Libera in goal
Libera in Goal è il torneo di calcio all’insegna della legalità in memoria di Antonio Landieri, vittima innocente di camorra. La manifestazione è organizzata da RIME, associazione di promozione sociale di Trieste e acronimo di Responsabilità, Impegno, Memoria e Educazione, in sinergia con VoDiSca, l’associazione Voci di Scampia, gestita da Rosario Esposito La Rossa, cugino di Antonio Landieri.
Ne abbiamo parlato con Carolina Stera, presidente di RIME.
Quando nasce l’idea di Libera in Goal e come?
Libera in goal nasce cinque anni fa dopo aver conosciuto in un incontro a Trieste Rosario Esposito La Rossa dell’associazione Vo.di.Sca. L’entusiasmo e la carica che ci ha trasmesso hanno fatto sì che si instaurasse da subito un legame forte tra i soci di RIME e la sua associazione. L’idea di organizzare un torneo di calcio, come pretesto per portare tanti ragazzi da tutta Italia a vivere per quattro giorni in un contesto molto diverso dal nostro, nasce da uno scambio di battute sulle capacità calcistiche di triestini e napoletani. Ci siamo dati appuntamento a Scampia per una partita amichevole di calcio.
Quella del 2016, appena conclusa, è la quinta edizione del torneo: quali sono i progressi rispetto alla prima del 2011?
Cinque anni fa, nella prima edizione del torneo, eravamo in trenta. Oggi, alla quinta edizione, e hanno partecipato più di cento persone. Ogni anno si costruiscono nuovi legami e si accorciano le distanze tra territori apparentemente lontani sia geograficamente che socialmente.
I progressi, oltre che nella partecipazione, li abbiamo riscontrati negli incontri di formazione che facciamo durante le giornate a Scampia, dopo le partite. Restiamo sempre più colpiti dalle tante realtà che con quotidiana determinazione cercano di cambiare l’immagine di un quartiere noto ai più solo per fatti di cronaca legati alla criminalità organizzata. La tenacia di chi lavora nelle molte associazioni che in questi anni abbiamo conosciuto è tanto forte e coinvolgente che non si può tornare a casa senza la voglia di impegnarsi per migliorare i nostri territori.
Quest’anno, inoltre, grazie al progetto “Salvagente” dell’associazione ACMOS di Torino, siamo riusciti a far partecipare alcuni richiedenti asilo al torneo. E’ una grande soddisfazione per noi, perché riteniamo fondamentale la commistione tra storie e culture diverse.
Qual è il valore che attribuite a questa iniziativa? Perché parteciparvi?
Libera in goal è prima di tutto il torneo in memoria di Antonio Landieri, vittima innocente di camorra, rimasto ucciso nel 2004 in uno scontro a fuoco tra bande rivali della camorra. Il fatto che cento ragazzi che trascorrono quattro giorni all’insegna del gioco e della formazione è molto importante per questo quartiere e per i famigliari di Antonio. E’ sicuramente il modo migliore per tenere alto il suo ricordo e la sua memoria. Partecipare significa aprire la mente, abbattere pregiudizi, confrontarsi, imparare, mettersi in gioco e, senza dubbio, divertirsi!
C’è già qualche anteprima per la prossima edizione?
Sicuramente, al di là della prossima edizione, la nostra intenzione è quella di portare Libera in Goal anche in altre parti d’Italia; l’anno scorso infatti siamo riusciti a organizzare il torneo anche a Trieste e Udine collaborando con le associazioni che lavorano sul territorio. Ci piacerebbe crescere ancora come organizzazione per riuscire ad aggiudicarci fondi che ci permetterebbero di aumentare la qualità dei servizi forniti e di diminuire il costo per persona dei partecipanti, oltre ad essere d’aiuto per coinvolgere più ragazzi, con particolare attenzione alle realtà del Sud Italia.
Tra le altre idee, lavoreremo per costruire momenti di confronto e riflessione tra i partecipanti per capire le loro impressioni e ascoltare le loro idee. L’entusiasmo che si propaga in queste situazioni va custodito e mantenuto per far sì che il progetto non resti chiuso in quei quattro giorni, ma possa continuare nel tempo e svilupparsi durante tutto l’anno, magari nei diversi territori di provenienza dei partecipanti.
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