Il degrado urbano e quegli insopportabili graffiti
Un paio di giorni fa, a San Donato (Milano), la polizia municipale ha effettuato uno dei primi interventi a livello nazionale contro alcuni giovani imbrattatori spagnoli, in trasferta nel nostro paese, sorpresi in metrò, applicando le nuove norme contenute nel decreto legge 20 febbraio 2017 n°14 in tema di sicurezza urbana. In particolare ha trovato applicazione la norma di cui all’articolo 9 (Misure a tutela del decoro di particolari luoghi) del suddetto provvedimento, che prevede il pagamento della sanzione amministrativa: una somma di denaro da 300 a 900 euro, inflitta dal sindaco nei confronti di “chi ponga in essere condotte lesive del decoro urbano o della libera accessibilità e fruizione nelle aree interne delle infrastrutture, fisse e mobili, ferroviarie, aeroportuali, marittime e di trasporto pubblico locale, urbano ed extraurbano e delle relative pertinenze”.
La relazione illustrativa che accompagna il decreto legge nell’iter di conversione, chiarisce cosa debba intendersi per infrastrutture fisse e mobili riportando come esempio la rete dei binari e i vagoni, considerati infrastrutture del servizio metropolitano e le stazioni e le vie di accesso come pertinenze. Oltre al sequestro delle cose che sono servite o sono state destinate a commettere l’illecito, nei confronti dei writers è previsto l’ordine di allontanamento da dette aree, che ha validità 48 ore e per la cui violazione è prevista la sanzione pecuniaria sopraindicata aumentata del doppio.
Considerata la tipologia dei destinatari, ho seri dubbi che tale sanzione possa essere oblata. Copia dell’ordine di allontanamento va inviata anche al questore competente per territorio e, nella eventualità di reiterazione di tali fatti e sempreché dalla condotta possa derivare pericolo per la sicurezza, questi può disporre il divieto di accesso (Daspo, nel linguaggio giornalistico) in una delle aree indicate per un tempo non superiore ai dodici mesi.
I tre insopportabili graffitari pizzicati dalla polizia municipale milanese dovranno rispondere innanzi al giudice di pace anche del reato previsto dall’art.639 secondo comma del codice penale (Deturpamento e imbrattamento di cose altrui) che prevede la modesta pena della reclusione da uno a sei mesi o della multa da 300 a 1.000 euro, ma a loro toccherà anche ripulire e ripristinare i luoghi imbrattati o, qualora ciò non sia possibile, sostenerne le relative spese o rimborsare quelle da altri sostenute a tal fine. In questo senso, il decreto legge in argomento, aggiunge il comma 4 bis all’art.639 del Codice Penale prevedendo, inoltre, con il consenso del condannato, la possibilità, in alternativa, di una prestazione lavorativa non retribuita a favore della collettività per un tempo comunque non superiore a quello della pena sospesa.
Si tratta, alla fine, di un primo, ancora modesto, tentativo di porre un argine alla intollerabile barbarie alla quale assistiamo in diverse città, anche se ritengo che occorrerebbero misure più drastiche, meno “consensuali” e più stigmatizzanti nei confronti di chi deturpa superfici mobili e immobili e, per esempio, obbligarli ad indossare tute da lavoro ben visibili fornite dal Comune per ripulire con gli strumenti adatti, nelle ore immediatamente successive alla violazione e sotto la vigilanza degli agenti della polizia municipale, i luoghi e i beni imbrattati. Senza badare ad orari o a condizioni climatiche avverse.
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