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Migrazioni: la perdurante drammatica situazione nell’area balcanica

Piero Innocenti il . Senza categoria

Da febbraio 2015 al primo giugno 2016, le isole greche come quelle di Chios, Lesnos, Somos, Leros hanno registrato 1.014.264 ingressi di migranti provenienti dalla Turchia (fonte Frontex, Jora). Da giugno scorso, visto il forte calo di sbarchi (dovuto al blocco effettuato in Turchia in relazione agli accordi, costati 6miliardi di euro in due tranche), è ripartita l’operazione Poseidon Sea (sotto l’egida dell’agenzia europea di Frontex) che, alla data del primo luglio, ha rilevato “solo” 1.439 arrivi illegali. Le principali destinazioni di tale flusso sono le città nord europee ma sono anche molti quelli che vorrebbero raggiungere il nostro paese attraverso l’Austria o la Slovenia ritenendo più “accessibili” le procedure di asilo in vigore nel nostro paese.
L’odissea dei profughi lungo la penisola balcanica inizia con il loro tentativo di mescolarsi tra la gente sui treni oppure utilizzando biciclette o a piedi sino al confine con l’Ungheria, dopo centinaia di chilometri e aver attraversato la Macedonia e la Serbia. In quest’ultimo paese, secondo quanto comunicato dal Ministero dell’Interno, dal giugno 2015 ad oggi, sono transitati 692.901 migranti, nella stragrande maggioranza siriani, iracheni e afghani mentre la Macedonia, nello stesso periodo, ha contato circa mezzo milione  di ingressi costringendo le autorità di Skopje alla chiusura temporanea della frontiera e al suo presidio con molti militari. L’evolversi della drammatica situazione ha, poi, indotto la Slovenia, Croazia, Serbia e Macedonia ad aprire le frontiere soltanto ai cittadini delle nazionalità sopra indicate mentre migliaia di pakistani, somali, bengalesi e marocchini sono rimasti bloccati in territorio greco (si calcola oltre 50mila migranti), in prossimità del confine con la Macedonia. Il “muro” (175km), costruito in tempi rapidissimi dall’Ungheria al confine con la Serbia e con la Croazia, ha determinato la deviazione del flusso di persone verso la Croazia. Altri “muri” sono stati innalzati in Slovenia, al confine con la Croazia e allo stesso modo ha fatto la Macedonia con la Grecia.
La Germania, dopo aver rimpatriato tutti i cittadini marocchini e algerini irregolari, ha iniziato a respingere in Austria tutti i migranti non richiedenti asilo. In quest’ultimo paese sono stati attivati, dopo non poche polemiche, dei veri hot spot ai confini con l’Italia, l’Ungheria e la Germania. Questa situazione di sostanziale blocco nei balcani può determinare, a breve, partenze dalle coste greche verso quelle pugliesi dove, proprio in questi ultimi giorni sono stati rintracciati 57 immigrati. Analoga situazione potrebbe verificarsi con partenze di barconi dall’Albania. Si tratta, dunque, di uno scenario davvero sconcertante, tanto più che le procedure di riammissione dei profughi verso la Turchia (con tutto quello di sconvolgente che sta accadendo in quel paese dopo il fallito colpo di stato dei giorni scorsi) procedono a rilento (si parla anche di una temporanea interruzione) e con diversi problemi che spesso vengono taciuti. Le principali difficoltà che sono emerse sono collegate al necessario preventivo esperimento delle procedure riguardanti le richieste di asilo, le impugnazioni che vengono prodotte e, più in generale, la verifica di tutti i requisiti richiesti per la riconsegna delle persone alla Turchia.
Viene anche segnalato che la stragrande maggioranza dei profughi in arrivo in Grecia, per aggirare l’accordo raggiunto il 18 marzo scorso tra l’UE e Ankara, presenta subito domanda di asilo per evitare di essere riportato in Turchia, assicurandosi, in tal modo, il diritto a restare almeno per un mese in territorio ellenico. E in questo arco di tempo tutto può accadere, anche il “contatto” con passeurs locali che riescono ad assicurare la prosecuzione del viaggio. Sarebbero almeno due le organizzazioni criminali che si sono divise il mercato; una macedone, con tariffe di trasporto verso l’Austria più esose (2mila dollari a persona) ed una marocchina che ha adottato prezzi più contenuti (500 dollari) per arrivare in Albania (il costo del successivo trasferimento verso l’Italia è, tuttavia,più elevato). Anche da queste parti, insomma, è piuttosto alacre l’attività di criminali dediti al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

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