Roma, Condor: dal “Plan” al Processo
“Rispetto ai crimini commessi dalle dittature militari, nei primi anni Novanta i governi democratici hanno varato leggi di amnistia, con la pretesa di mettere la parola fine a una fase storica che aveva comportato l’assassinio e la sparizione di circa mezzo milione di persone, l’incarcerazione, la tortura o l’esilio di milioni di altre. Le amnistie non hanno risolto il problema dell’impunità e alcuni fattori hanno riaperto la questione: il prestigio internazionale delle associazioni per i diritti umani, la scoperta degli archivi del Piano Condor in Paraguay (l’internazionale terrorista formata dalle dittature militari latinoamericane e organizzata negli Stati Uniti, che sovrintendeva alla sparizione di persone) e l’arresto dell’ex dittatore cileno Augusto Pinochet nel 1998”.
(Il nuovo corso latinoamericano – di Gianni Minà e Gennaro Carotenuto)
Mercoledi 18 gennaio dalle ore 19:00 presso il circolo Arci Sparwasser, Via del Pigneto 215
Condor: dal “Plan” al Processo
Quando le vittime chiedono verità e giustizia
Che cos’è il PLAN CONDOR?
Il processo prende il nome dalla vastissima operazione “Plan Condor” che mirava a contrastare l’insediamento di governi socialisti in America Latina, attraverso un vero e proprio terrorismo di Stato, con la tortura e l’omicidio e soprattutto la sparizione forzata degli oppositori politici. Per evitare che la rivoluzione cubana potesse allargarsi, le autorità sudamericane dei governi militari e quelle statunitensi, avevano risposto con il Plan Condor, il piano che prevedeva lo scambio di informazioni e l’azione congiunta dei governi militari, coordinate dagli Stati Uniti che consideravano il Sud America come il loro “giardino di casa”. È solo nel 1992, però, che emerge il disegno criminoso del Plan Condor con la scoperta di alcuni documenti della polizia del Paraguay, “gli archivi del terrore”, 700mila pagine contenenti i documenti e le foto degli oppositori politici uccisi, torturati e scomparsi e le prove della collaborazione tra le giunte militari.
A distanza di 40 anni, Libera associazioni nomi e numeri contro le mafie in occasione dell’udienza che si terrà a Gennaio a Roma, promuove un momento per dare voce alle storie relative i ponti di memoria internazionale che si sono costruiti in questi anni in particolare tra i famigliari delle vittime nel mondo. Ribadendo ancora una volta che “fare memoria” è differente dal semplice ricordare. Non si limita ad ammirare i resti mortali, le colonne superstiti, le reliquie. Paradossalmente è una memoria capace di rianimare il presente fino a riconsegnargli una dignità, un senso – di marcia e di significato -, una vita.
Ne parliamo con:
Luz Palmas Zaldua – coordinatrice dell’Area Memoria del CELS (Centro de Estudios Legales y Sociales), Argentina
Vito Ruggiero dottorando in storia dell’America latina – università di Roma Tre.
Maria Paz Venturelli – figlia di Omar Venturelli – desaparecido cileno di origine italiano
Salvo Vecchio – referente regionale settore memoria LIBERA
Modera: la giornalista Nadia Angelucci
Per l’occasione verrà proiettato un video di testimonianze.
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