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Il fuoco contro le confische

Rino Giacalone il . Sicilia

Accade a Paceco. Incendiati i campi di grano sottratti all’imprenditore Vito Marino, ricercato per triplice omicidio e indagato per maxi truffa

2. IMG_2691Stavolta la mafia ha scelto il fuoco per mostrare tutta la sua crudele avversità contro i sequestri e le confische dei beni. È successo negli ultimi giorni a Paceco, un centro agricolo poco distante da Trapani.
Fuoco sui terreni sequestrati all’imprenditore Vito Marino.
Ma fuoco è stato appiccato anche sul terreno dell’agricoltore che ha accettato di collaborare con l’amministrazione giudiziaria che gestisce questi terreni.
Segnale preciso, intimidazione vera e propria e avvertimento minaccioso rivolto a chi lavora con le amministrazioni giudiziarie.
L’incendio, doloso, si è ripetuto in più giorni, per ben quattro volte, tutti roghi in pieno giorno, con le micce alimentate da liquido infiammabile che sono state poste ogni volta nella parte interna dei terreni e questo fino a quando non è andata quasi completamente distrutta la coltivazione di grano che era parecchio cresciuta, matura per la raccolta.
In cenere sono andati oltre 20 ettari di terreno ed è stata distrutta una produzione di grano per circa 40 quintali. Da raccogliere ne sono rimasti forse meno di 7 quintali e qualche giorno fa c’è stata la mietitura: ad acquistare il grano sarà Libera Terra. Anche perché in zona i possibili acquirenti contattati dagli amministratori giudiziari hanno dato forfait, altro segnale di come le intimidazioni sono state condotte quasi porta a porta, nessuno però ha denunciato possibili avvertimenti.
La mietitura è avvenuta contemporaneamente ad una manifestazione di solidarietà indetta dall’associazione Libera, alla quale hanno aderito, a cominciare dal prefetto di Trapani, Leopoldo Falco, e dai giudici del Tribunale delle misure di prevenzione di Trapani, numerose associazioni, le cooperative Pio La Torre, Libera Terra, Placido Rizzotto, il Consorzio Libera Terra Mediterraneo e la Calcestruzzi Ericina Libera. Cooperativa Sociale Onlus.
Le indagini, coordinate dalla Procura di Trapani, sono condotte dai carabinieri. Vito Marino è un ergastolano, è riuscito a sfuggire all’arresto ed è latitante per un triplice omicidio compiuto a Brescia nell’agosto 2006, quando fu sgozzata una intera famiglia, quella del faccendiere Angelo Cottarelli: ad essere uccisi con lui, nella loro casa, furono anche sua moglie Marzenne e il figlio Luca di 17 anni.
Vito Marino, figlio di un boss mafioso ucciso da Matteo Messina Denaro nel 1986, è indagato dalla Procura di Trapani per una maxi truffa da 50 milioni di euro ai danni di Stato, Regione e Ue. Con una holding di imprese ha ottenuto nel tempo una serie di finanziamenti tutti però inghiottiti senza lasciar nulla di realizzato.
La strage della famiglia Cottarelli per i giudici della Corte di Assise di Appello è avvenuta nell’ambito di un contrasto tra Marino e Angelo Cottarelli, che a Marino garantiva l’emissione di false fatture. Marino, attribuendo a Cottarelli la responsabilità di avere trattenuto per se all’incirca 1 milione di euro, decise di andare ad ucciderlo, ammazzando – perché scomodi testimoni – anche la moglie e il figlio.
Assieme a Vito Marino è stato condannato all’ergastolo anche suo cugino Salvatore, che partecipò alla missione di morte.
I due cugini Marino sono ricercati da meno di un mese, da quando la procura generale di Milano ha spiccato l’ordine di cattura, intanto qualcuno per conto loro si è dato da fare per compiere la vendetta utilizzando il fuoco.

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