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Per le migrazioni servono dialogo e accoglienza, non muri e respingimenti

Piero Innocenti il . Internazionale

E’ bene non farsi troppe illusioni sulla possibilità reale di bloccare o arginare con sistemi di polizia o sbarramenti di vario genere i flussi migratori provenienti dai paesi africani che trovano nella Libia il paese da dove far partire centinaia di barconi.

Le stime fatte sulla scorta di informazioni di agenti europei presenti nell’area continuano ad essere drammatiche. Si parla, infatti, di diverse centinaia di migliaia di profughi. I viaggi della disperazione, già numerosi in questi primi cinque mesi del 2016 (321 eventi, per un totale di poco più di 46mila migranti soccorsi/sbarcati sulle nostre coste al 28 maggio u.s.), con la bella stagione riprenderanno (stanno riprendendo) in modo sempre più consistente (alla stessa data, nel 2015, erano stati 41.485 gli stranieri soccorsi in mare).

Migrazioni che diventeranno sempre più imponenti e ingovernabili se non si adotteranno iniziative forti a livello internazionale (mondiale) come è stato ancora sottolineato nella recentissima riunione dei leader del G7 a Ise Shima (Giappone).

Difficile, come si è visto, che l’UE trovi adeguate soluzioni. Anche quella in atto, l’operazione navale europea, a guida italiana, di Eunavfor Med, nel Mediterraneo, passata alla c.d. terza fase in questi ultimi giorni con interventi mirati, innanzi alle coste libiche, per neutralizzare i barconi degli “scafisti” ( 221 quelli arrestati nel 2016, in prevalenza egiziani, gambiani e senegalesi, dopo le indagini, a terra della polizia), non risolverà il problema.

Mettere un “tappo” navale innanzi alle coste libiche indurrebbe i contrabbandieri di persone a spostarsi verso altre rotte marine, per esempio, dalla Tunisia, dalla Turchia, dall’Egitto. Proprio da quest’ultimo paese, in questo scorcio di anno, sono già partiti 4.763 migranti ( furono 11.114 in tutto il 2015 e 15.283 l’anno prima). E se si pensasse di fare altrettanto innanzi alle coste di quei paesi, aumenterebbero gli esodi a bordo di autocarri che si imbarcano nei porti greci e nei container delle navi.

“Le misure di polizia non arrestano bensì deviano dai nostri ad altri porti le masse migratorie, rendendo così più doloroso e dispendioso l’esodo dei nostri connazionali. Gli ostacoli artificiali non trattengono le correnti ma le fanno rigurgitare, aumentandone e rendendone più rovinoso l’impeto”. Questa la verità che annotava, nel lontano 1888, il beato Giovanni Battista Scalabrini, vescovo di Piacenza dal 1876 al 1905 e considerato,a ragione, il “padre dei migranti”, facendo alcune osservazioni al disegno di legge sull’immigrazione italiana che in quei tempi fu particolarmente forte e drammatica con centinaia di nostri connazionali morti nei viaggi della speranza.

E di  morti ce ne sono state davvero troppe.

Solo dal primo gennaio 2014 alla data odierna ( sono esclusi i due naufragi degli ultimissimi giorni innanzi alle coste libiche dove pure sono stati salvate molte persone grazie all’intervento delle navi della nostra marina Militare), sono stati ben 500 i cadaveri recuperati in mare ai quali vanno aggiunti 8.683 migranti “dispersi” (dati forniti dall’UNCHR, aggiornati al 16 maggio 2016).

Una vera strage!

E’ anche la conseguenza di una politica di contrasto ai flussi migratori irregolari attuata con leggi repressive e con ridicoli e vergognosi muri innalzati ai confini di alcuni paesi che non hanno fatto altro che determinare lo spostamento verso itinerari alternativi facendo lievitare i profitti dei commercianti di persone.

E’ quello che nel linguaggio tecnico viene indicato come “desplacement effect” dei flussi migratori ( effetto spostamento forzoso). Riesce difficile comprendere perché i Governi si ostinino nell’illusorio progetto di poter riuscire a tamponare le coste africane o le frontiere orientali piene di gente che fugge da guerre, persecuzioni, dalla fame.

Continuo a sostenere che se il nostro Governo avesse istituito un (vero) Ministero dell’ Immigrazione ( non uno “senza portafoglio”  come fu quello della Kyenge, nel 2013, con il governo Letta), concentrandovi alcune direzioni centrali dell’Interno e degli Esteri, con politici lungimiranti e seri ( ci sono ancora) e tecnici di alto profilo, si sarebbe potuto voltare pagina prima di quel brutto periodo di una politica sul’immigrazione, a volte disumana ( i respingimenti in mare di “maroniana” memoria) basata sulla repressione degli “irregolari”, sui rimpatri ( da accelerare secondo le più recenti “esortazioni” dell’UE), sulla detenzione nei Cie, sulla clandestinità da sanzionare penalmente (ancora è in vigore l’inutile reato contravvenzionale di “ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato), su accordi inconsistenti scritti sulla “sabbia” con alcuni paesi africani.

Cosa accadrà quando nel 2050, secondo proiezioni demografiche, sul nostro pianeta saremo oltre 8miliardi di persone e aumenterà il divario, già oggi insopportabile, tra paesi ricchi e quelli poveri?

 

Migrazioni in UE, poche luci e molte ombre

 

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