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Riforma costituzionale: a mio modesto parere/3

Chiara Somarè il . Istituzioni

riforma-costituzionale-renziPerché è necessario rivedere le regole che sono state introdotte nella Costituzione con la riforma del 2001 con riferimento alla disciplina delle Regioni, delle Provincie e dei Comuni, il cosiddetto “Titolo V”?
Con la legge costituzionale n. 3 del 2001 è stata profondamente modificata la suddivisione del potere legislativo tra lo Stato e le Regioni.
Con il testo precedente vigeva un principio, secondo il quale la potestà legislativa era assegnata in via generale allo Stato, salvo che per le materie di competenza delle Regioni. Era prevista anche una competenza concorrente tra lo Stato e le Regioni, ma questa competenza era limitata dalla preminenza dell’interesse nazionale e da quello delle altre Regioni, oltre che dalla stessa Costituzione, dai principi generali dell’ordinamento e da altri limiti territoriali, per materie, degli obblighi internazionali dello Stato ed altri.
La riforma del 2001 ha reso di carattere generale l’intervento legislativo delle Regioni, lasciando allo Stato quello relativo alle materie individuate nell’art. 117 della Costituzione: vi è stato quindi un completo ribaltamento dei principi di attribuzione delle competenze.
La modifica introdotta non ha dato buona prova, si è infatti sviluppato un contenzioso abnorme che ha coinvolto la Corte Costituzionale, che ha dovuto, per almeno il 50% del proprio tempo, decidere su conflitti di attribuzione della potestà legislativa. La Corte Costituzionale ha con la sua giurisprudenza in parte corretto la modifica introdotta nel 2001, e tutti i principi enunciati dalla Corte nella propria giurisprudenza formatasi per risolvere i conflitti sono stati utilizzati come linee guida per redigere il testo che verrà sottoposto a referendum.
Lo spostamento delle competenze si è rivelato poco efficiente ed ha operato un fenomeno più sottile, il trasferimento della decisione da una sede politica ad una sede “non politica”, bensì giurisdizionale, quella appunto che regola i poteri fra i vari organi costituzionali. Istituire il Senato come organo che rappresenta le istituzioni territoriali, con funzioni di raccordo fra lo Stato centrale e le altre Istituzioni costituzionali territoriali rende più responsabili le Regioni, riconduce nella sede politica la dialettica tra le istituzioni; è quanto mai opportuno che il legislatore nazionale e quello regionale si parlino, nella sede di più alto livello, quello parlamentare. La riforma ha inteso privilegiare, al di là di una rigida definizione di competenze per materie, sempre alquanto difficile da delineare, la collaborazione tra gli organi dello Stato nell’individuare obiettivi e funzioni, oggetto dell’apporto del Senato delle autonomie, in ciò raccogliendo l’indirizzo espresso da varie sentenze della Corte Costituzionale.
In sintesi ed allargando lo sguardo, siamo in un periodo storico in cui la globalizzazione apporta molta concorrenza a livello territoriale. Per riuscire a concorrere con altre aree territoriali è importante lasciarci alle spalle le dispute tra “guelfi” e “ghibellini”. L’eccessivo campanilismo e la personalizzazione delle dispute non aiutano il paese a progredire. Dovremmo essere in grado di sviluppare capacità programmatiche, con progetti concreti e coordinati, così da offrire valore aggiunto ai nostri territori, per dare alla nostra  popolazione una prosperità possibile. Abbiamo bellezze in abbondanza e prodotti quali le nostre città, i paesaggi e le nostre opere d’arte: questi beni devono assolutamente essere ben
governati, con Istituzioni che collaborino anziché farsi la guerra e con funzionari che sappiano decidere nel merito e non solo in modo formale (e irresponsabile).
La corruzione si combatte anche in questo modo (spesso le pratiche che hanno dato luogo a fenomeni di corruttela erano pratiche “formalmente” corrette, con tutti i passaggi burocratici a posto). Non ultimo, deve essere assicurato a tutti i cittadini che i loro diritti sono uniformi in tutto il Paese, che si tratti di Milano o di Catanzaro.

Augusto Barbera Il titolo V tra attuazione e riforma (11 dicembre 2006) in www.forumcostituzionale.it
Augusto Barbera Note di Augusto Barbera sul disegno di legge costituzionale n. 1429 (Riforma del bicameralismo e del titolo V) Audizione presso la Commissione Affari Costituzionali del Senato Seduta del 27 maggio 2014 ore 14.00 in www.forumcostituzionale.it

A mio modesto parere/2

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