
Così, a febbraio del 2016, a Mosca e a San Pietroburgo, la polizia russa aveva scongiurato una serie di attacchi in cui erano coinvolti ubzeki e, sempre a febbraio, a Ryazan (200 km da Mosca) era stato arrestato un ubzeko che stava reclutando connazionali per conto dell’ISIS. A maggio,poi, è stato possibile prevenire un attentato che aveva come obiettivo la sala concerti Chaykovskiy di Mosca arrestando un nutrito gruppo di undici ubzeki, un russo e un kyrgyzo. Il mese dopo, la strage (44 persone morte) nell’aeroporto di Istanbul ad opera di terroristi russi, ubzeki e kirghisi.
Ed ancora: l’arresto ad agosto nell’aeroporto di Namangan di un cittadino ubzeko con materiale di propaganda a favore dell’ISIS ( 300 memory stick nascosti tra dolciumi e contenenti video estremisti). Per ultimo, a gennaio di quest’anno, il gravissimo attentato in una discoteca di Istanbul, sempre ad opera di un cittadino ubzeko, in cu sono  stati uccisi 16 cittadini stranieri e altri 69 sono rimasti feriti. In Uzbekistan, al momento, sembra funzionare la prevenzione che vede nel Servizio di Sicurezza Nazionale il principale organismo di riferimento anche se, talvolta, le operazioni, i controlli e le retate che vengono effettuati non sempre si basano su un sistema accusatorio solido.
In tema di corruzione, secondo Transparency International, l’Uzbekistan occupa il 153mo posto su 168 paesi e, anche se questo reato non è previsto dalla legge penale ubzeka, nel 2014, per abuso di potere e malversazione sono stati arrestati una trentina di funzionari della Procura Generale e oltre duecento del Ministero dell’Interno. Anche negli ultimi due anni è proseguita la pulizia contro i “ladri di Stato”.

Tajikistan, narcotraffico e corruzione

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