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Le tre piaghe criminali

Piero Innocenti il . Senza categoria

schiaveDal 2008 al 23 ottobre 2016, Polizia di Stato e Carabinieri hanno portato a termine oltre centocinquanta operazioni di particolare rilevanza contro il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, la tratta di persone e la riduzione in schiavitù, denunciando, in stato di arresto e di libertà, alcune migliaia di persone (uomini e donne). Si è trattato in particolare di cittadini di nazionalità romena (in almeno 31 operazioni), nigeriana (25 operazioni), pakistana (12), cinese (11), albanese (8), egiziana (7), indiana (7). In alcune indagini la composizione della organizzazione criminale è risultata interetnica ( tunisini con marocchini e algerini, somali con eritrei e sudanesi, ivoriani e ghanesi, siriani). In ben 25 operazioni la componente maggioritaria indagata è risultata italiana.
L’ultima operazione contro questa squallida criminalità è di due giorni fa con una banda nigeriana (undici le persone arrestate dalla squadra mobile di Catania) che reclutava giovani donne nel loro paese trasferendole, poi, nel nostro paese per prostituirsi dopo averle sottoposte a riti “voodoo”. Un paio di mesi prima era toccato ai Carabinieri di Milano e Udine bloccare l’attività di un gruppo di “scafisti di terra” capeggiato da un pachistano che, pur ristretto nella cella del carcere di Verona, riusciva a gestire con il suo cellulare  gli spostamenti di decine di migranti al giorno, da un campo profughi vicino a Budapest alla stazione di Milano. Queste “piaghe” criminali riguardano, è ben noto, molti paesi. A ricordarlo, ogni anno, sono gli americani con il corposo “Trafficking in Persons report 2016” (giunto alla sedicesima edizione a giugno scorso) che danno una panoramica mondiale del fenomeno e che valutano ancora con l’insufficienza diversi paesi sugli obiettivi delle “tre P” (Prevention, Prosecution, Protection). Ancora pessimo il bilancio di Nepal, Giappone, Bangladesh, Iran, Congo, Eritrea, Somalia ecc…L’Italia, invece, è tra i paesi che svolgono più dignitosamente le tre funzioni sopraindicate con risultati apprezzabili (anche se migliorabili). Certo non è facile “colpire” le bande di trafficanti, soprattutto, quelli che, nei paesi di origine e di transito, le dirigono, con la complicità spesso di militari corrotti e di politici locali collusi. Ci sono state alcune indagini di polizia giudiziaria di ampio respiro che hanno mostrato gli aspetti più disumani, brutali e vomitevoli di questi criminali. Ricordo, tra queste, quella del gennaio del 2008, la denominata “operazione Viola” condotta dalle tre forze di polizia  che portò alla esecuzione di sessantasei ordinanze di custodia in carcere nei confronti di altrettanti cittadini nigeriani per associazione a delinquere di stampo mafioso, tratta di persone, riduzione in schiavitù e sequestro di persona. Nel corso delle indagini si accertarono anche gravi irregolarità in pratiche di adozione che avevano consentito a donne nigeriane residenti in Italia di prelevare da orfanotrofi nigeriani bambini in tenera età per indurli ai traffici più indegni.
L’operazione “Ticket to ride”, del giugno 2009, condotta dalla polizia di stato per due anni e che interessò anche Germania, Grecia, Belgio, Svizzera, Regno Unito, Francia, portò in carcere oltre quaranta persone di una organizzazione curdo-irachena che costringeva a viaggiare centinaia di perone ammassate in vere e proprie gabbie metalliche mimetizzate tra le merci trasportate da Tir che sbarcavano in alcuni porti italiani. Nel gennaio 2011, infine, l’operazione “Cestia”,iniziata sin dal 2008, portò in carcere 48 persone, di cui 46 afghani, un pachistano e un italiano. L’associazione criminale aveva la sede principale a Roma ma diramazioni in altre città e cellule in Afganistan, Pakistan, Iran, Grecia, Germania, Svezia, Danimarca e Norvegia. In Italia la logistica era assicurata con adeguate sistemazioni nelle varie località di transito, con documenti falsi e contraffatti, biglietti ferroviari di illecita provenienza, autovetture condotte da esperti “passeurs”, fornitura di abbigliamento e cura della persona per rendere meno individuabili i “clandestini”. Alcuni episodi di “segregazione” di migranti nei casi di “insolvenza” resero l’indagine ancor più complessa. Profitti, naturalmente, considerevoli anche in questa indagine se si pensa ai prezzi praticati per un “viaggio” che oscillavano dai 1.700 ai 4mila euro a persona.
Se si vuole avere un’idea approssimativa di quanto frutti il contrabbando di persone, moltiplicate 483mila (sono gli stranieri soccorsi/sbarcati sulle nostre coste dal primo gennaio 2014 ad oggi) per duemila euro (il costo, medio della traversata). Capirete perché la “CITC” (Compagnia Internazionale Trasporto Clandestini) è sempre in forte espansione.

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