La lettera di Maresca a Libera
Caro don Luigi e cari amici di Libera,
si cari amici, perché per me siete e sarete sempre amici. E non solo perché, nonostante tutto, veramente ho ancora molti amici dentro Libera, ma anche perché i miei, anzi i nostri nemici sono altri e noi tutti li conosciamo bene e li sappiamo chiaramente individuare, perché li combattiamo tutti i giorni.
Mi dispiace tantissimo per lo spiacevole equivoco che è nato a seguito della mia intervista rilasciata al settimanale Panorama.
In particolare, intendo chiarire subito che ho reso al giornalista un lunga intervista di oltre due ore nella quale affrontavo molti temi legati all’antimafia sociale.
Molte mie dichiarazioni non erano affatto riferite a Libera come il passaggio dell’articolo dove sono riportate le parole “ …associazioni nate per combattere la mafia hanno acquisito l’attrezzatura mentale dell’organizzazione criminale e tendono a farsi mafiose loro stesse”.
Peraltro, la frase riportata dal giornalista rappresenta la sua sintesi di un discorso ben più complesso in cui intendevo rimarcare la delicatezza del ruolo dell’antimafia sociale ed il pericolo di infiltrazione e strumentalizzazione che le associazioni corrono, oggi più di prima, che le mafie sono diventate più insidiose e camaleontiche.
Ancora l’affermazione che Libera “gestisce i beni sequestrati alle mafie in regime di monopolio e in maniera anticoncorrenziale” è anch’essa frutto della libera interpretazione del giornalista di un concetto più articolato, che ancora sostengo e sono pronto a dimostrare con decine di esempi, che si può cercare di sintetizzare così: in certi territori, infatti, è chiara la percezione che solo chi sia legato al mondo di Libera offra le garanzie di affidabilità necessarie per gestire beni confiscati. Viene, quindi, naturale che anche soggetti – per così dire – poco interessati alla causa volontaristica antimafia, cerchino di avvicinarsi a Libera al solo scopo di trarne vantaggi personali ed utili propri.
In questi sensi io lanciavo un grido di allarme. Il mio unico scopo era e resta quello di dire: stiamo attenti, molto attenti a non farci – tutti – strumentalizzare.
Mi sembra evidente, così intesa, che una siffatta situazione sia da me stata ritenuta e definita “pericolosa” ed “incompatibile con lo spirito dell’antimafia iniziale”. Nello stesso articolo di ritrova, infatti, il riferimento “a cooperative non sempre affidabili”. Quelle appunto che, sfruttando una vicinanza più o meno reale a Libera, tendono ad aggiudicarsi beni e fondi che utilizzano per scopi non propriamente solidaristici. Peraltro, il mio autentico pensiero è stato espresso con uno scritto, vergato da me ed inviato, per evitare ulteriori equivoci, al quotidiano IL MATTINO, che lo ha pubblicato il giorno successivo all’uscita di Panorama.
Questa è stata la mia pronta smentita alla interpretazione offerta e pubblicata da Panorama.
Ancora, intendo ribadire che non è frutto del mio pensiero e non è mai stato da me detto che “L’antimafia a volte sembra mafia. Ad iniziare da Libera, che non è più un esempio ma un pericolo”. Si tratta del titolo dell’articolo, anche questo liberamente tratto dal settimanale. Mai ho pronunciato quelle parole che ovviamente non mi possono in nessun modo essere attribuite, parole che non condividevo e non condivido.
Mi dispiace perché mai ho voluto neanche lontanamente screditare il vostro quotidiano impegno sul campo delicatissimo dell’antimafia sociale. Mi dispiace perché mai ho voluto neanche lontanamente mettere in dubbio la storia ed il valore inestimabile della storia di Libera. Mi dispiace perché alcune mie considerazioni tecniche e tratte dalla mia esperienza operativa sono state strumentalizzate ed utilizzate in una ingiusta e scorretta campagna di delegittimazione di Libera e del lavoro di molti volontari.
Altrettanto dispiaciuto sono per le conseguenze negative delle polemiche seguite alla pubblicazione di Panorama subite da tutti i volontari e le volontarie impegnate in territori difficili e autenticamente votati ad intervenire ed a combattere le mafie.
Come dicevo, già all’indomani della pubblicazione ho cercato in tutta fretta di chiarire il mio pensiero con una lettera inviata al quotidiano Il Mattino. Alcuni l’hanno letta e mi hanno detto e scritto comprendendo il mio pensiero e le mie ragioni. Ma purtroppo, ahimè, il danno era fatto. Per questo ho cercato un canale di comunicazione più profondo e sono oggi finalmente felice di poter scrivere a tutti voi.
Con la speranza di poter quanto prima incontrarvi per continuare un percorso che immagino comune.
Resta, infatti, la mia forte preoccupazione che, in un momento molto difficile della lotta alle mafie nel nostro Paese, persone solo apparentemente perbene riescano a superare le nostre barriere ed a riciclarsi continuando a compiere le loro malefatte e, così facendo, provochino un danno irreparabile a tutto il sistema. Dopo l’incontro con molti nostri amici comuni, però, questa mia preoccupazione è meno grave, sicuro come sono che esistono persone forti, consapevoli e capaci di lottare per questi valori e che insieme la battaglia si può vincere.
E spero che dopo queste mie brevi considerazioni possa essere anche per voi lo stesso.
Nella speranza di incontrarvi presto e di condividere il sacrificio dell’impegno sociale e la gioia dei successi contro il cancro della mafia, saluto tutti con l’affetto sincero di un amico.
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