Plan Condor, la sentenza
“Omicidio plurimo aggravato” è l’accusa con cui oggi verranno giudicati dalla III Corte d’Assise di Roma i 33 imputati del “Plan Condor”. Sarebbe una sentenza storica anche perché, dopo 70 udienze il PM ha chiesto 27 ergastoli e un’assoluzione.
Peccato che l’evento sia pressoché assente dalle pagine dell’informazione. Riguarda la storia recente dell’America Latina e dei sistemi totalitari che hanno sparso lutti e sofferenze in Argentina, Cile, Bolivia, Uruguay, Brasile e Paraguay negli anni ’70 e ’80. Il processo si è celebrato in Italia perché alcune delle circa 50.000 vittime e uno degli imputati sono di origine italiana.
Nel processo è stato dimostrato che all’epoca esisteva un vero e proprio piano denominato Condor ed elaborato dalla CIA per sostenere le dittature e annientare gli avversari politici al fine di evitare la penetrazione comunista nel continente. Chiaramente non si trattava soltanto di omicidi, ma anche di terribili torture e di sparizioni forzate (desaparecidos) che però sono reati non contemplati nel codice penale italiano.
Pensate che il processo ha preso le mosse dalle denunce dei familiari delle vittime che il PM Gerardo Capaldo ha cominciato a raccogliere in un unico fascicolo nel 1999. Le udienze sono state una galleria degli orrori con testimonianze e memorie che hanno rivelato un sistema crudele e disumano.
Segnalare oggi la sentenza significa onorare la memoria delle vittime e il dolore dei loro familiari, dare un segnale forte anche nel senso dell’educazione delle giovani generazioni perché non si ripetano mai più nella storia fatti di questo genere e per imparare che il dolore e il rispetto della vita non conosce confini.
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