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Spacciatori e narcos ingegnosi

Piero Innocenti il . Senza categoria

scarpeMentre in alcune città (a Prato, per ultimo) si fanno i”conti” dell’anno che volge al termine in tema di azione antidroga svolta dalle forze di polizia (160 gli spacciatori arrestati dall’inizio dell’anno, al 31 ottobre) – una “piaga” che affligge moltissime città scoraggiando, talvolta, anche gli operatori della sicurezza pubblica (gli spacciatori, come noto, hanno polverizzato lo spaccio e, con le norme in vigore, tornano, quasi sempre, rapidamente in libertà o vanno ai “domiciliari” proseguendo con lo spaccio)- continuano i mille espedienti e sistemi adottati dagli spacciatori per trasportare e nascondere la droga.
Vale la pena di ricordare alcuni dei più recenti per evidenziare, tra l’altro, l’ingegnosità dei trafficanti e la loro spregiudicatezza. Così, solo nel mese di ottobre, abbiamo annotato una decina di episodi che meritano attenzione, a cominciare da quello, abbastanza inconsueto dalle nostre parti, dei 17 borsoni contenenti 385kg di cocaina lanciati in mare, a 16 miglia dalla costa calabrese di Gioia Tauro, dalla portacontainer Hamburg Sud- Rio de Janeiro. Gli involucri, tutti opportunamente ben confezionati e sigillati, erano anche forniti di gps e tenuti a galla da rudimentali boe di colore verde e blu per consentirne la localizzazione e il recupero. Inutile sottolineare che la gestione di tutta l’operazione era gestita dalla ‘ndrangheta. Una tecnica del genere, molti anni fa, era stata utilizzata al largo delle coste dominicane, delle Antille Olandesi, di San Andres (Colombia) e di Cuba, con il lancio in mare, da veloci motoscafi o piccoli aerei (“bombardeo”) di pacchi di cocaina che venivano recuperati prontamente da barche di pescatori.
All’aeroporto di Fiumicino, invece, proveniente da San Paolo, era sbarcato un “atleta” brasiliano che nella valigia trasportava solo molte scarpe da jogging. Il particolare ha insospettito i militari della guardia di finanza che, curiosando, hanno scoperto che nelle suole delle scarpe era contenuta una sostanza semi gelatinosa risultata essere, all’esame del narcotest, cocaina liquida per un totale di ben 7kg. Non meno ingegnoso il sistema scoperto dalla polizia di stato di Rovigo con i pusher, nove marocchini e cinque italiani, che nascondevano la cocaina tra gli storioni di un allevamento nel Basso Polesine. Scenografia macabra, invece, quella degli spacciatori nordafricani che spacciavano anche tra le tombe del cimitero di Prima Porta a Roma mentre ha rischiato molto il cane di un cittadino di Giulianova (Teramo) che aveva nascosto una settantina di grammi di hashish tra i croccantini nella ciotola.
È andata male anche ad un altro teramano che, sempre nello scalo aeroportuale romano, proveniente dal Sud America, ha tentato di superare i controlli doganali con 5kg di cocaina ed eroina nascosti all’interno di buste sottovuoto di caffè. I nigeriani, poi, divenuti, nel tempo, abili organizzatori e trafficanti di primo livello, sfruttano anche le loro primitive tradizioni e così, a Genova, tra vesti e foulard da indossare nei riti voodoo, candele, amuleti, profumi, fiori e statuine, gli spacciatori nascondevano crack e sostanze da taglio (a Genova, peraltro, il consumo di crack tra i giovani sta diventando una vera emergenza). Più “ingenuo”, forse, il nigeriano che, a Prato,utilizzava il passeggino della figlia per spacciare un chilogrammo di eroina. C’è, poi, chi si fa “cucire” addosso (nel risvolto dei pantaloni) l’eroina da spacciare (un tunisino scoperto a Latina) e chi, invece, a Napoli, nasconde, cocaina (e proiettili), in “area condominiale”, all’ultimo piano di un edificio, all’interno di una intercapedine ricavata in uno scalino ricoperto dall’alzata di marmo. L’ingegnosità napoletana, anche in questo, è straordinaria. Si tratta, dunque, di situazioni che richiedono, in generale, un attento spirito di osservazione e intuito da parte del personale di polizia (spesso aiutati dagli “informatori”) che, talvolta,rischia molto come è successo a Milano, il 12 ottobre, quando all’arrivo degli “sbirri” per una perquisizione domiciliare, l’indagato ha pensato di disfarsi della cocaina custodita nella cassaforte gettandola (la cassaforte!) dalla finestra. Potete ben immaginare lo stupore e lo spavento dei due agenti piazzati sotto casa durante l’operazione di polizia, sfiorati per un pelo dall'”ingombrante”… arredo.

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