Il reale andamento della sicurezza pubblica
Terminata la lunga parentesi -da dimenticare presto- come ministro dell’Interno di Alfano e delle sue “storielle” tranquillizzanti, raccontate più volte, solitamente in agosto (piena estate) e a fine anno (durante le festività), sui delitti in calo nel nostro Paese e sulla percezione della sicurezza, puntuale come sempre arriva la 27ª indagine del Sole24Ore sulla qualità della vita che vede, ancora una volta, in cima alla classifica nazionale Aosta (per la terza volta consecutiva).
Vivibilità e benessere che vedono un buon piazzamento, tra le prime quindici, anche di tre province emiliano-romagnole, in particolare, Bologna ottava, Ravenna dodicesima e Modena quindicesima. Staccate dal gruppo di testa Parma, Forlì-Cesena, Reggio Emilia a Rimini, dal ventiduesimo posto al trentatreesimo, più lontane Piacenza e Ferrara, rispettivamente al quarantottesimo e cinquantottesimo posto. Sette delle nove province della regione perdono posizioni rispetto al 2015 (tra queste Piacenza), una rimane stazionaria (Forlì-Cesena), mentre Bologna sale di quattro gradini e Ferrara di cinque.
Tra le sei aree di indagine vi è quella sulla “giustizia, sicurezza, reati” (dati elaborati del Ministero dell’Interno e Istat) che è quella sulla quale ci soffermeremo per fare qualche considerazione, perché è proprio in questo settore che la situazione delle benestanti province emiliano-romagnole non appare particolarmente brillante.
A cominciare dalla categoria dei “borseggi e scippi per 100mila abitanti” che vede tutte e nove le province occupare la parte bassa della relativa classifica ed in particolare Rimini e Bologna che, rispettivamente, con 920,73 delitti succitati e 1123,22 occupano il penultimo e ultimo posto a livello nazionale. Piacenza, poi, con 348,44 scippi/borseggi è alla non invidiabile 94ma posizione, dopo Reggio Emilia (223,51), Forlì-Cesena (225,29), Ferrara (256,95) e Modena (335,78). Ravenna con 361,92 e Parma con 406,67, sono nei “paraggi” della classifica. La situazione non muta nell’altro punto dolente dei “furti nelle abitazioni per 100mila ab“. Anche qui, tutte le nove province permangono nella zona bassa della classifica, con Modena (485,01 casi) e Ravenna addirittura ultima a livello nazionale con 752,95. Piacenza e Ferrara sono a “braccetto” all’87 e 88mo posto rispettivamente con 527,53 e 531,82 case svaligiate nel rapporto suddetto, mentre tutte le restanti province sono in una situazione peggiore. Situazione “scaglionata” quella riguardante i “furti di auto per 100mila ab” dove si va dai 40,29 di Forlì-Cesena ai 112,54 di Bologna (la provincia di Barletta/Andria è la peggiore nel paese, con un rapporto di 688,12 auto rubate). Anche in questo settore Piacenza non sta “messa bene” se si considera il valore di 99,65 che la pone nella 74ma posizione dopo tutte le altre province della regione. Restano le rapine (in strada, nelle case, negli esercizi commerciali, nelle banche, negli uffici postali) e anche qui si può rilevare come tutto il territorio regionale abbia ricevuto (e continui a ricevere) una particolare attenzione dai malviventi. Così, se Rimini e Bologna devono fare i conti con numeri piuttosto elevati, rispettivamente 101,35 e 83,12 rapine, tutte le altre province si mantengono a debita distanza, ma anche in questo caso con Piacenza che “guida” (42,51 rapine nel solito rapporto per 100mila ab) il gruppo delle rimanenti sette province.
Un quadro generale, dunque, che mette in risalto ancora una situazione della sicurezza pubblica molto precaria e fonte di legittima preoccupazione tra gli abitanti di molte città, frazioni e paesi. L’unica strategia che può portare ad un abbassamento dei valori dei delitti in questione è quella di una maggiore presenza di poliziotti e carabinieri sul territorio (le telecamere di sorveglianza e gli allarmi non bastano a scoraggiare di certo i malviventi) che vuol dire fare più arruolamenti, rimodulando, intanto, le norme penali e processuali affinchè prevedano il carcere senza sconti per chi sta saccheggiando e violando le nostre case e la nostra intimità. Il resto sono soltanto “storielle” che, forse, le può ancora raccontare qualche ministro dell’interno che vive su altri pianeti.
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