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Narcotraffico e area grigia in Italia

Piero Innocenti il . Senza categoria

Dal gennaio del 1993 al quindici ottobre del 2016, le forze di polizia italiane e le dogane, nel corso di attività antidroga, hanno sequestrato, su tutto il territorio nazionale, circa 1.090 tonnellate di stupefacenti. È quanto si ricava sommando tutti i dati statistici annuali, puntualmente riportati nelle relazioni della Direzione Centrale per i Servizi Antidroga (DCSA) del Dipartimento della Pubblica Sicurezza. Insomma, oltre un miliardo di grammi di droghe di varie specie sono stati tolti dal mercato illecito in circa 23 anni e, supponendo, sulla scorta di stime fatte anche da esperti analisti del settore, che i sequestri, mediamente, rappresentino circa il 20% del valore globale delle sostanze commerciate,  ci si può fare un’idea della entità del traffico e dello spaccio che continuano ad essere attività incontenibili. Si tratta di una “montagna” di cocaina (circa 123ton), di eroina (30ton), di hashish (circa 545ton), di marijuana (circa 390ton).
È come se mettessimo in fila un convoglio di oltre duecento autoarticolati costruiti interamente di droghe per un spazio ininterrotto di più di quattro chilometri. Senza contare le altre tonnellate di stupefacenti sequestrate all’estero su input della DCSA a cui spetta, per legge, il coordinamento infoinvestigativo, anche a livello internazionale, e i sequestri di altre droghe non tradizionali (come il Khat, una droga etnica) e di quelle sintetiche. Considerando solo queste ultime, le dosi  sono state oltre 4milioni e duecentomila nel periodo suindicato. Il desolante panorama si completa, poi, con  oltre 8milioni di piante di cannabis ( per l’esattezza 8.236.054) coltivate in casa, nei giardini e nei campi, distrutte dalle forze di polizia nel decennio 2006/2016 (al primo ottobre). Solo quest’anno,poi, siamo già ad oltre 400mila piante rinvenute,  ma il picco si ebbe nel 2014 con oltre 4milioni.
Gli stranieri coinvolti nel traffico e nello spaccio continuano ad essere un segmento rilevante nella filiera criminale ed in particolare si segnalano gruppi marocchini, albanesi, tunisini e nigeriani. Nel 2015, la distribuzione regionale degli stranieri denunciati all’a.g. vedeva, in termini assoluti, in testa la Lombardia, seguita dal Lazio, dalla Toscana, Emilia Romagna e Veneto. Le regioni del Meridione sono, invece, quelle che registrano una minore presenza di stranieri denunciati e ciò è attribuibile al maggior controllo sullo spaccio esercitato dalle organizzazioni criminali autoctone. Organizzazioni criminali, anche straniere, che hanno perso in parte la centralità nelle decisioni sul traffico come conseguenza di quel complesso di interazioni che si sono andate sviluppando con l’area grigia (secondo l’azzeccata definizione degli analisti della DCSA-relazione del 2012) composta, cioè, da persone distinte dai mafiosi come gli imprenditori, i politici, gli amministratori pubblici, i burocrati.
Sono loro, gli “insospettabili”, che svolgono la funzione di incontro, di dialogo, di intermediazione tra l’organizzazione criminale e il mondo straordinariamente vasto delle attività illegali. Sono le loro attività, le relazioni che riescono a tessere che hanno dato nuove fisionomie alle strutture criminali dei trafficanti di stupefacenti. È su queste “consulenze”, su questi “servizi”, oltre che sui singoli soggetti, che vanno concentrate le attenzioni delle forze di polizia e della magistratura. Tenendo presente i nuovi mercati che si vanno aprendo in alcuni paesi come la Cina, l’India, il sud-est asiatico. La Cina, con un miliardo e quattrocento milioni di persone, sta diventando il primo paese nel mondo non solo per il consumo di prodotti di lusso.
Nel rimpasto sociale ivi in atto vengono ridefiniti ruoli, status sociali e valori che si avvicinano sempre più a quelli occidentali, con processi imitativi che ricomprenderanno sicuramente anche il consumo di stupefacenti. Con tutti i problemi che ciò comporta sul piano della criminalità e della tossicodipendenza ( già in fase di forte espansione).

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