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Una breve storiella, un po’ brutta e un po’ bella

Fausto Longhi il . Lombardia

C’era una volta in un paese delle valli orobiche una famiglia di commercianti molto conosciuta da tutti gli abitanti, che andavano ogni giorno a comprare un po’ di riso o un pezzo di formaggio. Erano i tempi della guerra e di soldi ce n’erano davvero pochi.

Questi commercianti avevano un negozio nella via principale del paese e spesso facevano credito a chi non riusciva a pagare la spesa.

Nel piccolo villaggio si conoscevano tutti e si sapeva chi era in difficoltà a dare da mangiare ai numerosi figli. Passata la guerra, la gente del posto, appena poteva, sistemava il debito contratto in tempo di carestia.

Poi arrivò un periodo di relativo benessere: la gente lavorava molte ore e si poteva permettere qualche acquisto in più. L’attività commerciale andava bene, con tanto sacrificio ma anche tanta soddisfazione.

In poco tempo quei commercianti divennero una delle famiglie più ricche del paese, ma non trascurarono mai di dare un aiuto anche alla comunità. Alla chiesa donarono una delle nuove campane, che ancora oggi suonano sul campanile; al comune diedero un terreno, sul quale c’è un parco pubblico con i giochi per i bambini.

Nel frattempo i commercianti avevano comprato alcune abitazioni, che decisero di affittare ad alcune associazioni e cooperative sociali, che promuovevano il commercio equo e solidale, che ospitavano persone in difficoltà, che volevano eliminare le barriere architettoniche, che gestivano centri di aggregazione per i giovani.

Ricordando che uno della famiglia, subito dopo la guerra, emigrò in terra argentina, i commercianti arrivarono persino ad affittare una casa ad alcuni cittadini stranieri, dalla pelle scura, che non riuscivano a trovare un alloggio.

Tutto sembrava andare per il meglio. Ma un brutto giorno nella casa comune al centro del villaggio furono elette alcune persone che non erano contente di questa situazione. Al posto del parco giochi volevano costruire case. I commercianti si opposero, dicendo che quel prato l’avevano dato alla comunità per realizzare un parco e non per costruire palazzi.

Passò un po’ di tempo e quelli del comune iniziarono a dire che in paese c’erano già troppi poveri e che non si poteva aiutare anche quelli che venivano da lontano.

Di recente sono arrivati otto stranieri in questo paese di ottomila anime. Dal comune hanno subito precisato che sono troppi, una vera invasione. Qualcuno ha aggiunto che abbiamo il diritto di essere padroni a casa nostra.

I commercianti pensarono: se abbiamo il diritto di essere padroni a casa nostra, possiamo affittare l’alloggio a chi vogliamo.

Ma quelli che stanno in comune si infuriarono: stamparono un foglio per chiedere a tutti i cittadini e a tutte le associazioni del paese di collaborare per non accogliere gli immigrati nelle case.

I loro amici organizzarono persino un banchetto di protesta di fronte alla casa dei nuovi arrivati, per cercare di mandarli via.

Quel pomeriggio in cui fu messo il banchetto con i cartelli contro gli immigrati, dal cielo si scatenò una forte grandinata, che costrinse tutti i manifestanti a correre ai ripari.

A volte anche d’alto arriva un po’ di giustizia.

Nel frattempo molti abitanti del paese stanno sostenendo la famiglia dei commercianti, qualcuno ricordando l’aiuto ricevuto durante la guerra, altri per spirito di fratellanza e di ospitalità verso lo straniero, come pare sia scritto in certi libri antichi, di cui ci si ricorda troppo poco.

Non sappiamo come la vicenda andrà avanti, ma sembra davvero una storiella, un po’ brutta e un po’ bella. Il finale dipende da ciascuno dei cittadini del villaggio. Speriamo che, come in tutte le favole del mondo, si arrivi al sospirato epilogo, laddove tutti vissero felici e contenti…

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