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Droghe: sofferenza e indifferenza

Piero Innocenti il . Senza categoria

La speranza è che qualcuno dei parlamentari che, in Commissione,  si accingono a riesaminare il testo del disegno di legge Giacchetti/Della Vedova sulla legalizzazione della cannabis (tornato in Commissione dopo la valanga di emendamenti presentati in aula a Montecitorio a fine luglio scorso), abbia letto attentamente la ventunesima relazione europea sulla droga 2016, curata, con la solita attenzione e affidabilità, dall’EMCDDA, l’osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze. I dati si riferiscono al 2014 e su questa lentezza nella elaborazione di così importanti rapporti abbiamo già avuto occasione di esprimere qualche perplessità.
Qui, invece, si vuole sottolineare come la cannabis, che ha rappresentato ben il 78% dei sequestri di tutte le droghe in Europa nell’anno esaminato (percentuale sempre alta ancora nel 2015 e in questi mesi del 2016) la conferma, cioè, della sua prevalenza alta in termini di consumo, non sia affatto da sottovalutare per i danni che causa agli assuntori. E parliamo di recenti valutazioni dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) che vengono richiamate nella suddetta relazione che, esplicitamente, parla di “..effetti avversi del consumo cronico di cannabis (…) di consumatori regolari e di lungo periodo, esposti ad un rischio due volte maggiore di soffrire di disturbi psicotici oltre che a un più elevato rischio di avere problemi respiratori”. Senza contare che “..il consumo regolare di cannabis nell’adolescenza è stato associato a un accresciuto rischio di diagnosi di schizofrenia” mentre, proseguendo ad assumere tale sostanza c’è il serio pericolo di un “ritardo intellettivo”.
Un quadro, dunque, molto preoccupante, anche se vengono auspicati ulteriori studi e approfondimenti non potendosi escludere altri fattori e condizioni personali preesistenti e concomitanti che influiscono su tali fattori di rischio. Intanto, aumentano le persone consumatrici di cannabis sottoposte a trattamento, per la prima volta, per problemi correlati passati dai 45mila del 2006 ai 69mila del 2014. Aumento che, si legge nella relazione, potrebbe essere collegato al consumo intensivo di cannabis, al principio attivo più potente (il livello di tetraidrocannabinolo), ma anche ad una maggiore presenza di servizi pubblici e privati nel trattamento dei consumatori. Insomma, lo ripetiamo, ci vuole  moltissima prudenza in questo ambito e parlare di legalizzazione della cannabis come tema fondamentale nella lotta alle organizzazioni del narcotraffico che vede anche alti magistrati favorevoli (su tutti, pure con alcune puntualizzazioni, il Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo) e scrittori esperti conoscitori di mafie (come Roberto Saviano), mi pare eccessivo.
La “decapitalizzazione”delle mafie (si insiste molto su questo aspetto) riguarderebbe il mercato illecito della cannabis e derivati ma non quello, molto remunerativo, della cocaina, dell’eroina, delle droghe sintetiche (queste ultime, peraltro, sono in forte espansione). Il rischio della nascita di un mercato parallelo (nero) a quello legale della cannabis è forte se si pensa che, con le sigarette, il contrabbando continua a garantire buone entrate alla criminalità e, non per niente, anche questo settore è stato incluso, dal 2014, nel computo della produzione delle ricchezza del nostro paese (questo vale anche per altri paesi dell’UE). Con la legalizzazione della cannabis, è probabile un sensibile aumento degli assuntori (secondo la relazione EMCDDA, si stimava, nel 2014, che circa l’1% degli adulti europei fossero consumatori quotidiani o quasi quotidiani di cannabis) con tutti i problemi legati alla salute cui si accennava. Certo la prevenzione del consumo di stupefacenti nelle scuole, nelle famiglie, con programmi generali e selettivi, è fondamentale. Ma i risultati di questi decenni trascorsi, passati a formulare strategie, nuovi approcci e molteplici piani di azione, stando alla realtà quotidiana, sono abbastanza deludenti anche su questo piano come, del resto, l’impegno di istituzioni pubbliche e private.
Troppo poco per un problema sociale così diffuso e devastante. Va anche detto che sarebbe importante destinare qualche risorsa finanziaria in più al settore in questione. Per i diciotto paesi dell’UE che hanno elaborato stime negli ultimi anni, la spesa pubblica relativa alla droga è stata calcolata tra lo 0,01% e lo 0,5% del Pil nazionale. Insufficiente, evidentemente, per un fenomeno di questa portata. Sono ben note, infine, le sofferenze di moltissime persone collegate alle droghe, a partire dalle infezioni, alle violenze (molte anche intrafamiliari), ai suicidi, alle morti per overdose. Una maggiore attenzione politica anche su questi ultimi punti non sarebbe male.

L’Europa e le droghe: lo “sballo” continua

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