Storie di ordinario eroismo
Quella di Azzurra di Viareggio è la storia di un coraggio ostinato che ha preferito rischiare in proprio per salvaguardare le persone, la propria coscienza e la propria onestà rinunciando al guadagno facile.
Titolare di un bar che gestiva anche slot-machine ha scelto alla fine di sbarazzarsi del gioco d’azzardo sostituendolo con scaffali ricchi di libri da leggere o acquistare. «Il bar non lo sentivo più mio. Non era più il mio bar ma di quelle macchinette» ha raccontato in un’intervista al quotidiano Avvenire parlando delle «donne, soprattutto anziane, pensionate, che si rovinavano». Ora che si sta inventando di tutto dalle presentazioni di libri alle letture ad alta voce, dagli aperitivi letterari agli incontri culturali, sui social network arrivano anche le minacce e i giudizi pesantissimi contro la sua scelta. Chi può avere interesse a denigrarla o a provare a intimorirla? Scommettitori incalliti? Esponenti della malavita che controllano le giocate? Forse più banalmente la massa delle persone convinte che 700/800 mila euro al mese in più non si possono buttare via così e che alla fine il Diodenáro conta più della vita delle persone.
Fino a quando non riusciremo a trasfigurare questa cultura tanto diffusa a tutti i livelli (dall’alta finanza agli esercenti, ai giovani…) Azzurra continuerà ad essere considerata una eroina. Sarà considerato straordinario ciò che dovrebbe essere normale, ordinario e di buon senso.
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