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“Esserci per gli ultimi”, don Ciotti a Borgomanero

Gianni Cometti il . Brevi, Senza categoria

dsc_0130Sono passati diciotto anni dal decesso di dom Mario Zanetta: a Paulo Afonso in Brasile il 13 novembre 1998, ma don Mario è come se fosse ancora presente su questa terra, a Santo Stefano, dov’era nato il 29 gennaio 1938. La sua azione, spirituale e materiale, è stata grandiosa e il tempo la sta rendendo sempre più evidente. E’ come un capitale che continua a fruttare interessi in modo copioso.
Ne è stata una dimostrazione la folla che ha occupato ogni angolo della chiesa parrocchiale di Santo Stefano la sera di giovedì 10 novembre, nell’incontro definito “Esserci per gli ultimi”.
Promotore è stato Mauro Facchini di Borgomanero con cui hanno collaborato  tanti altri, come il professor Eugenio Milani, conduttore della serata, il professor Stefano Maulini, che ha curato il servizio audio, l’attrice Bruna Vero che ha proposto, da par suo, significative letture della vita di don Mario.
In apertura un filmato sui momenti più importanti del suo essere sacerdote, missionario e vescovo, ma soprattutto padre ed amico.
Dom Mario iniziò il suo sacerdozio a Novara prima nella parrocchia di San Giuseppe e poi per circa cinque  anni in quella di San Martino. Nel 1969 partì per le zone povere brasiliane di Paulo Afonso, con il suo compagno di missione don Mario Tori che veniva chiamato con il suo secondo nome, Lorenzo, per non confonderlo con don (don: allora non era ancora vescovo) Mario Zanetta. Per il suo impegno in difesa degli ultimi il missionario borgomanerese subì anche un attentato. Mentre era in auto gli spararono alcuni colpi di arma da fuoco, ma provvidenzialmente, grazie ad una buca che gli fece fare un sobbalzo, riuscì a salvarsi. Visse a Paulo Afonso per venti anni come sacerdote e per dieci come vescovo, ma rimase sempre un uomo semplice, vero,  sorridente, cordiale, altruista, pieno di vita.
Don Lorenzo Tori morì in un incidente di moto dopo solo quattro anni dall’arrivo a Paulo Afonso nel Sertào (grande deserto) zona semiarida del Nordest del Brasile. Dom Mario raccolse così il suo esempio continuando nel suo impegno sociale, materiale e spirituale. Probabilmente senza Don Lorenzo Tori ci sarebbe stato un po’ “meno” dom Mario Zanetta.
Alla serata stefanese era presente Maria Tori, sorella di don Lorenzo, venuta da Montescheno a nord  di Domodossola.
Don Mario Bandera, già direttore del Centro missionario diocesano, ha ricordato dom come persona infaticabile: «Non si fermava  mai, dormiva pochissimo e quando dormiva lo faceva in qualsiasi posto, perfino su un pavimento. Ho sempre detto che ha vissuto 60 anni come se fossero stati 120.
A Paulo Afonso ha saputo immedesimarsi con la gente del luogo in modo straordinario: sapeva essere uno di loro nel parlare e negli atteggiamenti. Alla sua tomba dove è sepolto, come riconoscimento per sua intercessione, usano portare oggetti di legno: una gamba un braccio, indicanti la parte del corpo che è stata guarita».

Il ricordo di dom Mario è stato accompagnato anche dalle voci del canto religioso caratteristico di Paulo Afonso “Te amarei Senhor” eseguito  in portoghese dalla Corale “Cecco Fornara” diretta da Pierfranco Duella.
Studenti dell’Iti Leonardo da Vinci di Borgomanero (Valeria Muscas al violino, Cristian Gaudioso alla chitarra, Oliwia Zeszutek, voce) hanno eseguito “Imagine” di John Lennon, “Stand by Me” di Ben E. King e “The Sound of Silence” di Simon & Garfunkel.
Vi è stata anche una testimonianza video trasmessa del cantautore Alberto Fortis di Domodossola (ossolano come don Lorenzo Tori, amico di don Luigi Ciotti), ma per metà cureggese, come lui stesso ha ricordato: la madre era Anna De Gasperis. Alberto Fortis vive fra Milano e Los Angeles e anche lui è vicino agli ultimi come ambasciatore per l’Unicef e testimonial dell’Associazione Italiana contro la Sclerosi Multipla.
In tanti hanno lavorato bene e tutti insieme per realizzare l’incontro di giovedì 10 novembre a Santo Stefano. Sono: Gianni Erbetta, Giorgio Fornara, Bianca Barbaglia, Alfonso Del Sorbo, Riccardo Facchini, Franco Duella, Luciano Facchini, Angioletta Fornara, Teresita Forzani, Fabiana Facchini, Emanuela Facchini, Fabio Falcone e Corrado Facchini, che hanno  svolto compiti di vario genere. Presentatori: Eugenio Milani, Bruna Vero, Mauro Facchini, anche come responsabile dell’incontro; video: Alessio Maulini, Davide Barattino, Antonio Di Bari; possesso DAE – defibrillatore: Francesco Brambilla; medico presente alla serata: Sergio Cavallaro. Un particolare ringraziamento dai promotori a Stefano Maulini pe la parte tecnica e per il lungo lavoro di preparazione alla serata con l’assemblaggio e la rimasterizzazione della sezione audio-video. I brani musicali sono stati eseguiti con permesso Siae.

Don Ciotti su Dom Mario ha detto: “Ha saputo saldare la terra con il cielo”.
L’assonanza di don Luigi Ciotti con dom Mario Zanetta: l’uomo povero non è libero.

Dom Mario Zanetta non era solo “vicino” ai poveri, ma viveva insieme con loro. Allo stesso modo, don Luigi Ciotti, prete di strada, ha per “parrocchiani” gli emarginati.
Nativo di Pieve di Cadore (Belluno), 72 anni, don Luigi Ciotti è cresciuto a Torino, dove la sua famiglia giunse nel 1950, quando lui aveva cinque anni. Erano gli anni in cui dal Veneto si emigrava. In un’intervista racconta: «Mi ricordo l’impatto traumatico con la città di Torino, perché mio padre aveva trovato lavoro ma non aveva trovato casa. E quindi la nostra casa è stata la baracca del cantiere del Politecnico di Torino. Mio padre lavorava nell’impresa che ha costruito la parte più vecchia. Quegli anni hanno segnato la mia vita insieme con la baracca, il cantiere, le facili etichette che la gente ti mette perché tu vivi dietro uno steccato. Un pensiero sempre sbrigativo, che generalizza, e che tuttora resta una delle ferite aperte. Mio padre era muratore, poi è diventato il capocantiere, il capomastro».
Nel 1965, con alcuni amici diede vita a quella che sarebbe divenuto  il Gruppo Abele, che lotta contro le tossicodipendenze, ma che è impegnato in qualsiasi ambito del disagio giovanile e di qualsiasi forma di sfruttamento della persona.
Dopo le stragi di Capaci e via d’Amelio dell’estate del 1992, fondò il mensile Narcomafie e nel 1995 il coordinamento di Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie, oggi punto di riferimento per oltre 1.600 realtà nazionali e internazionali.
Don Luigi Ciotti era a Santo Stefano la sera di giovedì 10 gennaio alla commemorazione  di dom Mario Zanetta e di don Lorenzo Tori: «Mi sento piccolo, molto piccolo di fronte alla grandezza di dom Mario Zanetta. Penso a quella porta che teneva sempre aperta, a quel piatto sempre pronto. Non ricordo di averlo mai incontrato direttamente, ma so del suo essere familiare con tutti, la sue battute di spirito, la grande capacità lavorativa, il mettersi in prima persona contro i poteri forti».
Ha aggiunto che dom Mario Zanetta ha saputo coniugare l’umano allo spirituale in una reale promozione della persona: «Ha saldato la terra con il cielo. Noi possiamo dirci cristiani se non  sappiamo vivere insieme la dimensione spirituale e quella sociale».
Ha continuato: «Oggi ci sono nel mondo 250 milioni di ragazzi di strada, il divario fra molto ricchi e poveri aumenta ed ha ragione Papa Francesco quando dice no ad una fiducia irrazionale dello sviluppo che emargina l’uomo. E’ necessario una cultura di partecipazione e di inclusione ed ognuno è chiamato a fare qualche cosa: tanti io fanno un noi».
Ha insistito molto sulla libertà della persona: «Dio ha creato l’uomo libero, ma la povertà non rende liberi. Dalla povertà sorgono alte malattie e l’uomo ne viene umiliato».
La povertà è sull’uscio di casa nostra: «In Italia ci sono 4 milioni e  mezzo di persone in povertà; altri 9 milioni vivono in povertà relativa. Due milioni e 300 mila giovani non studiano e  non lavorano. Un milione e 200 bambini sono in condizioni di povertà assoluta.
In un anno, il numero delle persone che non ricorrono a farmaci per curare una loro malattia , per mancanza di soldi, è cresciuto del 37%».
Non può crescere una società di questo genere: «La povertà alimenta le mafie e la corruzione ed impoverisce tutti. Luigi Sturzo, siciliano, fondatore del Movimento popolare da cui nacque la Democrazia cristiana, nel 1900 disse: la mafia ha i piedi in Sicilia, ma la testa a Roma  e salirà sempre più verso nord e andrà oltre  le Alpi. Un secolo dopo, possiamo dire che era stato profeta».
Vi sono poi i grandi gruppi internazionali: «Tre società controllano quasi tutto la farmacologia, diserbanti. La Bayer – chimica e farmaceutica – ha acquistato per 66 miliardi di dollari la Monsanto, leader delle sementi (Il Sole 24ore, 15 settembre 2016, ndr): è segno di un potere concentrato e condizionante».
Don Ciotti si è soffermato anche sulla non sufficiente attenzione alla distruzione della natura: prevalgono le ragioni economiche, non si bada alle conseguenze, ma la natura già oggi presenta il conto: è provato che tanti tumori sono dovuti ad inquinamento.
Che cosa si può fare?
«Conoscere, capire, informarsi e la Chiesa non può rimanere ai margini: non si può costruire speranza se la speranza viene tolta».

Articolo pubblicato su L’informatore

Don Ciotti a Borgomanero – il video

Alberto Fortis in videomessaggio per don Ciotti – Borgomanero

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