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La trasparenza dei dati e il referendum costituzionale

Rocco Artifoni il . Istituzioni, L'analisi

openpolisNei dibattiti sul referendum costituzionale spesso si sentono affermazioni astratte, come ad esempio che il procedimento legislativo è troppo lento. Raramente vengono citati i dati su cui si fondano tali affermazioni. Eppure sono soltanto i dati reali che possono dimostrare la correttezza e la validità di quanto viene asserito. Ma come si possono avere dati certi sui quali fondare la propria opinione? A fornire un servizio prezioso per ogni cittadino, che voglia formarsi un giudizio razionale sui fatti, c’è l’Associazione OpenPolis, che è nata – come si può leggere nello Statuto – per promuovere “l’esercizio del diritto di accesso ai dati e alle informazioni di interesse collettivo perché siano effettivamente pubblici, a disposizione di chiunque e senza limitazioni”. Infatti, nel sito www.openpolis.it si possono trovare molti dati utili, dietro i quali c’è un impegnativo lavoro di ricerca e di statistica.
Proprio in vista del referendum l’attività di OpenPolis si rivela particolarmente preziosa. Prendiamo ad esempio gli ultimi report dedicati al referendum: “il successo di una legge è nell’iniziativa” (pubblicato il 17 ottobre), “i tempi record delle leggi più importanti” (20 ottobre), “il bicameralismo e i tempi di approvazione delle leggi” (23 ottobre) e “contesto ed esito dei due referendum costituzionali del passato” (27 ottobre).
Leggendo questa documentazione – relativa alla legislazione in corso – si può cogliere l’enorme differenza tra le proposte di iniziativa governativa e quelle parlamentari in relazione alle percentuali di esito positivo, cioè della trasformazione in legge. Infatti, mentre il 32% delle iniziative presentate dal governo diventano norme effettive, la percentuale di successo dei disegni di legge presentate dai parlamentari è inferiore all’1%: “Anche se secondo la costituzione è il parlamento a essere titolare del potere legislativo, nel corso del tempo il governo, detentore del potere esecutivo, ha fortemente ampliato il suo raggio d’azione. A oggi il successo di una legge dipende principalmente dall’iniziativa. Dei 609 disegni di legge avanzati dall’esecutivo, infatti, 195 sono diventati legge, il 32,02%. Le proposte parlamentari hanno invece percentuali di successo molto più basse: in media arriva a completare l’iter neanche l’1% dei disegni di legge depositati da deputati o senatori. Su 6.013 disegni di legge, solo 46 hanno avuto successo.”
OpenPolis ha verificato anche la tempistica di approvazione delle leggi e dai risultati si vede chiaramente che la velocità di approvazione è strettamente correlata a chi è il promotore dell’iniziativa: se si tratta del governo, l’iter è rapido; se è il parlamento, l’iter è lento. Ecco i dati che lo dimostrano: “Le 46 leggi di iniziativa parlamentare hanno richiesto in media 504 giorni l’una. Ben diversa la situazione per le proposte dell’esecutivo. Le 195 leggi di iniziativa governativa sono state approvate in media in 172 giorni”. Non è tutto: il governo può utilizzare lo strumento dei decreti legge, che dovrebbero essere votati entro 60 giorni dal parlamento. Infatti, “il governo, riesce a far approvare leggi anche in pochissimo tempo. Questo grazie anche all’uso ricorrente di decreti legge, le cui conversioni in legge rappresentano il 30% della produzione legislativa del nostro parlamento”.
A riprova di questi dati basta scorrere la graduatoria delle leggi approvate più velocemente e di quelle che hanno avuto l’iter più lento. Le prime dieci sono tutte di iniziativa governativa: dai 13 ai 40 giorni per finire sulla Gazzetta Ufficiale. Le ultime dieci sono tutte proposte dei parlamentari: dai 975 ai 1.216 giorni!
Dai dati emerge con chiarezza che se c’è un’istituzione che può rammaricarsi per la lentezza del procedimento legislativo è proprio quella che dovrebbe svolgere questa funzione: il parlamento. OpenPolis coerentemente con i dati raccolti, conclude: “Molti considerano la lentezza della politica nell’approvare una legge uno dei principali problemi del nostro assetto costituzionale. Il dibattito su come si possa migliorare il processo legislativo è sempre stato molto acceso. È perciò fondamentale vedere quanto tempo serve per completare l’iter legislativo. I dati mostrano che in presenza di una chiara volontà politica, anche con il nostro attuale sistema bicamerale, i tempi possono essere rapidi”.

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