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Santo Della Volpe, un anno dopo

Lorenzo Frigerio il . Senza categoria

È già trascorso un anno dalla scomparsa di Santo Della Volpe; fino all’ultimo ha lottato contro una malattia implacabile che ne aveva fiaccato il corpo, ma non lo spirito.
Santo è stato un combattente coraggioso, che ha amato il suo lavoro, la sua professione e che ci ha insegnato molto, anche e soprattutto quando non eravamo d’accordo, perché faceva del confronto e del rispetto le sue parole d’ordine nella relazione con i colleghi e con quanti incontrava sulla sua strada ogni giorno.
È trascorso un anno e sembra ancora ieri che ci misuravamo, a volte anche con toni accesi e diversità di opinioni, sui progetti futuri di Libera Informazione: dopo un anno siamo ancora qui, ed è già una notizia.
È una notizia perché non era scontato che il percorso della Fondazione potesse continuare, viste le complessive difficoltà del panorama editoriale italiano e i legittimi interrogativi sull’opportunità che Libera, tra le molteplici e benemerite attività condotte in più di vent’anni, continuasse ad intestarsi anche un’attività giornalistica e di ricerca, che richiede un investimento in termini di risorse umane ed economiche.
È una notizia perché non era scontato che si riconfermassero le ragioni della nascita di Libera Informazione, cioè di un soggetto capace di esercitare un ruolo di stimolo e proposta, di collaborazione e di pungolo nei confronti di quelle che Roberto Morrione, altro indimenticabile presidente e direttore di Libera Informazione, con sferzante ironia, amava definire “le tante tribù del giornalismo italiano”.
Oggi, invece, a distanza di un anno, possiamo prendere atto con soddisfazione della riflessione attenta e profonda che in questi mesi è stata condotta all’interno di Libera per decidere il futuro di Libera Informazione: al di là degli esiti prossimi, di cui daremo conto non appena sarà possibile, siamo certi che Santo sarebbe contento del fatto che anziché una ritirata in buon ordine, con l’intenzione di fare meglio quello che di positivo già realizza, Libera abbia deciso di continuare e di rilanciare con rinnovata energia il progetto di Libera Informazione.
E se questo sarà possibile, lo si dovrà soprattutto al fatto che, come amava dire Santo, Libera Informazione “affiancando Libera sul terreno della costruzione di legalità, è diventata una punto di riferimento nelle redazioni e nel sociale, superando il concetto di “giornalista amico e sensibile” ai temi sociali e dell’antimafia, per diventare un luogo condiviso di cultura dell’informazione pulita, un intreccio di formazione ed informazione”.
Libera Informazione, anche in questi mesi in cui ha viaggiato a scartamento ridotto, è stata in grado di dare voce a territori privi di attenzione, pubblicare notizie dimenticate, promuovere occasioni pubbliche di riflessione sui temi della lotta alle mafie e alla corruzione, partecipare alla costruzione di reti e di relazioni importanti, come il portale “Illuminare le periferie”, tra gli ultimi oggetti del lavoro e dell’impegno di Santo.
Tra le eredità professionali e civili di Santo, oltre a Libera Informazione, non vanno poi dimenticati anche il suo percorso all’interno della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, di cui era il presidente e l’impegno nella redazione del Tg3 della Rai.
Nel primo caso, siamo certi che Santo avrebbe guardato con simpatia e riconoscenza alla disponibilità di Beppe Giulietti a diventare Presidente della FNSI dopo la sua scomparsa, per proseguire l’importante lavoro da lui avviato con il segretario Raffaele Lo Russo: un’amicizia consolidata nel tempo e una identica visione delle cose sono la migliore garanzia di una continuità d’azione, tanto nei principi di riferimento quanto nelle singole decisioni concrete, come già dimostrato in quest’anno difficile per il giornalismo italiano.
Quanto alla Rai, anche se non siamo certo noi i più titolati a parlarne con cognizione di causa, siamo certi che la curiosità intellettuale e professionale di Della Volpe lo avrebbe spinto a confrontarsi apertamente con il nuovo corso di Antonio Campo Dall’Orto, tanto per approvarne con convinzione le innovazioni, quanto per giudicare aspramente i passaggi più criticabili. Insomma, si sarebbe distinto tanto nelle battaglie dell’Usigrai, quanto nel suo cammino professionale personale, per fare valere il concetto di “servizio pubblico” tanto caro a lui e a Morrione e che entrambi hanno incarnato in modo autentico.
Detto della sorte delle sue eredità professionali più importanti, ci resta la curiosità di sapere che cosa avrebbe detto e scritto il nostro direttore delle polemiche scatenatesi, non senza profili di ragione in alcuni casi ma assolutamente fuori luogo in altri, contro il mondo dell’antimafia istituzionale, ma anche sociale nell’ultimo periodo storico.
Di sicuro avrebbe resistito alla tentazione, difficilmente tenuta a freno da altri colleghi, animati da chissà quale spirito di rivalsa o interesse, di buttare il bambino con l’acqua sporca.
Certamente non avrebbe esitato a censurare colpe e responsabilità di singoli o istituzioni, tanto del settore pubblico quanto del privato sociale, ma allo stesso tempo avrebbe difeso con forza i risultati positivi ottenuti negli ultimi decenni da un vasto movimento antimafia, di cui Libera è forza sicuramente trainante ma certo non esauriente.
Insomma, avrebbe fatto valere la forza dei ragionamenti contro la voglia di distruggere, all’insegna di uno slogan già consunto ancor prima dell’uso qual è “la mafia dell’antimafia”.
Manca la voce di Santo Della Volpe. E dobbiamo cercare di fare tutti qualcosa in più perché valori e comportamenti di un uomo così possano continuare a farsi strada nel giornalismo italiano.
Lo dobbiamo a lui, lo dobbiamo a tutti noi, per dare un senso anche alle divergenze che abbiamo avuto e che poi, nel cammino fatto insieme, si erano sciolte in una condivisione autentica sulla direzione di marcia in cui far muovere Libera Informazione.

 

 

 

 

 

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